In un Paese civile, di fronte all’emersione di un problema suscettibile di coinvolgere potenzialmente una collettività di persone rischiando di generare ansia tra i cittadini, l’obiettivo primario dovrebbe essere quello di fare immediatamente chiarezza e raccontare la verità. Il recente salvataggio delle quattro banche territoriali, Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca delle Marche, Banca Etruria e CariChieti, ha determinato l’azzeramento del capitale per gli azionisti e per i titolari delle obbligazioni subordinate; i correntisti, invece, saranno integralmente tutelati.
Mi sarei aspettato che, poiché le banche coinvolte rappresentano appena l’1 per cento del sistema creditizio italiano e poiché le stesse erano in una situazione conclamata di dissesto da oltre due anni, gli organi di informazione e tutte le autorità preposte avessero fatto quadrato affrettandosi a chiarire all’unisono come l’episodio accaduto fosse assolutamente circoscritto e per nulla suscettibile di generare tensione tra i risparmiatori. Al contrario, ancora una volta questo Paese ha dimostrato tutta la sua immaturità e il suo autolesionismo: la presenza del padre del ministro Boschi all’interno del Consiglio di Amministrazione di Banca Etruria, ha rappresentato l’inatteso regalo di Natale ricevuto dalle opposizioni parlamentari per screditare il governo. I mass media si sono ritrovati sul piatto d’argento il binomio “banche/politica” associato al panico dei risparmiatori che già in passato ha generato picchi di vendite di giornali e di ascolto e, anziché privilegiare l’aspetto “verità”, sono purtroppo caduti nella tentazione della spettacolarizzazione della notizia, ponendo tristemente in risalto l’episodio del suicidio di un anziano titolare di obbligazioni subordinate di Banca Etruria (ricordo nel 2011 il continuo aggiornamento della lista dei suicidi da inizio anno per la crisi economica).
A quel punto, con un meccanismo di natura emotiva molto simile a quanto accaduto nel corso della crisi dei debiti sovrani, è scattato l’effetto panico tra i risparmiatori; come allora con i titoli di Stato, i cui prezzi crollarono in seguito all’esplosione dello “spread”, i grandi fondi specializzati esteri le banche d’affari internazionali stanno sfruttando la situazione di forte tensione generatasi in questi giorni, acquistando grossi quantitativi di obbligazioni subordinate bancarie, accompagnandone il crollo nei prezzi causato dall’effetto panico. Nessun giornale ha ricordato che i principali istituti di credito italiani, nei primi nove mesi del 2015, hanno realizzato i migliori risultati di bilancio degli ultimi sette anni, avallati dal successivo esito positivo della verifica da parte dell’Autorità di vigilanza europea; non a caso, quando il nostro primo ministro ha pubblicamente dichiarato nel corso del recente vertice dell’Unione Europea che il nostro sistema bancario è più solido di quello tedesco, non ha ricevuto alcuna smentita da parte della cancelliera Angela Merkel.
I veri colpevoli del dissesto delle quattro banche territoriali sono gli organismi amministrativi e di controllo degli istituti che, molto probabilmente, non hanno adempiuto ai loro doveri: mi riferisco al consiglio di amministrazione, al collegio sindacale, alle funzioni di controllo interno e di compliance, di risk management e, infine, alla società di revisione del bilancio. Le Autorità di vigilanza, Banca d’Italia e Consob, intervengono dall’esterno solo in caso di segnali negativi provenienti dall’interno degli istituti. 2 Quanto alle obbligazioni subordinate, esse rappresentano un validissimo strumento di raccolta del sistema creditizio italiano, in particolar modo in questo periodo in cui il 99 per cento dei nostri istituti mostra un elevato grado di solidità patrimoniale. A titolo di cronaca, oggi risultano complessivamente sotto commissariamento appena undici istituti di credito e quattro intermediari non bancari, tutti di dimensioni del tutto marginali all’interno del panorama bancario nazionale.
Come nel 2011, sono convinto che le recenti cadute dei titoli azionari e obbligazionari del settore bancario italiano, seppure di entità inferiore ma in ogni caso significative, non siano assolutamente giustificate né dai valori fondamentali né, tantomeno, dalla favorevole congiuntura economica, fattore quest’ultimo che rende ancora più illogica l’attuale fase di panico e rende molto più probabile una rapida convergenza dei prezzi verso i corrispondenti valori di bilancio. Come nessun organo di stampa oggi rammenta le corpose perdite subite dal popolo dei risparmiatori a vantaggio dei professionisti della speculazione all’epoca della crisi dei debiti sovrani, tra qualche anno probabilmente la crisi dei bond subordinati sarà allo stesso modo dimenticata o, colpevolmente, “non ricordata”. Auguri a tutti di buon Natale e di uno splendido 2016.