Fed e BoJ ferme, effetti contrari sui mercati: volano euro e yen

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Il punto. Euro sale sui massimi da circa una settimana contro dollaro a 1,1368. Al momento EUR/USD oscilla in area 1,1355. Al termine del meeting di due giorni del 26-27 aprile del Federal Open Market Committee (Fomc), la Federal Reserve ha lasciato i tassi d’interesse invariati allo 0,50% dopo il primo rialzo dal 2006 deciso in dicembre. La decisione era ampiamente prevista alla luce di recenti dati macroeconomici che hanno confermato il rallentamento della ripresa economica in USA.

Stamane il Ftse Mib segna -0,12%, il Ftse Italia All-Share -0,10%, il Ftse Italia Mid Cap -0,03%, il Ftse Italia Star -0,21%.
Mercati azionari europei in ribasso. DAX -0,6%, CAC 40 -0,7%, FTSE 100 -0,8%, IBEX 35 -1,4%.

Mercati obbligazionari eurozona in netto rialzo. Il rendimento del Bund decennale rispetto alla chiusura precedente scende di 6 bp allo 0,24%, quello del BTP scende di 1 bp all’1,50%. Lo spread sale di 5 bp a 12. Oggi alle 11,10 aste di BTP a 5 e 10 anni e CCTeu a 7 anni.
Future sugli indici azionari americani al momento in calo dello 0,3-0,5 per cento. Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 +0,16%, Nasdaq Composite -0,51%, Dow Jones Industrial +0,28%.

Tokyo in forte ribasso con il Nikkei 225 a -3,61%. Incerte le borse cinesi: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen al momento termina a -0,17%, mentre a Hong Kong l’indice Hang Seng al momento oscilla sulla parità. 

Borse asiatiche
Le tanto attese decisioni in arrivo dai meeting di Federal Reserve (Fed) e Bank of Japan (BoJ) hanno avuto effetti contrari sui mercati asiatici. Come ampiamente previsto il Federal Open Market Committee (Fomc, la commissione della Fed che si occupa di politiche monetarie) ha lasciato i tassi d’interesse invariati allo 0,50% dopo il primo rialzo dal 2006 deciso in dicembre, alla luce di recenti dati macroeconomici che hanno confermato il rallentamento della ripresa economica in Usa. E secondo gran parte degli osservatori non c’è nessuna fretta perché un rialzo arrivi nel breve periodo. Il risultato è stato un generalizzato apprezzamento dei listini dell’Asia, conl’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, in progresso di circa mezzo punto percentuale. 
Successivamente, però, la BoJ ha confermato i tassi d’interesse allo 0,10% in negativo introdotto a sorpresa a fine gennaio e il piano di espansione della base monetaria, portato a 80.000 miliardi di yen l’anno (648 miliardi di euro al cambio attuale) nell’ottobre del 2014. L’istituto si è limitato a introdurre aiuti per le aree del Paese maggiormente colpite dai terremoti nell’isola di Kyushu questo mese.

La reazione sui mercati valutari è stata brutale: lo yen, che in precedenza era in moderato declino nei confronti del dollaro, è rimbalzato ai massimi degli ultimi otto mesi, spingendo anche il won sudcoreano a un apprezzamento di circa lo 0,70% sulla valuta Usa. 
E per i mercati azionari nipponici è stato tracollo: il Nikkei 225 ha chiuso con un crollo del 3,61% (leggermente migliore la performance dell’indice più ampio Topix, deprezzatosi comunque del 3,16%). Tra i peggiori titoli dell’indice delle blue chip giapponesi Nomura, che ha perso oltre il 10% dopo che mercoledì aveva comunicato la prima perdita trimestrale in quattro anni (19,2 miliardi di yen, pari a 156 milioni di euro).

Sul fronte macroeconomico le indicazioni sono state complessivamente negative: se è vero che la produzione industriale è tornata a crescere in marzo, vendite retail e, soprattutto, spesa delle famiglie (5,3% il suo declino) sono calate significativamente e l’inflazione ha segnato una flessione dello 0,1% su base annua.

