Taglio del nastro per l’emporio solidale che sorge in un bene confiscato alla criminalità organizzata in via Galante a San Giorgio a Cremano ( Napoli ). Un supermercato di beni di prima necessità ma anche vestiario, dedicato alle famiglie più bisognose che qui verranno accolte con solidarietà e rispetto, previa consegna di una carta speciale. A beneficiari sono cento famiglie con Isee inferiore a 6mila euro che hanno inoltrato domanda entro il 25 novembre, rispondendo ad un bando pubblicato sul sito istituzionale del Comune; la graduazione ha durata annuale. Il progetto vede insieme Ambiente Solidale società cooperativa sociale onlus, con il CAIR Comitato Assistenza Istituzioni Religiose – Onlus ed è promosso dalla Caritas Diocesiana di Napoli e dal Comune di San Giorgio a Cremano. «Il nostro obiettivo era unire la legalità e quindi la rifunzionalizzazione di un bene confiscato alle mafie con l’importanza della solidarietà e del rapporto col territorio» ha detto il sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno che ha ricordato il recupero e il riutilizzo dei beni confiscati sul territorio cittadino. «Un luogo che rappresenta molto più di un semplice servizio: è un simbolo di riscatto e di speranza per tutta la comunità” ha aggiunto Antonio Capece, presidente della Cooperativa Sociale Ambiente Solidale «Questo spazio, sottratto alla camorra, torna finalmente alla collettività per diventare un punto di riferimento per chi vive situazioni di difficoltà”. «Se i poveri si servono insieme, si servono meglio» ha detto la direttrice Caritas Diocesana di Napoli Suor Marisa Pitrella “è un segno di uno sguardo comune dove insieme custodimo le persone non per assisterle ma per promuoverle». Il Presidente Associazione CAIR Don Marcello Bello ha sottolineato il primato di questo spazio «l’esperienza degli empori è nata dodici anni fa nella Diocesi di Napoli , eppure questa è la prima volta che l’ente Comune si interessa a questo tipo di progetto e vi partecipa come protagonista». A tirare le conclusioni il prefetto di Napoli, Michele di Bari: «questo ambiente solidale significa che c’è il luogo privilegiato in cui l’umanità, attraverso i propri sforzi, la propria mente, il proprio volto, il proprio senso di appartenenza come umano, ha la capacità di guardare oltre e intercettare i bisogni degli ultimi». Il prefetto ha sottolineato che c’è stata una unione istituzionale tra pubblico e privato «in un bene confiscato che era destinato primariamente a fare del male» ma oggi «questo bene ha subito una sua trasformazione, si è convertito» e sarà «una testimonianza vivente di come un bene possa trasformarsi in una azione volta ad intercettare i bisogni delle persone». All’evento parroci, esponenti della politica, del volontariato e molti cittadini.