Energia, rapporto Srm: Italia, cresce l’incidenza delle rinnovabili (dal 17 al 36% in 12 anni). Sud riserva del Paese

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La domanda mondiale di energia elettrica è ancora in massima parte soddisfatta dalle fonti fossili: dal petrolio per 34,2%, dal carbone per 27,6% e dal gas per il 23,4%. E’ il dato che emerge dal Med & Italian Energy Report”, primo rapporto annuale sul settore dell’energia in Italia e nel Mediterraneo nato dalla collaborazione tra Srm (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’Esl@Energy Center del Dipartimento Energia del Politecnico di Torino con il contributo del Joint Research Center della Commissione europea (per le analisi sulle infrastrutture di gas naturale e della sicurezza degli approvvigionamenti) e della Fondazione Matching Energies. Restando allo scenario globale, la ricerca rileva che i consumi di energia sono concentrati su 3 aree mondiali: Cina, Stati Uniti, Ue28. Esse rappresentano quasi il 50% del totale (Cina il 22% del totale, Stati Uniti il 16%, Ue28 l’11,6%). L’area Mena (vale a dire Middle East – Medio Oriente – e Nord Africa) incide per il 20% sulla produzione mondiale di fonti fossili, come dire la metà delle riserve mondiali di petrolio ed oltre il 44% di quelle di gas naturale; essa rappresenta, in termini di produzione, il 37% del petrolio mondiale e il 22% di gas naturale.
Quanto all’Italia, sebbene si confermi la sua dipendenza dall’estero per le importazioni di combustibili fossili: 78,6%, grandi progressi sono stati fatti per sviluppare efficienza e risparmio energetico e fonti rinnovabili, la cui quota sulla produzione lorda elettrica è passata dal 17% del 2007 al 36%. La filiera dell’energia elettrica italiana, dalla produzione alla manifattura conta 30 miliardi di euro di valore aggiunto, produce 177 miliardi di fatturato e vanta 23.500 imprese attive per circa 215.000 addetti.
Il Mezzogiorno è sempre di più la riserva energetica del Paese: l’estrazione è infatti concentrata quasi tutta nel Sud; la Basilicata da sola pesa per l’84% della produzione a terra di Oil & Gas. seguita dalla Sicilia (9,6%); il 23% della produzione a mare ricade in zone al Sud. Il Sud produce il 50% circa del totale dell’elettricità da fonti rinnovabili (eolica, solare, bioenergie e geotermica). Va inoltre considerato che o porti hanno un ruolo strategico come gate di accesso energetico gestiscono 184 milioni di tonnellate di rinfuse liquide ed il Mezzogiorno concentra il 45% del traffico energetico del Paese.

IL RAPPORTO
La presentazione del Rapporto, tenuta presso la Sala delle Assemblee di Palazzo Piacentini Intesa Sanpaolo, è stata introdotta da Paolo Scudieri, presidente di Srm, e Francesco Guido, direttore regionale Campania, Basilicata, Calabria e Puglia di Intesa Sanpaolo.
Il Med & Italian Energy Report 2019 prende in esame tre punti principali. Il primo mira a fornire una rappresentazione degli scenari energetici a diversa scala geografica: globale, mediterranea e italiana (nel contesto europeo), in termini di risorse, produzione, scambio e consumo di commodity energetiche; il secondo analizza corridoi e infrastrutture energetiche, focalizzandosi in particolare sul ruolo delle infrastrutture elettriche nel supportare lo sviluppo sostenibile, sugli scenari presenti e futuri di produzione, commercio e consumo di gas naturale nel Mediterraneo e sull’analisi delle principali rotte e del trasporto marittimo; il terzo esamina gli investimenti cinesi in infrastrutture energetiche a livello globale lungo la “nuova via della seta”. Con la Belt & Road Initiative è, infatti, partita la sfida di un ambizioso piano di investimenti in campo energetico nonché in infrastrutture.
I dati del report sono stati illustrati da Massimo Deandreis, direttore generale di Srm, Ettore Bompard, direttore dell’Esl@Energy Center del Politecnico di Torino, e da Alessandro Panaro, responsabile Maritime & Energy, Srm. Alla tavola rotonda che ne è seguita – dal titolo: “Risorse, flussi e strategie energetiche dell’Italia tra Europa e Mediterraneo“ – sono intervenuti: Marcelo Masera, capo dell’unità Energy Security, Distribution and Markets, Jrc, Commissione europea; Luca Matrone, responsabile del settore Energy, Intesa Sanpaolo; Carlo Pignoloni, responsabile Energie rinnovabili Italia, Enel; Agostino Re Rebaudengo, vicepresidente Elettricità futura; Marco Zigon, presidente del Gruppo Getra e della Fondazione Matching Energies. Le conclusioni sono state affidate a Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo.