Una spinta ribassista che si è fatta sentire nel resto della regione erodendo gran parte degli iniziali guadagni. Seoul, la più legata alle performance di Tokyo, ha sentito il colpo e il Kospi ha segnato un comunque limitato (rispetto al tracollo del Nikkei) declino dello 0,72% al termine delle contrattazioni. E in vista della chiusura dei mercati, Shanghai e Shenzhen hanno accelerato le perdite: Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 sono in declino dello 0,80% e dello 0,60% rispettivamente.

Decisamente peggio fa lo Shenzhen Composite che con una perdita superiore all’1,50% è la seconda peggiore piazza dell’Asia. 
A Hong Kong, l’Hang Seng che aveva toccato un progresso superiore all’1% all’apertura degli scambi ha ridotto i suoi guadagni intorno allo 0,30% (performance leggermente peggiore ma comunque in positivo per l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China).

 

Borsa Usa
A New York i principali indici hanno chiuso la seduta contrastati. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,28%, l’S&P 500 lo 0,16% mentre il Nasdaq Composite ha perso lo 0,51% a causa dei forti cali di Apple e Twitter.

La Fed ha confermato, in linea con le attese, i tassi di interesse nell’intervallo 0,25-0,50% ed ha espresso ottimismo sulle prospettive dell’economia americana. La notizia ha permesso all’azionario Usa di recuperare terreno.

Nel mese di marzo la bilancia commerciale ha segnato un deficit pari a 56,90 miliardi di dollari, in calo rispetto al disavanzo di 62,86 mld del mese precedente e inferiore ai 62,50 miliardi attesi dagli economisti.

L’indice Pending Home Sales (vendite di case con contratti ancora in corso) ha evidenziato un incremento superiore alle attese nel mese di marzo, pari all’1,4% m/m, dopo il balzo avanti di febbraio pari al 3,4%. Gli addetti ai lavori avevano stimato una variazione positiva pari allo 0,5% mese su mese. L’indice è salito a 110,5 punti dai 109,0 di febbraio.

Sul fronte societario Apple -6,26%. Il colosso di Cupertino ha presentato risultati relativi al suo secondo trimestre segnati dal primo declino dei ricavi dal 2003 (in calo del 13% a 50,55 miliardi di dollari contro i 51,97 miliardi del consensus di Thomson Reuters).

In calo anche le vendite di iPhone a 51,2 milioni di unità (-16%). Nel trimestre, l’eps è calato da 2,33 a 1,90 dollari per azione, contro i 2 dollari del consensus di FactSet. Per l’attuale trimestre la società stima un ulteriore pesante declino dei ricavi, stimati a 41-43 miliardi di dollari, contro i 47,4 miliardi del consensus di FactSet. Apple ha parallelamente comunicato l’ampliamento del piano di restituzione di capitale agli investitori, portando dai 200 miliardi di dollari al marzo 2017 a 250 miliardi al marzo 2018 il programma di buyback in corso.

United Technologies +1,12%. Il gruppo industriale ha annunciato una trimestrale superiore alle attese. Nel primo trimestre l’utile è calato a 1,19 miliardi di dollari da 1,43 miliardi dello stesso periodo di un anno prima. I ricavi sono invece cresciuti a 13,4 miliardi da 13,3 miliardi mentre l’Eps adjusted si è attestato a 1,47 dollari. Gli analisti avevano previsto un Eps di 1,39 dollari su ricavi per 13,2 miliardi. Per l’esercizio in corso la società stima un utile per azione adjusted compreso tra 6,60 e 6,80 dollari su ricavi per 56-58 miliardi (consensus Eps 6,50 dollari, ricavi 57 miliardi). United Technologies ha comunicato l’intenzione di riacquistare azioni proprie per 3 miliardi di dollari nel 2016 ed ha stanziato 1-2 miliardi di dollari per acquisizioni.

