Ex Resit di Giugliano, da bomba ecologica a parco urbano. De Luca: E’ tempo di riscatto

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“Questa discarica diventerà un parco pubblico, un giardino dove sarà possibile correre e passeggiare, come succede in tutto il mondo. L’intera area di Giugliano dove ci sono le discariche diventerà un grande distretto ecologico”. Ad annunciarlo è il commissario per le bonifiche, Mario De Biase, che oggi – mercoledì 27 luglio – a Giugliano in Campania (Napoli) ha inaugurato i lavori di messa in sicurezza dell’ex Resit, una discarica in cui tra gli anni ’80 e ’90 sono state smaltite oltre 1 milione di tonnellate di rifiuti, di cui 350mila speciali e pericolosi. Questo intervento prevede il capping, e cioè la copertura superficiale del sito, con la posa in opera di 12 strati con una coltre vegetativa che coprirà i rifiuti fino a costituire un parco urbano. La messa in sicurezza si realizzerà anche con una regimazione delle acque meteoriche e la realizzazione di impianti per la captazione del biogas, di pozzi per l’estrazione del percolato, la mitigazione dell’impatto ambientale e di impianti antincendio e di videosorveglianza.
Questa discarica è il simbolo della devastazione ambientale e dell’intreccio tra poteri criminali e affaristici, ma anche della subalternità del Sud e della Campania nei confronti del centronord che ha visto questa area come un territorio residuale in un Paese che si immaginava potesse correre“. Così Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, durante l’inaugurazione del cantiere. I lavori di messa in sicurezza dureranno 12 mesi per un costo totale di cinque milioni di euro. “Riparte – ha spiegato De Luca – un cantiere che si era avviato due anni fa, poi per vicende amministrative è stato bloccato per quasi due anni. Oggi riparte, è uno degli interventi simbolo della bonifica di tutto il nostro territorio: è la più grande discarica, uno dei siti nazionali da bonificare con 5 milioni su una gara da 8 milioni. C’è davvero da essere soddisfatti. Qui nascerà un parco che verrà gestito dai Comuni della zona“.

Ad aggiudicarsi i lavori – per un importo di 5 milioni di euro rispetto alla base d’asta da 8,7 milioni – è stata la Treerre, impresa estromessa dopo che uno dei componenti del CdA, Luigi Lausi, era stato indagato per Mafia Capitale. Dopo un lungo iter giudiziario, dipanatosi tra Tar Lazio, Campania e Consiglio di Stato, conclusosi ad aprile, si è confermato l’esito della procedura di gara di cui Sogesid, società in house del ministero dell’Ambiente, è appaltatrice. “Il simbolo del malaffare e delle nostre terre avvelenate – spiega Mario De Biase – deve diventare sinonimo di riscatto“. La discarica ex Resit, infatti, è stata gestita per decenni da Cipriano Chianese, recentemente condannato a 20 anni di reclusione per disastro e associazione mafiosa. “Chianese – precisa il commissario – ha imposto un modello di sviluppo criminale“, utilizzando i volumi disponibili delle ex cave di tufo della Resit per depositare, tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90, materiali provenienti non solo dal territorio regionale ma anche da altre aree del Paese, ed in particolare dalla Toscana e dalla Liguria, come quelli prodotti dallo stabilimento industriale Acna di Cengio. 
Questo sistema di gestione illecita di rifiuti è stato poi replicato da altri gestori di discariche, come la Novambiente, gestita dalla famiglia del pentito Vassallo. Solo tra il 2003 e il 2004 è iniziata una effettiva azione di contrasto fino al primo sequestro della ex Resit.