LA TAVOLA ROTONDA
In apertura Paolo Scudieri spiega che il primo Rapporto annuale sull’energia di Srm ha lo scopo di porre l’accento sull’importanza strategica di questo settore per l’economia italiana ed europea. “Mai come oggi – per Scudieri – la competitività di un Paese si gioca non solo sulle capacità delle imprese ma anche – e forse soprattutto – sui costi e approvvigionamenti dell’energia e sull’efficienza della catena logistica”.
Massimo Deandreis ricorda che “l’Italia è un ponte energetico tra Europa e Mediterraneo e il Mezzogiorno gioca un ruolo centrale sia dal lato della produzione di energie rinnovabili e fossili, sia per l’importanza dei suoi porti. Capirne l’importanza strategica e investire in infrastrutture e tecnologie è la chiave per rendere il nostro Paese più competitivo e attrattivo”.
Anche Francesco Guido rimarca il ruolo del Mezzogiorno “che presenta ampi spazi di crescita nella produzione di energia. È quindi una fonte aggiuntiva di redditività che, allo stesso tempo, contribuisce a ridurre nel medio periodo il costo energetico elevando la produttività e, di conseguenza, la competitività”. “Si tratta – afferma – di uno dei temi rilevanti che Intesa Sanpaolo intende continuare a sviluppare nel Meridione per il superamento progressivo dei gap che attardano la sua crescita. È evidente che un settore tecnicamente sfidante come quello dell’energia non può essere affrontato con la semplice volontà di investimento ma occorreranno visione, network con le competenze e con il capitale umano del territorio e coerenza delle fonti di finanziamento, ed è proprio questa la frontiera prescelta dalla Banca, con una interpretazione di avanguardia del proprio ruolo”.

