Export: le aziende italiane continuano a guardare al mercato USA

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Con il +50% anno su anno per l’export registrato nel 2021 (fonte: Istat), l’Italia consolida il suo ruolo di primo piano in qualità di partner commerciale degli Stati Uniti, al terzo posto nella classifica dei destinatari dell’export del Bel Paese.
Un dato che ancora una volta sembra confermare l’interesse del mercato USA nei confronti del BBFil cosiddetto bello e ben fatto italiano– e che spinge l’industria tricolore a rivolgere il suo interesse verso questa importante direttrice di crescita.
Del resto, le potenzialità dei prodotti italiani negli States sono piuttosto elevate: si stima infatti che ad oggi il Made in Italy esporti oltreoceano molto meno di quanto ancora potrebbe, lasciando sul piatto una grossa fetta di possibilità tutte da cogliere; opportunità che potrebbero avere un nuovo impulso sia dal potenziamento dei canali attuali sia dall’emersione di una domanda ancora latente, soprattutto alla luce del potere di acquisto di quello che da sempre è considerato un bacino strategico per i prodotti italiani.

Stati Uniti: dall’export i benefici per le PMI
Le aziende tricolore trovano negli Stati Uniti un mercato da sempre fortemente attratto dall’Italian way of life che oggi appare particolarmente favorevole a un import diversificato: difatti, le direttive commerciali verso gli U.S.A non si concentrano più soltanto su quei beni che rientrano nei settori delle tre F, fashion, food, furniture, per i quali da sempre il Made in Italy è sinonimo di eccellenza in tutto il mondo, ma anche sulle singole commesse relative al comparto della cantieristica.
A sorprendere, in questo senso, sono i dati relativi ai settori trainanti, che evidenziano come a totalizzare la quota maggiore di export verso gli States è soprattutto la meccanica strumentale, che da sola rappresenta il 25% delle vendite totali. Seguono il comparto della chimica e quello dell’automotive, che registrano singolarmente performance sensibilmente superiori rispetto a quella del food & beverage.
Questa domanda, nel totale, rappresenta un valore aggiunto per le aziende italiane di qualunque dimensione o settore, che oggi possono esportare la loro eccellenza oltreconfine, minimizzando efficacemente i rischi.
Le PMI attualmente hanno infatti la possibilità di presidiare nuovi mercati, anche esteri, tutelandosi dai mancati pagamenti attraverso polizze ad hoc: una scelta strategicamente interessante, soprattutto se si considera quanto costa l’assicurazione del credito commerciale e quali benefici può apportare alla solidità del business.

Da parte loro, gli USA si aprono all’Italia con una domanda tanto eterogenea quanto diversi sono i singoli Stati. Tra le destinazioni che accolgono il maggior numero di beni Made in Italy ci sono il Michigan, per la presenza del Gruppo Stellantis, il Texas, in prima linea per la compravendita di materiali per il settore dell’oil & gas, e la California e New York, il cui import Made in Italy, oltre a essere influenzato dalla massiccia presenza di comunità italo-americane, beneficia delle esportazioni di oggetti d’arte e beni di lusso.
PMI ed export USA: le nuove opportunità del friendshoring
Naturalmente, le PMI guardano agli USA anche in prospettiva, attratte dalla possibilità di poter beneficiare del cosiddetto friendshoring: una sorta di strategia preferenziale per il commercio libero, che potrebbe essere messa in atto oltreoceano per favorire la nascita esclusiva di partnership con paesi amici.
Oggi si stima che il friendshoring potrebbe offrire un ulteriore boost alla domanda di prodotti italiani da parte dei mercati USA, riscrivendo completamente i volumi dell’export Made in Italy e la geografia commerciale globale.
Tutto questo offre innumerevoli possibilità, aprendo uno spiraglio estremamente importante per tutte quelle piccole e medie imprese intenzionate a cercare, nella strada dell’internazionalizzazione, uno sbocco favorevole alla collocazione di servizi e prodotti BBF.
Ma il mercato statunitense si rivela cruciale anche per quella che potrebbe essere una rielaborazione strategica dell’export finalizzata a individuare nuove opportunità commerciali per colmare le carenze dei canali limitati o preclusi a causa del conflitto russo-ucraino.