Turismo. In ginocchio, servono aiuti consistenti, ristoranti e alberghi alla rovina. L’allarme è profondo. E va oltre l’immediato rimedio di un compassionevole sussidio. Difficile allo stato immaginare quanti, davvero, riusciranno a riaprire i battenti dopo mesi di inattività gravati dal pagamento di stipendi, fitti ed oneri vari. C’è chi chiede piani straordinari e chi questi piani li promette, li annuncia e poi tace.
Cultura. Settore che appare disperso e senza notizie nel mare tempestoso di decreti, decisioni e comunicati. Statali e regionali. E se il turismo è in ginocchio, il settore della cultura è praticamente knockout. Lungo, steso al suolo e senza sussulti. Non si odono voci o lamenti, proteste e proposta. Sembra morto. Strano. La regione piena di saggi che predicano nel turismo e nella cultura, la chiave di una rinascita economica talmente enorme da trasformare i campani in un popolo di nababbi, tace nel momento più grave che i due settori abbiano mai incontrato. Anche tanti anni fa, quando il turismo degli stranieri era limitato alle località marine o termali, e si faticava a trovare alberghi che potessero ospitare famiglie o gruppi turistici a prezzi accettabili per economie familiari di tipo medio, c’erano i campani che con moderazione visitavano qualche museo, portavano figli agli scavi per risolvere una giornata di festa. Oggi no, oggi italiani, stranieri, campani o marziani per le strade non c’è nessuno , gli alberghi sono chiusi come anche i musei, i siti, le mostre e i ristoranti. Torna a Surriento diceva un antica canzone, ma potremo sgolarci fino all’afonia: senza un’attenta programmazione al nostro richiamo non risponderà nessuno ( altro testo di antica canzonetta). Qualche esempio interessante come idea, ma purtroppo non particolarmente riuscito nella pratica nel campo dei musei c’è stato. Purtroppo la strepitosa introduzione del direttore del Museo Egizio di Torino ai successivi video di spiegazione di alcune delle più importanti opere raccolte nel Museo, non ha trovato adeguato seguito. Le visualizzazioni su YouTube parlano chiaro. L’introduzione però, accattivante, attualizzata con esempi molto coinvolgenti, era perfetta e avrebbe dovuto essere l’esempio per qualsiasi altra struttura museale. Invece. Purtroppo senza le tecniche dell’interpretazione le decantate visite virtuali ai musei che pur sarebbero state un ottimo invito ad italiani e stranieri per future visite reali, si sono rivelate di poco più interessanti di una guida turistica. Eppure. Tutte le mostre, compresa quella su Raffaello che hanno aperto e immediatamente richiuso a causa del devastante virus, potevano essere appetitosamente illustrate e svelate parzialmente ad arte proprio grazie all’aiuto della tecnologia. Ora che con la fase 2 si programmano le riaperture sono proprio musei e mostre i primi a dover essere aperti. Dalle prime ore del mattino fino alla mezzanotte con visite di 15 persone per volta e su prenotazione per spalmare sul tempo di apertura il maggior numero possibile di visitatori. Protocollo di sicurezza rigido con l’uso delle protezioni a schermo per il viso, fornite dalla struttura, che ogni visitatore prenderebbe all’ingresso e restituirebbe all’uscita dove il dispositivo potrebbe essere subito sanificato e rimesso a disposizione. Si tratta del collaudatissimo sistema della casalinga perfetta: uno in uso, uno in lavatrice, uno nel cassetto. 15 x 3 = 45 schermi, da 10 euro l’uno su Alibaba, per consentire la fruizione del museo. Non è una cosa complicata ma la gestione non si inventa e neanche la progettazione.