Festival del Management, come battere la criminalità che assume sembianze imprenditoriali

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in foto Roberto Vona

La “mutazione genetica” delle organizzazioni criminali si combatte, anche, con il management: al Festival del Management, promosso da Sima e ospitato all’Università Bocconi, è stato affrontato il tema della gestione delle aziende sequestrate e confiscate.  E si è parlato anche di management come strumento di contrasto alle mafie e di gestione delle aziende sequestrate nonché poste in amministrazione giudiziaria.

Nell’incontro ricco di spunti dal titolo “Management delle aziende confiscate e sequestrate”, coordinato da Roberto Vona, ideatore e coordinatore scientifico del festival del management, e Marcella Vulcano, Alessandra Dolci (Procuratore Aggiunto, Tribunale di Milano, Coordinatrice, Dda Milano) ha definito “mutazione genetica” l’evoluzione mostrata oggi dalla criminalità organizzata che vede accentuata la vocazione imprenditoriale della stessa. “Condannati a 416 bis – spiega Dolci – diventano titolari di attività imprenditoriali attraverso prestanomi e se gli atti di violenza sono residuali è più difficile individuare la fattispecie mafiosa nelle imprese. L’impresa mafiosa è assimilata alle condotte tipiche della criminalità economica. Si vengono a creare cartelli mafiosi che gestiscono gli appalti di multinazionali creando di fatto un monopolio che diventa spartizione mafiosa di un territorio a danno dell’erario e della comunità”.

Ivano Gabrielli (Direttore, Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, Polizia di Stato) ha aggiunto che: “la criminalità si avvale sempre di più della dimensione digitale per l’empowerment della propria attività. Nel cyber crime già in alcune indagini ci troviamo di fronte a soggetti che creano organizzazioni transnazionali grazie a know how cibernetico per il riciclaggio in ampia scala. Accanto a questi casi la criminalità usa strumenti che garantiscano comunicazioni sicure attraverso piattaforme criptate e forme evolute di riciclaggio attraverso le criptovalute”.

Sul tema specifico della gestione delle aziende sequestrate Luciano Modica (Amministratore Giudiziario) ha raccontato il caso della Geotrans, azienda di logistica che dopo essere stata confiscata era stata completamente isolata dai suoi interlocutori storici: “Vedeva i suoi originari clienti non più disponibili ad acquistare i suoi servizi – racconta Modica – e i fornitori aumentare improvvisamente i prezzi. L’azienda poteva stare sul mercato solo rivolgendosi ad altri clienti partendo da zero e creando una rete di stakeholders completamente nuova con soggetti interessati a interloquire con un’azienda che non presentava le problematiche tipiche delle aziende di logistica e trasporti che tendono a essere molto infiltrate”. Tra gli istituti più attivi in questo ambito c’è l’Agenzia Nazionale per la Destinazione l’Amministrazione di Beni Sequestrati e Confiscati, Fernando Verdolotti (Generale di B. Guardia di Finanza, DG Aziende Sequestrate e Confiscate, Anbsc) ha spiegato che “l’agenzia è nata nel 2010 e doveva occuparsi di beni confiscati in un’ampia accezione che comprendeva beni mobili, beni immobili, beni finanziari e aziende confiscate. Nel 2020 nasce la divisione dedicata alle aziende confiscate: era necessaria una specializzazione perché occuparsi di un’azienda è più complicato che occuparsi di beni immobili. Uno degli strumenti fondamentali sono i tavoli provinciali permanenti sulle aziende confiscate presso le prefetture: per ora sono una decina e svolgono attività di tutoraggio e supporto agli amministratori”.

In questo scenario in cui la criminalità diventa sempre di più un attore economico, Antonio Balsamo (Sostituto Procuratore Generale, Corte di Cassazione) spiega: “assistiamo a un mutamento di pelle, a una camorrizzazione della mafia. La criminalità si comporta come normale operatore economico, fornitore di servizi, stato nello stato, ecco perché c’è bisogno di un ammodernamento negli strumenti di contrasto alla mafia e per questo motivo anche l’Europa sta recependo il nostro modello normativo in cui si prevedono molteplici provvedimenti tra cui forme di vigilanza e di pianificazione e pre-sequestro per evitare un deprezzamento dei beni”.

Proprio su questo tema, Lucia Spagnuolo Vigorita (Magistrato, Sezione Autonoma Misure di Prevenzione, Tribunale di Milano) ha sottolineato l’importanza di avere misure di intensità diversa a seconda dei casi: “L’amministrazione giudiziaria è una misura di estrema delicatezza perché può colpire anche in aziende che operano in modo legale che non sono infiltrate dalla mafia. È importante poter entrare in punta dei piedi in queste aziende con misure miti con affiancamenti che rispondono ad un’esigenza di continuità aziendale che non sarebbe possibile con il sequestro vero e proprio. Dando prescrizioni all’azienda che non siano troppo stringenti ma conducano a operare nella legalità perché il nostro interesse non è portare l’azienda al fallimento ma portarla ad operare nella legalità. Operare nella legalità può essere un costo nell’immediato ma nel lungo termine paga più dei rischi di operare nell’illegalità“.