I RISULTATI DELLA RICERCA
1. Ancora alta la dipendenza dalle fonti fossili. Cina e USA continuano a guidare la domanda. Europa tra i principali consumatori di Gas naturale.
• Il 14% della popolazione mondiale, pari ad oltre 1 miliardo di persone non dispone di energia elettrica. Questo dato è sceso dagli 1,7 miliardi del 2000, grazie alla creazione di circa 1,2 miliardi di nuove connessioni elettriche.
• Con la diffusione dell’accesso all’elettricità sono aumentati i consumi. Oggi vengono consumati nel mondo circa 14 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio. Da qui al 2040 la domanda dovrebbe crescere di un ulteriore 30% per soddisfare una popolazione di oltre 9 miliardi di individui.
• I consumi di energia sono concentrati su 3 aree mondiali: Cina, Stati Uniti, UE28. Esse rappresentano quasi il 50% del totale (Cina il 22% del totale, Stati Uniti il 16%, UE28 l’11,6%).
• Ma sono i Paesi non-OCSE – in particolare quelli asiatici – a guidare di fatto l’aumento della domanda. Essi rappresentano i due terzi dell’incremento dei consumi energetici mondiali.
• La parte preponderante di questa domanda è ancora soddisfatta attraverso l’utilizzo delle fonti fossili (petrolio per il 34,2%, carbone per il 27,6% e gas per il 23,4%); tra di esse cresce il ruolo del gas naturale mentre si riduce quello del carbone. In aumento il peso delle rinnovabili, guidate da eolico e solare, anche se la quota complessiva resta ancora esigua e pari al 3,6% del totale.
• Stati Uniti e Cina guidano la classifica dei paesi consumatori di petrolio (rispettivamente con il 20,2% ed il 13% dei consumi totali). Stati Uniti, paesi del Medio Oriente, Europa e Russia sono i principali consumatori di gas naturale (rispettivamente con il 20,1%, il 14,6%, il 14,5% e l’11,6% dei consumi totali).
• L’OCSE è la principale area produttiva con il 30% dell’energia globale prodotta. Gli Uniti Stati e la Francia hanno prodotto insieme quasi il 50% di tutto il nucleare; mentre l’Arabia Saudita, la Russia e gli Stati Uniti hanno contribuito insieme a poco meno del 40% della produzione di greggio, e gli ultimi due paesi anche al 40% di quella di gas naturale.
• Le fonti rinnovabili crescono a ritmi sostenuti. Dati recenti danno un incremento di capacità degli impianti di 168 GW, pari a oltre i due terzi della crescita della capacità elettrica netta mondiale. La capacità totale di energia pulita è più che raddoppiata nell’ultimo decennio, e in particolare quella delle rinnovabili non idroelettriche è aumentata di oltre sei volte. Nonostante l’espansione di solare fotovoltaico, eolico, solare termico e geotermico prosegua a ritmi molto veloci, nel loro insieme esse costituiscono ancora meno del 2% della produzione globale di energia.

2. Le scelte energetiche della Cina stanno impattando in maniera rilevante sui trend globali
• La politica energetica cinese è saldamente incentrata su un mix di energie; elettricità, gas naturale e tecnologie pulite, digitali e ad alta efficienza.
• Il paese è anche il principale destinatario degli investimenti energetici. Degli 1,8 trilioni di $ spesi a livello globale nell’ultimo anno, un quinto è stato speso in questo paese.
• Con la Belt and Road Initiative è partita la sfida di un ambizioso piano di investimenti infrastrutturali, anche in campo energetico. Il paese sta già partecipando a progetti transnazionali interessanti in ambito energetico, ma una delle sue priorità è il miglioramento della rete interna. Il 29% dei progetti della BRI riguarda l’energia.
• La Cina ha importato 249 milioni di tonnellate di petrolio greggio da paesi della BRI pari al 65% del totale di crude importato. Contestualmente ha esportato prodotti petroliferi per 19,3 miliardi di dollari di cui il 70% esportato nei BRI (in particolare nel sud-est asiatico).

3. I paesi dell’area Mena (Middle East & North Africa) hanno un ruolo rilevante nel panorama energetico mondiale.
• L’area MENA incide per il 20,5% sulla produzione mondiale di combustibili fossili; nel Middle East & North Africa sono stati prodotti oltre 1,6 miliardi di tonnellate di petrolio (il 37% di quanto prodotto a livello mondiale) e oltre 800 miliardi di metri cubi di gas naturale (pari al 22% di quanto prodotto globalmente).
• Il 66% della produzione di greggio realizzata dai paesi MENA è esportata; le esportazioni mediorientali sono dirette prevalentemente verso i paesi asiatici, quelle nordafricane sono indirizzate soprattutto in Europa.
• La quota di gas naturale esportato dall’area MENA è pari al 26% del totale prodotto. Il 32,6% delle esportazioni di gas naturale via pipeline dai paesi MENA è diretto verso destinazioni all’interno della stessa area e il resto verso paesi limitrofi all’area.

