Export, 20 mila nuovi esportatori entro il 2015 Monti (Ice): Almeno cinquemila al Sud

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Un’opportunità gigantesca per l’Italia: abbiamo un obiettivo chiaro, vogliamo ventimila nuovi esportatori entro la fine dell’anno prossimo e almeno un quarto, quindi cinquemila, immaginiamo che possano Un’opportunità gigantesca per l’Italia: abbiamo un obiettivo chiaro, vogliamo ventimila nuovi esportatori entro la fine dell’anno prossimo e almeno un quarto, quindi cinquemila, immaginiamo che possano venire dal sud”. Così Riccardo Monti, presidente di Ice, apre il 7° appuntamento del roadshow “Italia per le Imprese: con le Pmi verso i mercati esteri”, organizzato da Ice, l’agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione dell imprese italiane. La tappa napoletana la settima del meeting itinerante, riprende al Palacongressi della Mostra d’Oltremare la mission volta a incentivare l’export italiano davanti a più di 500 imprenditori. Gli obiettivi sono ambiziosi, “favorire cinquanta miliardi di export aggiuntivo entro la fine del 2016”. Per farlo bisogna attivare una macchina complessa. “La domanda c’è, il mondo ha fame e voglia di made in Italy. Ci sono tante aziende che hanno buoni prodotti e un buon know-how ma – prosegue Monti – non sono ancora attrezzate per esportare e crescere all’estero. Il nostro obiettivo è insegnare loro che si può fare e dare loro gli strumenti per cominciare a farlo”. Il presidente di Ice ha evidenziato una serie di strumenti che stanno per essere attivati a sostegno delle Pmi: “Il progetto Export Sud è stato pensato appositamente per investimenti del Mezzogiorno, o ancora il progetto Made in Italy, per quanto riguarda il settore tessile (130 milioni in ballo, per ora solo annunciati) e poi l’istituzione del temporary export manager, per dare a gruppi di cinque-sei aziende un manager in condivisione, in modo che ognuna di loro, che singolarmente non potrebbe permettersi un professionista esperto, possa pagare una piccola quota e avere una figura esperta per interloquire sui mercati internazionali. Insomma – prosegue Monti – ci sono dei progetti mirati, e non dimentichiamo anche i fondi europei”. La speranza è quella di riuscire finalmente a rompere lo stato d’inerzia e di costituire un vero e proprio volano per l’occupazione. Gli ultimi trend dell’export sono positivi, ad esempio da gennaio a giugno si è registrato il + 11% negli scambi con l’Inghilterra, ed in generale c’è la concreta possibilità raggiungere una crescita delle esportazioni del +5 o del +6% all’anno. La Campania sta seguendo la strada giusta, visti i numeri record fatti segnare nel 2013, ma c’è ancora molto da fare: “La Campania, in potenza, è il polmone dell’export italiano. Qui ci sono eccellenze in molti settori (ad esempio farmaceutica, aeronautica, automotive, moda e food) e c’è una grande voglia di ripartire. Dopo i 10 miliardi di fatturato relativi all’export del 2013, quest’anno la Campania può far registrare un nuovo record. Il roadshow – conclude Monti – è uno sforzo gigantesco che stiamo facendo in tal senso”. Un’opportunità per la Campania “Pur grandi difficoltà di questo periodo, in Campania si riescono a sviluppare nuove ed importanti realtà e nuovi poli produttivi internazionali”. Ambrogio Prezioso, presidente dell’Unione Industriali di Napoli, condivide il pensiero del presidente di Ice e traccia le linee del quadro regionale. “In Campania ci sono già delle grandi realtà, è un territorio con molte potenzialità. L’Unione Industriali sostiene le imprese nei mercati esteri con contratti di rete e di cooperazione internazionale fino a programmi di assistenza agli investimenti. Un grossa mano – prosegue Prezioso – viene anche da Sace e Simest, che ci aiutano a proteggere ed affiancare le Pmi nei mercati di riferimento, come dimostrano anche i numerosi eventi organizzati all’estero per promuovere aziende italiane. Tutto questo – conclude il presidente degli industriali napoletani – è molto importante, non solo per sostenere le nostre aziende, ma anche e soprattutto per dare un calcio alla crisi”. Potenzialità dell’export La sessione tecnica, parte centrale dell’incontro, verte sui possibili obiettivi dell’esportazione per le imprese italiane, un vero e proprio investimento che può creare notevoli ritorni, non solo da un punto di vista economico. “Oggi i cicli economici sono più repentini e profondi che in passato – afferma Alessandra Lanza, responsabile delle strategie industriali e territoriali di Prometeia – e bisogna quindi pensare bene ad una strategia per proteggersi dai rischi. Ma in Campania c’è un mix di specializzazioni dalle potenzialità enormi che se ben sfruttate potrebbero far crescere dell’8% il volume d’affari delle Pmi nel 2016″. Massimo D’Aiuto, amministratore delegato di Simest, sfata il falso mito di un Sud, per così dire, “retrò” e anzi, parla della Campania come “fucina di aziende di pregio”. Tuttavia la buona base deve essere vista come uno spunto per crescere e migliorarsi, facilitando l’integrazione tra le tante imprese presenti sul territorio. Le opportunità dell’export, secondo il direttore generale di Ice Roberto Luongo, in questo momento “sono ancora più importanti viste le difficoltà che stiamo vivendo sul mercato interno. L’export campano è su un buon livello, ma è ancora basso rispetto alle sue potenzialità. Basti pensare che le esportazioni dal Sud coprono il 12% del totale nazionale, mentre solo il Veneto è al 13%”. In generale, quindi, l’export rappresenta una risorsa che deve ancora essere sfruttata per il meglio e, spiega Livio Mignano, responsabile Centro-Sud di Sace, le aziende che sono riuscite ad internazionalizzarsi al 100% (produzione e vendita sia in Italia che all’estero) sono riuscite ad aumentare di molto i loro fatturati. Un supporto materiale alle imprese italiane all’estero, come ricorda il vice direttore centrale per l’Internazionalizzazione del sistema paese e le autonomie territoriali del ministero degli Affari esteri Vittorio Sandalli, viene anche dal Governo, tramite 500 strutture nel mondo (ambasciate, consolati, istituti italiani di cultura oltre agli uffici Ice, delle Camere di Commercio, Enit e Sace) che costituiscono una vera e propria rete integrata a favore dell’export italiano. Anche la Regione, attraverso il direttore generale dello Sviluppo economico della campania Francesco Paolo Iannuzzi, si schiera a favore delle imprese locali: “Dobbiamo accompagnare le imprese in questo percorso spendendo presto e bene i fondi europei, noi crediamo che il lavoro si crei anche così”. Un caso di successo: Harmont & Blaine Chiude l’incontro Domenico Menniti, amministratore delegato di Harmont & Blaine, illustrando il percorso di internazionalizzazione intrapreso dall’azienda del bassotto dieci anni fa dalla Cina. Dal 2004 ad oggi il fatturato è cresciuto di 25 volte e l’obiettivo per il 2015 è di raddoppiare i dati odierni per poi entrare in borsa nel 2017. Tuttavia “dobbiamo risolvere dei problemi strumentali come il porto di Napoli o Bagnoli. C’è poi bisogno di una miglior comunicazione tra imprese, agenzie e amministrazione e, infine, bisogna scegliere bene su chi puntare: l’internazionalizzazione è un processo che non tutte le Pmi possono supportare e, anzi, in alcuni casi può creare danni. E’ vero che dobbiamo crescere – conclude Menniti – ma dobbiamo farlo soprattutto da un punto di vista culturale”.