Ex lavoratori Alitalia e tanti stranieri, storie di reddito al Caf

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Roma, 5 mar. (AdnKronos) – di Silvia MancinelliTrovare un Caf che a San Giorgio sia abilitato all’invio del è ad oggi più complicato del previsto. Qui, nella borgata di Acilia dove il coraggio dei costruttori privati fa a pugni con le palazzine popolari affamate di manutenzione, i centri per l’assistenza fiscale per lo più non aprono le saracinesche prima delle 15,30 e i pochi aperti – come quello in via Cesare Maccari o in via Antonio da Gaeta, a due passi dalla più nota via di Acilia, non sono ancora “attrezzati” per l’emergenza del momento.

E’ all’ufficio postale di via di Saponara che bisogna andare: un’isola felice, contro ogni aspettativa, dove la paventata calca e le previste resse sono state annientate sul nascere da un’organizzazione che sembra di un altro mondo. All’ingresso una annoiata guardia giurata punta all’unico punto in cui si è formata fila: davanti allo sportello postepay, dall’altra parte una dipendente assiste gli utenti e li indirizza ai vari sportelli con i numeretti. “Per il reddito di cittadinanza abbiamo sconfitto fila e discussioni con l’invito a presentarsi, giorno per giorno, in ordine alfabetico – spiega l’impiegata -. Oggi possono inviare il modulo le persone il cui cognome inizia per A e B, domani quelli per C e così via fino al prossimo mercoledì 13 marzo quando sarà la volta di S fino a Z”.

A Ostia la folla si è invece creata nel Caf di via delle Gondole, dove per lo più ad aspettare l’aiuto a compilare il modulo ci sono stranieri. Pochissimi italiani, tra questi Lucio che sogna un lavoro: “Sono disoccupato dal 2011 – spiega -, se solo riuscissero a garantirmi una occupazione, tutta questa attesa sarebbe per me miele”. Accanto a lui, Gaetano aspetta la nuora e la moglie all’interno: “Sono ottimista – dice l’uomo -, mio figlio ha lavorato in Alitalia nove anni ed è tra i mille e più esuberi lasciati per strada. Ha 30 anni Luca, ed è papà di due bambini. Ora che anche la moglie è stata licenziata dopo la seconda maternità dal negozio sulla Tiburtina dove lavorava, questa prospettiva potrebbe risollevarci non poco”. “Siete voi giornalisti a creare panico – dice un senegalese uscito a fumare -, qui è tutto tranquillo”. La compagna che a fatica prova a farsi capire lo raggiunge sventolando un foglio: “Ho permesso – alza la voce – io cittadina”.