“Facimmec ‘a croce”, percorsi alla riscoperta degli altarini di Napoli

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Facimmec ‘a croce” è l’invito dell’uomo di fede a compiere il gesto cristiano davanti ai luoghi di culto. Come i tabernacoli, sparsi a centinaia tra i vicoli della Napoli greco-romana e divenuti nel tempo parte integrante dell’architettura e del contesto urbano, ricoprono le facciate delle case e delle chiese e custodiscono gelosamente un’immagine sacra a cui rivolgersi per avere aiuto e protezione o per ringraziare ex voto. 

Espressione ora di una religiosità privata, individuale che sancisce un rapporto quasi familiare, confidenziale tra l’uomo e il santo; ora come racconta Matilde Serao nel Ventre di Napoli frutto dell’ignoranza che lega alle credenze e alla superstizione il popolo napoletano; ora simbolo profano, quando a sostituire le immagini sacre di santi e di Madonne sono cantanti o calciatori venerati come dèi nei quartieri di una città, Napoli, che sola può conciliare e far convivere armonicamente gli opposti. Gli altari che con i loro ceri e lumini, accesi regolarmente dai devoti, dai tempi della Napoli borbonica hanno illuminato e illuminano le vie e la storia della città che in esse vi scorre.
Ed è proprio alla riscoperta di questi luoghi di culto, oggi invisibili allo sguardo indifferente dei passanti, che l’Associazione Culturale “NarteA” dedica la visita guidata dal titolo “Facimmec ‘ a croce”, in programma domenica 28 febbraio. Una lunga passeggiata che, dalle ore 11.00, da piazza Dante attraversando il Sedile di Porto, culminerà tra i vicoli di Santa Chiara. A svelare la genesi e la storia delle edicole votive la guida Matteo Borriello affiancato dagli attori Sergio Del Prete e Valeria Frallicciardi che si esibiranno, interpreteranno volti noti della tradizione napoletana, in una perfomance teatrale ideata per l’occasione da Febo Quercia.