Enrico Morando: “Oggi il Sud può finalmente crescere”

83

Senza la scorta che accompagna gli esponenti di Governo, disponibile a parlare con tutti, curioso come un ragazzino. Così si presenta Enrico Morando, vice ministro dell’Economia, durante la visita allo stabilimento Mecfond Spa. La sua guida personale è Giorgio Nugnes, autore di un “miracolo tutto partenopeo”, che in sedici anni, ha portato l’antica azienda napoletana da una situazione di crisi profonda a essere tra le prime imprese nel Mondo nella produzione di presse ad alta tecnologia e di altri prodotti meccanici. Morando, abituato a far visita alle aziende in crisi nel tentativo di trovare soluzioni valide per maestranze e imprenditori, lo ha detto in maniera chiara: “Qui alla Mecfond, mi sembra essere in gita di piacere!” E la domanda dei giornalisti è arrivata subito: “In realtà – gli è stato chiesto – non è così?” “Ovviamente. – ha risposto – Sono alla Mecfond per capire soprattutto come possiamo intervenire affinché chi voglia fare impresa oggi, nel Sud, non debba affrontare tutte le difficoltà che ha incontrato il presidente Nugnes. La Mecfond le ha superate in maniera brillante, grazie anche a un grande lavoro di squadra, ma non tutti hanno queste capacità. Basti pensare a investitori stranieri che danno per scontata l’esistenza di alcuni servizi e infrastrutture e la rapidità delle pubbliche amministrazione e della giustizia nel fare il loro lavoro”.

Allora, vice ministro, che idea si è fatto?

“La mia idea, ma parlerei di certezza, è che si può uscire dalla crisi e che il Sud può finalmente crescere davvero. Se la Mecfond ci è riuscita, in maniera così brillante e in un territorio difficile come quello partenopeo, vuol dire che è possibile. Basta avere la capacità di iniziativa, la determinazione giusta per raggiungere gli obiettivi e il Governo, con la sua azione, deve continuare a dare qualcosa in più a chi vuole seguire l’esempio di Mecfond, non solo a Napoli ma in tutto il Meridione d’Italia”.

Si tratta di rendere più agevole la strada di chi vuole fare impresa?

“Non solo. Non dimentichiamo che anche realtà brillanti come Mecfond hanno la necessità di svilupparsi. I risultati estremamente positivi raggiunti vanno consolidati e bisogna crescere ancora per poter continuare a competere sul mercato globale”.

Lei che cosa propone?

“Le riforme. Quelle che abbiamo già approvato e quelle che approveremo presto, nonostante le difficoltà di una politica italiana che si è trasformata in un teatro di urlatori, invece di ricercare la causa dei problemi e approntare le giuste soluzioni. Poi, bisogna abbandonare la mentalità dell’emergenza e cercare di avere una visione a medio e lungo periodo del governo del Paese e della sua crescita. Bisogna affrontare i nodi, che ormai si conoscono, con determinazione. Tanto per fare l’esempio più banale, le imprese per crescere hanno la necessità di una giustizia civile che svolga rapidamente i suoi compiti. Il malfunzionamento della nostra giustizia non è più sopportabile. Qui, un’azienda, ma anche un privato cittadino, per ottenere una risposta deve mediamente attendere un tempo doppio rispetto alla Germania”.

Stando alle sue esperienze, sarebbe possibile trasferire ad altre realtà produttive le pratiche che hanno creato il “caso Mecfond”?

“Ogni azienda è diversa dall’altra, ogni imprenditore ha le sue capacità. No. Decisamente non è possibile. Possiamo invece, – e in questo il governo è impegnato – rendere più agevole la strada di chi fa impresa”.

Ma, secondo lei, Giorgio Nugnes non potrebbe formare giovani imprenditori trasferendo loro le sue esperienze?

“Non solo giovani imprenditori, ma anche nuove maestranze per la fabbrica. Il signor Giorgio me ne parlava pochi minuti fa. Gli piacerebbe avere contatti diretti con le scuole e le università per organizzare stages e cominciare a formare il personale di domani. Gli ho risposto che la riforma della scuola, che questo governo ha voluto fortemente, va proprio nella direzione di creare un rapporto diretto tra scuola e impresa. Oggi è possibile”.