Ex lavoratori di Bagnolifutura:
ammortizzatori agli sgoccioli

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A fine maggio scade la cassa integrazione per i dipendenti di Bagnolifutura e 48 dei 53 fuoriusciti rischiano di restare senza alcun sussidio. Della vicenda si sta interessando il Comune di A fine maggio scade la cassa integrazione per i dipendenti di Bagnolifutura e 48 dei 53 fuoriusciti rischiano di restare senza alcun sussidio. Della vicenda si sta interessando il Comune di Napoli, che chiede al Governo una proroga degli ammortizzatori sociali. I lavoratori, però, chiedono una soluzione definitiva della vertenza e la ricollocazione. Al momento solo 5 addetti hanno trovato una nuova sistemazione, tutti presso l’Asia. mentre gli altri vedono avvicinarsi la data del 28 maggio come un incubo.


Agroinvest. Da due mesi i dipendenti della società di sviluppo industriale con sede ad Angri (Salerno) non percepiscono lo stipendio. La proprietà, però, assicura che entro la prossima settimana si provvederà alla liquidazione delle spettanze. Ma la situazione di cassa resta critica e senza nuova liquidità non c’è spazio per evitare i pignoramenti da parte dei creditori e la conseguente riduzione del personale.


Anm. L’azienda napoletana che gestisce il servizio di mobilità urbana non riesce a pagare lo stipendio di aprile ai propri dipendenti e scatena così la protesta. Nel corso della settimana gli addetti delle pulizie si fermano a più riprese e il rischio, adesso, è che si vada verso un blocco totale delle attività.


Ar. L’industria alimentare con sede a Sant’Antonio Abate (Napoli) è al centro di un caso. Il sindacato Slai/Cobas, infatti, denuncia la situazione di irregolarità che colpisce 130 dipendenti licenziati nel mese di giugno del 2013 per chiusura del sito produttivo. La fabbrica, però, stando alle indagini richieste dai rappresentanti dei lavoratori, risulta essere attiva. Di qui la richiesta di reintegro.


Az Surgelati. Il tribunale dichiara fallimento per l’azienda di Marcianise (Caserta), che lascia così 160 dipendenti senza occupazione. Az Surgelati era sul mercato dal 1990, anno della sua fondazione.


Cedisa. Il proprietario del centro diagnostico salernitano, l’avvocato Leonardo Calabrese, accusa Agenzia delle Entrate e sindacati per lo stato di difficoltà in cui versa l’azienda. “C’è una transazione già definita che il direttore dell’Agenzia si rifiuta di firmare – dice – e dall’altra parte subiamo pressioni da sindacalisti che lavorano per imprese nostre concorrenti”. Calabrese fa riferimento, nello specifico, ai pagamenti della Regione Campania per i servizi in convenzione e al pignoramento, che il tribunale ha già giudicato illegittimo, delle somme da parte di Equitalia Sud, l’agente della riscossione.


Cogei. La società di gestione del depuratore “Alto Sarno” di Solofra (Avellino) adotta la linea dura e chiede il pagamento dei canoni arretrati, 8 milioni di euro, prima di procedere al saldo degli stipendi ai propri addetti. Alle dipendenze della Cogei ci sono 43 persone presso il sito di Solofra e 27 a Mercato San Severino (Salerno).


Demi Group. I 25 lavoratori dell’impresa che si occupa del servizio di vigilanza non armata presso gli edifici A6, C3 e C5 della Regione Campania al Centro Direzionale di Napoli sono senza stipendio da 18 mesi. Colpa del fallimento della Vigilante, l’azienda che insieme a Demi Group è titolare dell’appalto in virtù di un’associazione tra imprese. I dipendenti minacciano adesso il blocco delle attività senza un immediato intervento da parte di Palazzo Santa Lucia.


Edenlandia. La riapertura del parco divertimenti napoletano slitta al 2016. Lo rivela la società titolare della gestione del complesso, la New Edenlandia, che attravero una lettera firmata dal proprio consiglio di amministrazione si dice impossibilitata a riaprire i battenti a giugno prossimo. “I permessi per avviare i lavori di ammodernamento ancora non sono arrivati”, dicono i gestori.


Samte. La partecipata dalla Provincia di Benevento che si occupa di smaltimento dei rifiuti e gestione di otto siti di stoccaggio disseminati sul territorio è in crisi di liquidità. Richiesta la cassa integrazione per circa 39 dei 55 dipendenti.


Sint. La società partecipata dal Comune di Castellammare di Stabia (Napoli) e di fatto proprietaria del complesso Terme di Stabia rischia il fallimento dopo il crac dell’azienda di gestione dell’area turistico-curativa. Al curatore fallimentare nominato dal tribunale di Torre Annunziata il presidente di Sint, Biagio Vanacore, chiede 400mila euro l’anno per fronteggiare le spese e scongiurare la chiusura.