4. Il gas naturale è una delle principali commodity per i sistemi energetici mondiali e le infrastrutture per il suo trasporto stanno assumendo rilievo crescente
• La quota di questo combustibile sul totale prodotto a livello globale è passata in circa 45 anni dal 16,2% al 22,1%; mentre dal lato della domanda il gas naturale pesa per il 23,4%.
• Il 23,2% dell’elettricità è generata dal gas naturale, che risulta la seconda fonte dopo il carbone (38,4% del totale).
• Si prevede che entro la metà del prossimo decennio gli Stati Uniti diventino il maggiore esportatore mondiale di gas naturale liquefatto (GNL). Su scala mondiale, è previsto un raddoppio del numero degli impianti da qui al 2040, con nuova capacità proveniente principalmente da Stati Uniti e Australia, seguiti da Russia e Qatar.
• I corridoi energetici per il trasporto del gas possono essere: captive (gasdotti, nel caso del gas naturale) e open sea (rotte del GNL dagli impianti di liquefazione nei paesi esportatori ai terminali di rigassificazione nei paesi importatori o il re-export dai paesi importatori ad altri paesi importatori).
• Quattro gasdotti collegano i paesi esportatori della costa Sud (Algeria e Libia) con i paesi europei della costa Nord, per una capacità totale di oltre 60 miliardi di metri cubi all’anno. Tre gasdotti collegano l’Algeria a Spagna ed Italia e il quarto collega la Libia all’Italia.
• Sulle coste del Mediterraneo sono presenti 19 terminali GNL, di cui 14 per la rigassificazione ai fini dell’importazione di gas naturale e 5 di liquefazione per l’esportazione del gas.
• La Spagna è il paese con la più alta capacità di importazione di GNL e rappresenta il 37,5% della capacità totale di rigassificazione dell’Area Med, dal lato delle esportazioni di GNL, l’Algeria detiene il 61,7% della capacità totale di liquefazione.
• Il costante aumento nel commercio di GNL su scala globale (+12% nel 2017 rispetto all’anno precedente) renderà la regione mediterranea sempre più collegata ad altri bacini e continenti.
• Un uso efficace delle risorse e delle infrastrutture attualmente disponibili nonché di quelle previste/pianificate (come il gasdotto EastMed, i gasdotti IGI e IGB, il TAP, lo IAP ed i nuovi terminali GNL) e lo sfruttamento dei giacimenti recentemente scoperti, consentirebbe di migliorare la diversificazione dell’approvvigionamento di gas, potenziando l’integrazione tra le aree e supportando l’evoluzione verso un mercato europeo interconnesso.

5. La modalità di trasporto con cui l’oil & gas vengono spostati è prevalentemente quella marittima
• Le merci oil & gas trasportate nel mondo via mare ammontando a 3,1 miliardi di tonnellate, delle quali il crudo oil con 1,8 miliardi di tonnellate rappresenta il 60%, i prodotti derivati e gas il 40% con 1,2 miliardi. Nel dettaglio di questi ultimi l’8,7% riguarda il trasporto di gas naturale liquefatto (GNL) pari a 268 milioni di tonnellate, mentre il 2,9% è relativo al gas da petrolio liquefatto (GPL).
• Il commercio di GNL è cresciuto, negli ultimi dieci anni, con una media del 5% annuo. Si prevede che la domanda di questo combustibile rimanga forte nel prossimo futuro, trainata in gran parte dalla domanda cinese ed europea.
• Nell’ambito dei flussi energetici il Mediterraneo ancora una volta ha un ruolo predominante perché si trova su una delle rotte privilegiate per questi prodotti: il Canale di Suez rappresenta infatti uno snodo cruciale attraverso il quale passa quasi il 10% del traffico globale di oil e GNL.
• Insieme a Suez, gli stretti di Hormuz e Malacca sono gli altri due grandi snodi di transito mondiale di Energy. I tre rappresentano il 40% dei transiti navali di petrolio mondiali.
• Riguardo all’Italia, i porti hanno gestito un traffico di 184 milioni di tonnellate di rinfuse liquide, pari al 37% del totale Italia. Tale categoria di merci si conferma la principale gestita dai nostri scali.
• I primi 5 porti (Trieste, Cagliari, Augusta, Milazzo e Genova) rappresentano il 70% dell’intero traffico liquido nazionale e Trieste, con 43,2 milioni di tonnellate, si conferma lo scalo italiano che movimenta i volumi più elevati. Seguono Cagliari ed Augusta in Sicilia.
• I porti del Mezzogiorno rappresentano il 45% del traffico oil nazionale.

