Tra un po’ più di una settimana sono previste le elezioni israeliane che, mai come questa volta, sono considerate come un evento spartiacque che segnerà, nel bene e nel male, il Tra un po’ più di una settimana sono previste le elezioni israeliane che, mai come questa volta, sono considerate come un evento spartiacque che segnerà, nel bene e nel male, il destino della pace in Medio Oriente per i prossimi due anni e cioè fino alla scadenza del mandato dell’attuale presidente americano a fine 2016. Restano quindi otto giorni a disposizione degli schieramenti politici israeliani per promuovere le proprie idee e strategie per il futuro di Israele che, comunque vada, non può prescindere dal piano per una pace duratura che a sua volta non può che basarsi su un principio ormai assodato, e cioè dare uno stato indipendente ai palestinesi sui territori occupati nel 1967. Gli sviluppi delle ultime settimane che hanno visto da una parte l’innalzarsi del livello della tensione tra israeliani ed autorità palestinese, dopo la decisione della Corte Penale dell’Aja di accettare l’inclusione dello stato palestinese come 123 membro appartenente. D’altra parte, c’è stata altissima tensione nel rapporto tra Stati Uniti e Netanyahu a causa del discorso tenuto dal premier israeliano al Congresso americano boicottato da Obama, dal suo partito e da tutta l’amministrazione americana. Durante la visita del premier israeliano, Obama ha evitato qualsiasi contatto con Netanyahu e non l’ha ricevuto alla Casa Bianca addicendo i motivi del ” non incontro” al fatto che egli non può ricevere un premier che è nel pieno di una campagna elettorale nel suo paese. Si sa che non corre buon sangue tra i due leader, ma quel che è successo la settimana scorsa ha rappresentato un momento di rottura molto forte. A questo punto l’amministrazione americana fa trapelare l’idea che Netanyahu che ha provocato il problema, insistendo nella sua volontà di parlare al congresso americano nonostante il parere contrario di Obama, del partito democratico americano e gran parte degli israeliani secondo i quotidiani ed i sondaggi di Tel Aviv, deve adoperarsi per trovare un rimedio e riparare, per quanto possibile e se non è troppo tardi, i danni causati dalla sua visita. Ma siccome gli americani non si affidano alle iniziative degli altri, è iniziato un attacco mediatico contro Netanyahu che guarda caso ha origine a Washington! Succede che la sede americana del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth “Ultime Notizie”, citando fonti sicure, riporta una notizia dagli effetti devastanti per Netanyahu, il quale,14 mesi fa, avrebbe concordato una bozza di accordo coi palestinesi che dà loro il diritto ad uno stato indipendente sui territori occupati nel 1967, compresa quindi Gerusalemme! Il quotidiano libanese Assafir ” l’Ambasciatore”, http://assafir.com/Article/5/406184/AuthorArticle, analizza la manovra americana e prevede un crescendo di azioni americane nei prossimi giorni che ci separano dal 17 marzo, data delle elezioni israeliane, che mirano a colpire la reputazione di Netanyahu per indebolirlo e far in modo che non venga eletto nuovamente a capo del governo. Assafir paragona la manovra attuale a quanto successe a Peres nel 1996, che fu sconfitto dallo stesso Netanyahu per un rapporto trapelato sulla stampa su un accordo simile coi palestinesi. I prossimi giorni ci diranno se queste manovre avranno successo e , nel caso Netanyahu dovesse perdere le elezioni, se il nuovo premier israeliano procederà con Obama sulla via della pace oppure se, nel caso contrario di vittoria di Netanyahu, sarà lui stesso a farlo cedendo alle pressioni americane per rispettare gli impegni presi.