Il ricorso al Consiglio di Stato è stato già presentato. L’Associazione nazionale avvocati italiani prosegue la battaglia contro il regolamento sulle elezioni forensi e Il ricorso al Consiglio di Stato è stato già presentato. L’Associazione nazionale avvocati italiani prosegue la battaglia contro il regolamento sulle elezioni forensi e chiede la riforma del provvedimento del Tar Lazio che la scorsa settimana ha deciso in merito alla sospensione delle elezioni dei Consigli degli Ordini degli avvocati. Sospensione respinta dal tribunale amministrativo: le elezioni rinviate sono in parte in corso di svolgimento. “Non si può condividere la considerazione del Tar Lazio che ritiene che l’esame della illegittimità del regolamento possa essere procrastinato all’esito delle elezioni presso ogni singolo ordine”: così Maurizio De Tilla, professionsta partenopeo e presidente Anai, spiega i motivi del dissenso. “Non ha, infatti, alcun senso sostenere che la evidente illegittimità del sistema elettorale (voto per liste senza preferenze e con possibilità di indicare un numero corrispondente ai consiglieri da eleggere, e non già i due terzi come previsto dall’art. 28 terzo comma) si debba posporre al momento elettorale, essendo il diritto delle minoranze già direttamente compromesso da tale regolamentazione. La verifica ex post del sacrificio delle minoranze elude il problema. Gli avvocati hanno diritto ad una competizione elettorale che porti ad una equilibrata rappresentanza di tutte le diverse anime e posizioni dell’avvocatura”. Intanto, molti degli Ordini che avevano sospeso o rinviato il rinnovo dei Consiglio in attesa della decisione del Tar stanno facendo ripartire la macchina elettorale. “Il Tar Lazio – precisa De Tilla – non ha considerato che sia la Commissione Giustizia della Camera sia quella del Senato, con il loro parere, hanno condizionato espressamente l’approvazione del regolamento alla previsione del voto limitato ai due terzi dei consiglieri da eleggere. L’ordinanza evidentemente confonde le preferenze nell’ambito di una lista con il numero massimo dei voti da esprimere. Tra l’altro, se come fa il regolamento, si prevede il voto di lista senza preferenze, è di tutta evidenza che tali liste non potranno superare il numero di candidati pari a due terzi dei membri da eleggere perché altrimenti si violerebbe la tutela delle minoranze”.