6. L’Italia è ancora dipendente dall’estero per le importazioni di combustibili fossili, cosa che la rende vulnerabile quanto a sicurezza energetica. Ha tutto l’interesse, quindi, a sviluppare efficienza, risparmio energetico e fonti rinnovabili
• La dipendenza energetica dall’estero è pari al 78,6%, alla quale contribuiscono maggiormente le importazioni di petrolio e, soprattutto, il gas naturale.
• Per il gas la dipendenza del nostro Paese dall’import è superiore al 90% (contro una media europea di circa il 70%). Il gas naturale arriva in Italia attraverso gasdotti, per il 50% proveniente dalla Russia.
• Quasi il 12% delle importazioni italiane di gas naturale riguarda il GNL, una quota in crescita rispetto al biennio precedente.
• Il peso delle rinnovabili in Italia è aumentato. La quota sulla produzione lorda elettrica è passata dal 17% del 2007 al 36%. Il consumo invece è più che raddoppiato.
• Il dato dell’incidenza delle rinnovabili sui consumi totali (18,3%) risultava (nel 2017) superiore agli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2020 pari al 17%, ma è oggi sfidante considerando il nuovo target del 28% al 2030.
• Nella maggior parte delle regioni il mix di produzione elettrica è sbilanciato a favore della fonte termoelettrica (con percentuali che vanno dal 70 ad oltre l’80% del totale della produzione lorda), ma ci sono alcune regioni che si distinguono nella produzione rinnovabile, prevalentemente per l’idroelettrico ma non solo (ad esempio in Trentino A.A. solo il 17% della produzione lorda proviene da fonte termoelettrica ed il 78% da hydro; in Umbria solo il 27% da termoelettrico e circa il 50% da hydro; in Basilicata il 18% circa da termoelettrico e oltre il 60% da eolico).
• Per il maggiore peso dell’idroelettrico e per le bioenergie si distinguono le regioni del Nord (81,6% della produzione hydro; 62,8% della produzione da bioenergie). Mentre eolico e fotovoltaico prevalgono maggiormente nella produzione delle regioni del Mezzogiorno (rispettivamente il 96,7% ed il 42,9%).
• Il Mezzogiorno riserva energetica del Paese: estrazione concentrata quasi tutta nel Sud; la Basilicata da sola pesa per l’84% della produzione a terra di Oil & Gas. seguita dalla Sicilia (9,6%); il 23% della produzione a mare ricade in zone al Sud. Il Sud produce il 50% circa del totale dell’elettricità da fonti rinnovabili (eolica, solare, bioenergie e geotermica).

