Eventi, luci su Villa San Michele ad Anacapri: appuntamento on line di Kaire Arte

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di Maria Carla Tartarone Realfonzo

Ad Anacapri, la villa San Michele, circondata da parchi e giardini, abbastanza vicina all’abitato, ci ricorda l’amore per i nostri luoghi da cui molti stranieri nel passato furono attratti tanto da trascorrere molti anni della loro vita a Capri: Axel Munthe fu uno dei più partecipi alla vita di Anacapri e possiamo leggere ogni particolare nel suo libro-romanzo “La storia di San Michele”, edito da Garzanti, nella sua prima edizione, nel 1964.
Il medico, di origine svedese, giunse dalla Francia a Capri nella prima giovinezza, studente diciottenne a Parigi, per salire le famose rupi scoscese, salire i settecento scalini che lo portarono ad Anacapri, per vedere i resti di una delle Ville di Tiberio, di cui si innamorò, dove dopo molti anni sarebbe sorta la sua Villa San Michele. Il proprietario di quel terreno, il contadino mastro Vincenzo, attese per tutti quegli anni che il giovane sognatore ritornasse, che ormai divenuto medico alla moda, lavorava per molti anni a Parigi, a Londra, a Roma, fu anche a Napoli e a Messina. Axel Munthe non aveva mai abbandonato il ricordo di quei luoghi, dal panorama a picco sul mare, e il desiderio di ritornarvi per costruire la sua casa utilizzando anche quei resti preziosi, pietre e oggetti dell’epoca romana, che il contadino mastro Vincenzo, aveva ritrovato nel suo orto e continuava a cercare. Molti di questi pregiati reperti sono oggi conservati nella Villa. Il giovane medico, da lontano, si rammaricava per non riuscire a mettere da parte il denaro necessario ad acquistare quel vasto terreno, e passarono degli anni: Axel Munthe nel romanzo autobiografico ci racconta della sua vita di medico, delle sue specializzazioni, dei suoi ammalati e la passione riversata nella sua professione e la costruzione della sua casa, opera sua e di alcuni tra gli abitanti di Anacapri che gli erano vicini. Già altri doviziosi signori erano giunti a Capri. Non dimentichiamo che il “Gran Tour” aveva portato in Italia i giovani di molte ricche famiglie europee che così accrescevano la loro cultura. E molti “turisti” si intrattenevano a Capri, costruivano dimore e affascinati scrivevano ricordi al loro ritorno in patria. Tra le ville è “Villa Lysis”, oggi purtroppo in rovina, sull’altissima rupe, verso la più nota Villa di Tiberio, circondata dalla splendida natura, fatta costruire nei primi anni del Novecento da Jacques Adelsward Fersen, un ricco aristocratico, scrittore e poeta, che giunse a Capri, con un giovane amico, che non lo abbandonò per molti anni, ricordato nel libro “L’esule di Capri” di Roger Peyrefitte, con la prefazione di Jean Cocteau, pubblicato per la prima volta nel 1959.
Quando Fersen giunse a Capri, la villa di Axel Munthe era già stata costruita e il conte Fersen la visitò incuriosito. La Villa San Michele non era stata una costruzione progettata da un architetto, ma era venuta su, secondo i ragionamenti, le discussioni con gli operai e i ricordi dell’arte classica. Il medico, ormai famoso, convertito alla religione cattolica, nel giorno di Sant’Antonio, festa del Santo Patrono, che descrive con accurati particolari nel libro, vi partecipava, abituato a seguire le feste del ”villaggio” e le processioni che talvolta arrivavano fino alla sua Villa. Ma non per sempre poté abitarvi. Racconta nel suo romanzo che con gli anni, stanco e malconcio, accecato ad un occhio, si ritirò nella Torre di Materita, più facile da raggiungere, dove, una sera, immaginò di morire. In realtà l’autore decise poi di raggiungere la sua famiglia a Stoccolma, dove morì nel 1949.
Oggi come anche negli anni passati, dal 2011, l’Associazione Culturale Kaire Arte Capri, molto attiva, festeggia il magnifico sito de “La Villa San Michele”, utilizzato ogni estate per concerti e mostre con un appuntamento purtroppo on line (ore 16 pagina fb “Kaire Arte Capri – Associazione Culturale”) in collaborazione con la Fondazione della Villa. L’evento sarà evidenziato dai video di Stefano Petrucci e dalle musiche di Al Martino.