Fidelizzare il visitatore si può evocando emozioni

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Qualcosa si muove in città. Dopo alcune mostre che con l’archeologia non avevano molto in
comune, ma che, legate ad eventi particolari, hanno prodotto un incremento di visite a tutta la
struttura, il Museo Archeologico ha aperto i suoi ambienti anche alla musica: il concerto di
canzoni napoletane di fine 800 tenuto dal Coro Polifonico dell’Augustissima Arciconfraternita
dei Pellegrini è stato un successo da ogni punto di vista. Musiche d’impareggiabile bellezza,
esecuzioni appassionate, una cornice senza uguali: cocktail perfetto, ma soprattutto storia
(dell’arte musicale e scultorea) raccontata suscitando emozioni. La perfetta integrazione tra
opera, pubblico e musica è servita a creare un evento gioioso, d’indiscutibile qualità, che ha
generato un biunivoco vantaggio che ha fatto bene a tutti. I visitatori del museo attirati da
musica e canto, hanno momentaneamente interrotto il loro giro e sono rimasti ad ascoltare,
anche in piedi, aumentando la platea di pubblico per i musicisti. Le melodie più emozionanti
della storia della musica napoletana hanno aiutato I visitatori a perdersi nell’ammirazione
delle opere d’arte e incuriosito il pubblico del concerto che, a spettacolo concluso, si è
dedicato ad osservare quelle straordinarie quinte che nessun capolavoro teatrale potrà mai
avere. Imparata l’arte non mettiamola da parte come vorrebbe il vecchio adagio, ma
sfruttiamola pure, non è peccato. Un concerto in un museo è una perfetta prova
d’interpretazione ma è un evento. L’esercizio quotidiano della gestione potrebbe però
introdurre l’uso della musica, discretamente diffusa, per accompagnare la visita del turista.
Con un guizzo d’acume si potrebbe anche immaginare una selezione musicale adatta ad ogni
sala d’esposizione, per tipologia, epoca, nazionalità. Un criterio si trova. Accompagnare la
musica con qualche cambiamento d’illuminazione, le luci creano atmosfera, potrebbe
contribuire alla creazione del pathos. Costi? Qualche musica scaricata magari da Internet,
l’intervento di un bravo elettricista. Benefici? Visitatori fatti uscire con la forza dalle sale
perché troppo emozionati dall’ambientazione non sono ipotizzabili neanche nelle stralunate
storie di Walt Disney, ma un trasporto emotivo verso le opere, la curiosità, l’aumento dei
tempi di visita sono garantiti e l’effetto concerto di qualche sera fa ne è la prova provata.
Musica e luci, poca spesa, molta la resa. Voilà! Non è un coniglio che esce dal cilindro ma la
semplice applicazione di qualche principio d’interpretazione. La decisione di scuderia, di
aprire I musei non solo a spettacoli ma anche a feste e piccole manifestazioni è sicuramente
un gran passo verso la messa a reddito delle strutture. Probabilmente dopo che tutto il mondo
radical chic, in grado di potersi permettere una festa speciale in un luogo speciale, avrà
soddisfatto la propria esigenza di dare un tono culturalmente avanzato alle proprie giornate
memorabili bisognerà inventarsi qualche altra cosa. Gli eventi, però sono eventi. Gli introiti da
essi ricavabili sono certamente un ottima iniezione per casse in Italia costituzionalmente
vuote, ma è l’esercizio quotidiano che deve rendere economicamente. Per un bene culturale la
via è una: un pubblico pagante, che sia soddisfatto e desideroso di trattenersi al cospetto del
bene oltre una certa soglia temporale. E’ a quel punto che scatta il desiderio di acquistare un
ricordo del luogo, della visita, dell’opera d’arte. Il CD delle musiche ascoltate durante la visita
fidelizzerà il visitatore che, evocando momenti piacevoli, desidererà provarli di nuovo e
tornerà, magari con amici e persone che ripeteranno la stessa trafila emozionale. Prendiamo
appunti: il concerto al museo è stato proprio una figata.