Europa. Il rischio di confondere l’economia produttiva con quella renditiera. Prima o poi si pagherà il conto

in foto Wim Duisenberg (Imagoeconomica)
Nell’antica Roma, per definire una controversia importante poco più di uno screzio, fu adottata una denominazione sintetica che riusciva a descrivere più che bene di che controversia si trattasse: parvae res, piccole cose. Descritte con maggiori dettagli, esse
erano situazioni che non rientravano nella categoria delle liti nel significato più autentico della parola. Quindi, chi avesse cercato di adire a un tribunale per sottoporre un caso con quelle caratteristiche, la risposta che avrebbe ottenuto molto probabilmente sarebbe stata: “De minimis non curat praetor”,ovvero il magistrato non prende in esame dissapori di poco conto, sottinteso perché era già impegnato a dirimere questioni di maggiore importanza e di interesse più generale. Tali potevano essere considerate le violazioni di regole poste a base della vita sociale, quindi della Cosa Pubblica. La configurazione dello scenario, che vale ancora oggi, potrebbe far pensare a un vuoto legislativo, mentre il lasciarsi alle spalle problemi minuti è il segnale chiaro e forte che sono sempre più in crescita i problemi di competenza della giustizia in senso stretto. Il preambolo appena abbozzato vorrebbe essere utile per  l’introduzione a un comportamento ripetitivo nell’agire quotidiano di chi si trova per un motivo qualsiasi nel Paese: gli strumenti per pagare.
Prima di addentrarsi nel labirinto di carte di credito e altri strumenti dematerializzati che si è creato intorno a esse, anche in Italia, è opportuno fare marcia indietro fino all’inizio del secolo. Allora fu introdotta nel circuito finanziario mondiale la Moneta Unica Europea, l’ Euro. Nel periodo di rodaggio, quando già si erano cominciati a intravedere le possibilità e i limiti del nuovo conio, i referenti di ciascun paese della UE si peritarono di far conoscere all’allora Presidente della Commissione Economica Duisenberg, che molto probabilmente sarebbe stato necessario aggiustare il tiro sui tagli delle nuove banconote. Quindi modificare anche le monete sottomultiplo dell’unità. Più precisamente, la BCE avrebbe dovuto creare il biglietto da due euro, come già accadeva per il dollaro, valutare meglio se fosse stato opportuno continuare a stampare banconote da 200 e 500 euro. Dal 2018 la seconda non è più stampata. Per le monete, invece, il punto debole nell’impiego quotidiano era il conio di quelle con minore valore, quindi al di sotto dei 10 centesimi. Il Presidente della BCE che traghettò le monete nazionali europee nel paniere della moneta unica, più precisamente le prime a aderire al progetto, fu l’olandese Wim Duisenberg appena accennato. Questi rassicurò che entro giugno di quello stesso anno, la manovra avrebbe riportato ogni esondazione della nuova moneta nell’ alveo naturale. Intanto, proprio nell’estate di quell’anno, i turisti si trovarono a affrontare due situazioni diverse per quanto riguardava il potere di acquisto di quei decimali metallici. Chi era andato in un paese dell’ Europa del sud  non aveva incontrato nessuna difficoltà a pagare con le monete color marrone. L’ esatto opposto si era verificato per chi si era recato in uno degli stati del nord Europa.
Si arriva così all’epoca attuale con una situazione ormai pressoché equilibrata. Le monetine citate innanzi sono quasi sparite dalla circolazione e non vengono nemmeno adoperate per i cartellini dei prezzi. Se prova fosse occorsa ancora che i prezzi sono saliti in maniera abnorme, che l’inflazione continua a dominare la scena e che la remunerazione del capitale umano non si sia almeno in parte adeguata al nuovo scenario economico, lo sguardo d’insieme di quanto appena indicato colma la lacuna. Le poche unità di esse che circolano ancora sono accettate tra mille difficoltà ,quando non respinte. Eppure non sono fuori corso e ci sarebbe da scrivere un romanzo su quanto sta accadendo intorno a esse. Tanto si verifica ormai dall’inizio dell’anno, senza alcuna distinzione in tutte le regioni del Paese. La conclusione ancora una volta è che il buon governo e la gestione dell’ economia reale dovrebbero essere il principale impegno delle autorità che regolano l’argomento economico finanziario del Paese. Sarebbe quell’impegno di per se già di buon aiuto per far quadrare i conti. La politica monetaria dovrebbe seguirla a ruota, sempre però in subordine alle manovre economiche.
In tutta la UE quell’universo di politici e tecnici dovrà dedicarsi a misure concrete, talvolta immediate. È già da più di un anno che le autorità monetarie si stanno impegnando a mettere riparo ai danni causati in parte dalla pandemia. La BCE sta mettendo in atto strategie di risanamento non sempre del tutto lineari. Confondere l’economia produttiva con quella renditiera, prima o poi presenterà il conto. Purtroppo ciò avverrà quando i giochi saranno stati fatti e ogni azione di politica monetaria somiglierà molto al panno caldo sull’arto che si sta congelando. Null’ altro per ora.