Expanded Interiors, l’interpretazione ormai è di moda

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Expanded Interiors al Parco di Ercolano: un vero esperimento interpretativo di esposizione. Alziamoci in piedi e urliamo GOAL. Realizzato ora, nei nostri tempi, seguendo un metodo iniziato da Amedeo Maiuri l’archeologo che, negli anni 20, con il suo lavoro di soprintendente alle Antichità di Napoli e del Mezzogiorno e di archeologo
permise a Capri, Ercolano e Pompei e ai Campi Flegrei di arricchire il proprio patrimonio espositivo da offrire al pubblico. Maiuri credeva che rendere partecipe il pubblico ad un esposizione non fosse solo un operazione di conoscenza ma anche un vero e proprio processo emozionale che doveva essere innescato nel visitatore. Opperbacco,
l’interpretazione, l’emozione, il coinvolgimento del pubblico, metodo che sembra all’avanguardia, perché usato dai popoli di tutt’Europa nell’offrire il proprio patrimonio al pubblico, è invece un metodo vecchio di novant’anni che ebbe i natali non solo in Italia ma proprio a Napoli dove il loro ideatore operava. Pensa te. Ovvio, che se le automobili dal 1927 ad oggi sono cambiate, anche gli strumenti che Maiuri adoperò nella gestione del patrimonio di cui disponeva sono oggi adeguati ai nostri tempi, ed allora ecco Expanded Interiors. Una mostra che reinterpreta l’arte antica offrendone un punto di vista diverso: quello dell’arte contemporanea ai nostri tempi. Un vero e proprio incontro contemporaneo: arte contemporanea agli antichi che la realizzarono, metodo espositivo contemporaeneo a Maiuri che all’epoca lo mise in pratica, arte contemporanea ai nostri giorni quella di Catrin
Huber che ha lavorato sulla relazione tra la pittura e gli spazi nel mondo romano. Il tentativo incuriosisce: il pubblico si ferma, guarda e, anche se non tutto è chiaro e se le conoscenze del visitatore non sono approfondite, l’obbiettivo è raggiunto. Il rapporto con la storia antica è stato realizzato raccogliendo figure e volti e sovrapponendo repliche stampate in 3D con le riproduzioni in 2D degli originali. Modernissimo e tecnologico.
WOW. Un sottofondo musicale avrebbe magari aiutato il fiorire delle emozioni così come lo spunto offerto da spiegazioni ben congeniate e sempre disponibili lungo il percorso espositivo. Coraggio, ci siamo. Anche la mostra Blind Horizon di Hernandez Alcazar negli spazi del tratto di acquedotto di epoca romana rivenuto nel 2011 al di sotto dello storico Palazzo Peschici Maresca in via Arena Sanità si propone di attivare un dialogo fra archeologia e arte contemporanea, generando relazioni fra la cultura materiale e immateriale del contesto locale. Arturo Hernández Alcázar ha interpretato le stratificazioni culturali e geologiche che caratterizzano questo affascinante ritrovamento archeologico la sua funzione originaria. Work in progress, ci stiamo avvicinando. L’interpretazione sta diventando di moda e come nel monologo di Umberto Simonetta…non ho niente da mettermi.