Energia, Srm: L’Italia è il Paese con il maggior grado di dipendenza (73,5%)

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In foto un gasdotto russo (da Imagoeconomica)

L’Italia è il paese dell’Europa con il maggior grado di dipendenza energetica pari al 73,5%, la Francia – che usa il nucleare- ha un grado di dipendenza pari al 44,2%. È quanto emerge dal quinto ‘Med & Italian Energy Report’, presentato oggi al Parlamento Europeo e dal titolo “Geopolitics of energy in the Mediterranean area between international crises and new energy commodities”, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e frutto della sinergia scientifica tra Srm (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies. Tra le grandi regioni del mondo, l’Europa è “l’area con il maggior grado di dipendenza energetica (55,5% dei consumi energetici dipendono da importazioni) mentre questo dato scende al 20% per la Cina ed è nullo per gli Stati Uniti che sono totalmente autosufficienti nella produzione rispetto al fabbisogno energetico”. Inoltre il rapporto rileva che “è in corso da ormai un ventennio un’importante modifica del mix europeo di produzione di energia elettrica. L’uso del carbone è diminuito dal 31% al 16% mentre è aumentata in maniera significativa la quota del gas naturale dal 12% al 20%. Dominano oggi le energie rinnovabili, passate dal 15% al 38%. Ci si aspetta un ritmo di espansione dell’elettricità da rinnovabili più che doppio entro il 2027”. Nell’arco dell’ultimo ventennio “anche l’Italia ha aumentato in modo significativo l’uso del gas e delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica, che ora sono i due modi più importanti per produrre elettricità coprendo rispettivamente il 54% ed il 35% del mix elettrico”, mentre tra gli altri paesi “la Spagna presenta un mix più equilibrato, seppure con un maggiore peso delle rinnovabili che arrivano al 41% del totale”. La Germania è “il Paese con il più alto utilizzo di carbone (31% del totale), anche se in forte riduzione. In Francia il mix energetico è dominato dal nucleare (63% del totale)”.

Ue, le importazioni di gas dalla Russia dal 41% al 6%
Le importazioni di gas russo dalla Russia erano il 41,1% per l’Europa pre-guerra (2021), sono scese al 10% nel 2022 e scese ancora al 6% nei primi 9 mesi del 2023. È quanto emerge dal quinto ‘Med & Italian Energy Report’, presentato oggi al Parlamento Europeo e dal titolo “Geopolitics of energy in the Mediterranean area between international crises and new energy commodities”, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e frutto della sinergia scientifica tra SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies. “La guerra in Europa ha creato turbolenze geopolitiche impattando sulla sicurezza degli approvvigionamenti e la nuova crisi in Medio Oriente (seppur per ora con poche conseguenze dirette sul mercato dell’energia) pone interrogativi sulla stabilità di un’area cruciale”, spiega il rapporto, evidenziando che inoltre è “cambiato l’ordine di priorità tra i tre principali attributi dei sistemi energetici”. Inoltre “la sostenibilità e gli obiettivi di zero emission erano al vertice del trilemma energetico fatto da sostenibilità, sicurezza ed equità. Ma, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il triangolo è ruotato e il tema “sicurezza” è salito al vertice e li è destinato a restarvi a lungo. La sicurezza degli approvvigionamenti e l’obiettivo di ridurre la dipendenza sono diventati elementi essenziali delle strategie energetiche europee”.

Import del gas russo in Italia calato al 2,4%, e crescito del 12% dall’Algeria
Con lo scoppio della guerra in Ucraina le importazioni di gas dalla Russia in Europa sono passate dal 41,1% del 2021 al 10% nel 2022, per scendere ancora al 6% nei primi 9 mesi del 2023. E l’Italia è l’emblema di questo cambiamento perché le importazioni di gas russo dal gasdotto TAG che arriva a Tarvisio si sono ridotte dal 28,4% del 2020 al 2,4% dei primi 10 mesi del 2023. È quanto emerge dal quinto ‘Med & Italian Energy Report’, presentato oggi al Parlamento Europeo e dal titolo “Geopolitics of energy in the Mediterranean area between international crises and new energy commodities”, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e frutto della sinergia scientifica tra SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies. Il rapporto sottolinea inoltre che le importazioni di gas dall’Algeria attraverso il gasdotto Transmed che arriva a Mazzara del Vallo sono aumentate dal 12% del 2020 al 20,2% dei primi 10 mesi del 2023. Un vero e proprio effetto sostituzione Algeria-Russia. Che è stato anche uno spostamento del baricentro energetico da EST a SUD ridando centralità al Mediterraneo. 

Vecchio continente più efficiente di Usa e Cina
L’Europa è molto più efficiente nell’uso dell’energia rispetto a Cina e Stati Uniti. L’UE con un consumo complessivo di 58,2 Exajoules genera un PIL di quasi 17 trilioni di dollari. La Cina con lo stesso PIL ha un consumo di energia quasi tre volte superiore 159,4 Exajoules mentre gli USA si collocano in posizione intermedia 95.9 Exajoules di consumi per un PIL di 25 trilioni di dollari. È quanto emerge dal quinto ‘Med & Italian Energy Report’, presentato oggi al Parlamento Europeo e dal titolo “Geopolitics of energy in the Mediterranean area between international crises and new energy commodities”, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e frutto della sinergia scientifica tra SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies. Inoltre, evidenzia il rapporto, Cina, USA, Unione Europea ed India rimangono tra i maggiori consumatori di energia mondiale con una percentuale pari al 58% (In particolare Cina e USA il 26% ed il 16%, UE 10%, India 6%).