Boeing +2,88%. Il colosso aerospaziale ha chiuso il primo trimestre con un utile per azione adjusted di 1,74 dollari, inferiore alle attese (consensus 1,84 dollari). I profitti sono diminuiti a 1,22 miliardi di dollari da 1,34 miliardi dello stesso periodo di un anno prima mentre i ricavi sono cresciuti a 22,63 miliardi da 22,15 miliardi. La società ha confermato le stime per l’esercizio in corso (Eps adjusted compreso tra 8,15 e 8,35 dollari su ricavi per 93-95 miliardi).

Twitter -16,28%. Il sito di microblogging ha comunicato risultati relativi al primo trimestre segnati da perdite ridotte da 162,4 milioni di dollari, pari a 25 centesimi per azione, a 79,7 milioni, e 12 centesimi. Su base rettificata l’azienda di San Francisco ha registrato un eps in crescita da 7 a 15 centesimi di dollaro, contro i 10 centesimi del consensus di Thomson Reuters. Nei tre mesi i ricavi sono cresciuti da 435,9 a 594,5 milioni di dollari, ma significativamente peggio rispetto ai 607,84 milioni attesi dagli analisti. A deludere, però, è stato soprattutto l’outlook: Twitter prevede infatti per l’attuale trimestre ricavi compresi tra 590 e 610 milioni di dollari, contro i 677,57 milioni del consensus.

DreamWorks +18,73%. Secondo il Wall Street Journal, Comcast starebbe studiando l’acquisto dello studio cinematografico.

 

Italia
Piazza Affari ha chiuso in moderato rialzo ieri, nell’attesa di conoscere le determinazioni della Fed in materia di tassi che – come si sa – sono stati lasciati invariati.

L’indice Ftse Mib ha guadagnato lo 0,43% a 18.750 punti. Le vendite hanno colpito i titoli del comparto bancario: Popolare dell’Emilia Romagna ha ceduto l’1,54% a 5,12 euro, Popolare di Milano lo 0,53% a 0,66 euro, Banco Popolare l’1,37% a 6,14 euro, Ubi Banca lo 0,05% a 3,76 euro, Unicredit il 2,12% a 3,418 euro. 
In controtendenza Intesa SanPaolo (+0,08% a 2,47 euro) dopo che il Ceo Carlo Messina ha confermato la politica dei dividendi. 
Male Telecom Italia (-2,60% a 0,843 euro) che ha deciso di spostare il Cda per l’approvazione dei conti del primo trimestre 2016 al 13 maggio rispetto al 5 maggio fissato in precedenza. Il presidente Giuseppe Recchi ha dichiarato che lo spostamento è dovuto al fatto che la compagnia sta approfondendo bene i conti alla luce della nomina del neo Ad Flavio Cattaneo, aggiungendo che nel Cda non si è parlato del dossier Metroweb come invece ipotizzato dalla stampa nazionale.
STM (+9,62% a 5,70 euro) è volata dopo i conti del primo trimestre e la guidance per il secondo trimestre. Quest’ultima è risultata migliore delle attese con il management che si aspetta un aumento delle vendite del 5,5% e un margine lordo del 34%. Nei primi tre mesi del 2016 il gruppo dei chip ha registrato una perdita netta di 41 milioni di dollari, in peggioramento rispetto al rosso di 22 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. 
FCA (+1,71% a 7,155 euro) è rimbalzata dopo la debole performance di ieri in scia ai conti che hanno mostrato margini e utili in decisa crescita: l’Ebit adjusted ha mostrato un balzo del 97% a 1,38 miliardi di euro trainato dal miglioramento dei margini in Nord America e nell’area Emea, il margine Ebit adjusted è quasi raddoppiato al 5,2% dal precedente 2,7%. A deludere è stato l’indebitamento che a fine marzo è salito a 6,59 miliardi.


I dati macro attesi oggi
Giovedì 28 aprile 2016

EU 11:00 EC Economic Sentiment

US 14:30 GDP

US 14:30 Jobless Claims