È noto che il Ferragosto, come periodo di riposo per la gente dei campi, venisse rispettato già dal periodo della Roma Imperiale. Fu Augusto, fondatore di quell’impero, a regolamentarle e da allora, pressoché all’ iniziò dell’era cristiana, furono definite così. In effetti la logica che sosteneva quel ragionamento calzava perfettamente con le necessità della gente dell’ epoca: con luglio buona parte dei lavori in campagna erano stati terminati, quindi la gente poteva prendere fiato prima di riprendere i quotidiani affanni, iniziando i lavori di quella successiva. Sarà un caso ma ancora oggi, quando gli agricoltori devono fare dei lavori non urgenti, li programmano per quel tempo meno impegnativo, agosto. Ancora oggi quel mese è considerato il termine di chiusura, quello che, per convenzione, comprende il ciclo vitale dei prodotti più importanti per la zona di riferimento. Approfondendo l’analisi, si ha conferma che ancora oggi è l’agricoltura che scandisce i ritmi del vivere umano. Nel dopoguerra, procedendo la ricostruzione a grandi passi verso il cosiddetto “boom” e, insieme a esso, il miracolo economico, gli italiani e non diedero inizio all’ epopea del “tutti al mare”.All’inizio si trattò di domeniche mordi e fuggi, cioè quelle in cui i bagnanti’fai da te” arrivavano in riva al mare, possibilmente dove già esistevano embrioni di stabilimenti balneari, gli stessi che oggi sono definiti lidi.Li si accampavano, giusto per il tempo di bagnarsi e poi il ritorno a casa, perchè all’indomani c’era da lavorare. Gli sviluppi sono ancora oggi argomento di cronaca e, da molti anni, l’appuntamento con le ferie trascorse fuori casa è diventato imperdibile. Un tempo si parlava di ricorso allla decisione del bonus pater familias per le scelte più importanti da parte degli altri componenti della famiglia. Anche se irrecuperabile, il ricordo di quel piccolo mondo antico da ancora oggi segni di se. Sarà per rifiuto e null’altro o perchè esso lascia trasparire una certa nostalgia per i (bei) tempi andati ?