7. I bilanci elettrici delle regioni italiane non sono in equilibrio. Non tutte le regioni riescono a far fronte alle richieste di elettricità con la produzione interna; alcune registrano un surplus, altre consumano più di quanto producono.
• Le regioni del Nord si distinguono per poco meno della metà della produzione netta di energia elettrica. Il Centro pesa per il 15% mentre le regioni del Mezzogiorno per circa il 35%.
• Tra le regioni che hanno contribuito di più alla produzione si distinguono Lombardia (16% del totale) e Piemonte (10% circa del totale) nel Centro-Nord, Puglia (11%) e Calabria (6% al Sud.
• Prevalgono i consumi industriali nel Nord e nel Mezzogiorno (rispettivamente il 47,2% ed il 35,6% sul totale dell’elettricità consumata), mentre prevalgono quelli del terziario nel Centro (41,9%). I consumi domestici assorbono una maggiore quota di elettricità sul totale nelle regioni del Mezzogiorno (il 28,4%) rispetto a quanto accade nelle aree del Centro (24,8%) e del Nord (17,8%).
• La Lombardia è la regione con la più alta domanda di energia elettrica (pari al 21,5% del totale richiesto); prima del Sud per fabbisogno è la Sicilia (6,1%) seguita da Puglia (poco meno del 6%) e Campania (5,7%).
• Tra le 12 regioni hanno consumato più di quanto prodotto, 3 sono del Mezzogiorno (Sicilia, Abruzzo e Campania). La Puglia è l’unica regione del Mezzogiorno che esporta parte della sua produzione all’estero.

8. In Italia la spesa pubblica per l’energia rappresenta oltre la metà del totale della spesa per infrastrutture. Anche per il Mezzogiorno il peso di questo settore è rilevante
• La spesa pubblica per l’energia rappresenta il 57,7% del totale della spesa per infrastrutture con una crescita del 3,7% rispetto al dato del 2007. Anche per il Mezzogiorno il dato è del 54,3% con un aumento di quasi il 20% rispetto al dato di dieci anni fa.
• Il Mezzogiorno rappresenta il 28% del totale dell’intera spesa energetica nazionale; Sicilia, Puglia e Campania rappresentano con il 18,7% del totale Italia.

9. Le risorse comunitarie disponibili nella Programmazione 2014-2020 per l’energia sono in calo rispetto al passato. Ad ottobre 2017, più della metà dei progetti nazionali risulta essere conclusa
• Nell’ambito dell’attuale Programmazione 2014-2020, i POR delle regioni del Mezzogiorno hanno previsto per l’energia quasi 3 miliardi di euro di finanziamenti, pari a circa 142 euro per abitante. Rispetto alla passata Agenda c’è stato un lieve calo: per il periodo 2007-2013 le risorse disponibili erano, infatti, quasi 3,5 miliardi di euro pari a 168 euro pro capite.
• Il monitoraggio degli interventi in corso per il settore energetico, riferito ad entrambe le Agende di programmazione (2007-2013 e 2014-2020), censisce a livello nazionale, oltre 11mila progetti per un costo complessivo di 4,1 miliardi di euro destinati per oltre il 70% ad opere infrastrutturali. Il costo medio per progetto è pari a circa 370 mila euro.
• Per il Mezzogiorno, i progetti monitorati sono quasi 6mila per un costo complessivo di 2,9 miliardi di euro, rappresentando quindi il 50% dei progetti italiani. La Calabria è la regione con il maggior numero di progetti, mentre la Campania è quella con la maggior quota di risorse coinvolte.
• Ad ottobre 2017, più della metà dei progetti nazionali risulta essere conclusa, mentre circa il 40% si riferisce a progetti in corso.
• Nell’ambito dell’Agenda 2007-2013, ulteriori risorse per l’energia derivavano dal POIN Energie rinnovabili e risparmio energetico: si tratta di 1.1 miliardi di euro per quasi 2.500 progetti. In tal caso, il 94% degli stessi risulta essere concluso.

10. Anche il Partenariato Pubblico Privato aiuta le opere energetiche.
• Nell’ambito degli strumenti a disposizione per il finanziamento di opere energetiche rientra anche il PPP. Considerato il periodo 2002-2017, il comparto dell’energia registra oltre 4mila bandi per un importo pari a quasi 18 miliardi di euro. Rispetto al totale delle opere in PPP, il comparto dell’energia pesa per il 13% in termini di numero di bandi e per il 20% in termini di importi in gara.
• Per i progetti energetici si registra un importo medio di 4,5 milioni di euro, a fronte dei 2,9 milioni per il totale delle opere in PPP.