È alle battute finali la campagna elettorale, considerata più strana, degli Stati Uniti d’America. A Philadelphia con Bruce Springsteen e Jon Bon Jovi, il presidente Obama ha pronunciato l’ultimo accorato discorso in favore della candidata democratica Hillary Clinton, mentre il repubblicano Donald Trump raggiungeva il Michigan, l’ultimo sforzo. Il countdown dunque è iniziato ed è possibile che già alle 9 di questa sera, 3 di mattina in Italia, si saprà se il 45esimo presidente sarà la prima donna candidata ufficialmente per la conquista della Casa Bianca, già First Ladyal fianco del marito Bill Clinton, Governatrice dello Stato di New York e quindi Segretario di Stato con Barack Obama; oppure l’uomo d’affari, figlio di un immobiliarista di successo, e magnate nuiorchese.
Una lotta piena di colpi di scena e, spesso di colpi bassi, con dibattiti di sovente senza contenuti, e scanditi da un linguaggio diretto all’attacco personale. Le promesse di Donald Trump di “rifare grande l’America” tracciando confini con imponenti muri di cemento, lo scandalo delle email di Stato spedite dal telefono personale di Hillary Clinton riapparso a pochi giorni dalla fine della campagna elettorale. In altre parole gli americani, e il mondo intero, negli ultimi mesi hanno assistito ad una serie di innumerevoli “singolarità”, che di certo colloca l’ultima corsa per la poltrona più importante del mondo nella lista delle più chiacchierate di sempre.
Non si dica però che, dal 1788, anno delle prime elezioni presidenziali, gli Stati Uniti non abbiano conosciuto altre “bizzarrie” da propaganda elettorale. Di seguito elenchiamo 12 fatti e curiosità per la conquista della Casa Bianca, in attesa che gli americani possano fare la storia, di nuovo.
George Washington, il primo presidente degli Stati Uniti, è stato l’unico nella storia del Paese a vincere con il 100% dei voti del Collegio Elettorale. Questo principalmente perché i partiti non esistevano, e dunque la corsa fu incontrastata.
Victoria Wodhall e Fredrick Douglas: ritorno al futuro
La prima donna a correre per la presidenza americana è stata Victoria Woodhull, leader del movimento delle suffragette, nel 1872. Quasi 50 anni prima che il 19° emendamento permettesse alle donne di votare per le elezioni presidenziali (1920). La Woodhull scelse come vice-presidente Frederick Douglass, il primo afro-americano nominato per questo ruolo.
L’elefante contro l’asino
Il Partito Democratico ha iniziato ad usare l’asino come proprio simbolo nel 19° secolo, quando il candidato era Andrew Jackson (1828). Il suo avversario lo chiamò asino durante un comizio e così lo stesso Jackson decise di utilizzarlo per i manifesti della sua campagna. Un influente vignettista politico del tempo, Thomas Nast, cominciò poi ad utilizzare regolarmente il simbolo dell’animale nei suoi disegni. È merito dello stesso autore l’uso e la diffusione del simbolo dell’elefante per il partito repubblicano. Nast lo introdusse in una vignetta del 1874 pubblicata nel settimanale Harper’s Weekly.
Questione di età
Dovesse essere eletto, Donald Trump a 70 anni sarebbe il presidente più anziano. Ronald Reagan invece ne aveva 69 quando fu scelto la prima volta e 73 al secondo mandato. John F. Kennedy invece, a 43 anni è stato il presidente più giovane.
Dilungarsi, con cutela
Il discorso di inaugurazione di George Washington detiene il primato di orazione più corta in assoluto, con 135 parole. Il presidente William Henry Harrison invece, per la stessa occasione parlò per oltre due ore, mentre si abbatteva una pesante tempesta di neve. Nella circostanza di ammalò di polmonite e un mese più tardi morì.
Credere in un solo Dio
I testimoni di Geova non si recano ai seggi. E quidi non votano.
Perché blu democratici e rossi repubblicani?
Non c’è nessuna motivazione specifica nella selta del colore in corrispondenza del partito. In sostanza è una trovata giornalistica attribuita al reporter politico Tim Russert durante le campagna elettorale del 2000. Certo, ci sono ragioni logiche per l’utilizzo del rosso e del blu, entrambi sono i colori della bandiera americana.
Un americano vero
Non molti sanno che Gli Stati Uniti hanno avuto un vice-presidente nativo americano, Charles Curtis, un indiano appartenente agli Osage e Pottawatomie.
Jackpot
Due presidenti sono riusciti a vincere in 49 dei 50 Stati: Richard Nixon nel 1972 e Ronald Reagan nel 1984. Quest’ultimo ha ricevuto sia il maggior numero di voti popolari che quello di voti elettorali nella storia delle elezioni presidenziali statunitensi. Numeri che devono ancora essere superati
Urne di altri tempi
La Costituzione non specifica quale dovrebbe essere il giorno per andare a votare. Ed è così che agli inizi dell’Ottocento la gente poteva farlo da aprile a dicembre.
Perché accade di martedì
La ragione per cui negli USA si vota il martedì parte dalla metà dell’Ottocento, quando molti abitanti dei paesi rurali per poter raggiungere i seggi impiegavano molto tempo, mancando alla messa domenicale. Allora fu deciso questo schema: la domenica per la messa, il lunedì per il viaggio verso i seggi e il martedì per il voto vero e proprio. Inoltre, fu scelto il mese di novembre perché i contadini non erano più impegnati con il lavoro nei campi e il clima non impediva ancora gli spostamenti.
I soldi fanno l’elezione
Il denaro rimane un fattore cruciale per ogni ogni elezione. Hillary Clinton per la sua campagna ha raccolto 1 miliardo di dollari. Trump appena la metà.
Nota rilevante: per candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti d’America è necessario avere 35 anni; risultare residente permanente da almeno 14 anni; e soprattutto essere nato qui.