Egocentrismo o Ecocentrismo: abbiamo ancora il tempo di scegliere?

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fonte: vegetarianmode.blog

di Giuseppe Tranchese

Si parla tanto, forse troppo ed in maniera non costruttiva, di ambiente inquinato. Quello di cui non abbiamo ancora una chiara percezione è quanto esso sia irrimediabilmente inquinato e come gli interferenti biologici siano più vicini ad ognuno di noi di quanto si sia soliti divulgare attraverso i media o i proclami politici in clima di campagne elettorali.
Abbiamo modificato il nostro habitat dal punto di vista sia fisico (pensiamo ai campi elettromagnetici) che chimico, con l’introduzione nell’aria, nell’acqua, nei suoli, di centinaia di migliaia di molecole chimiche di sintesi dei cui effetti sulla salute sappiamo quasi nulla.
Sostanze che entrano nei nostri corpi attraverso la pelle, l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo, che si ritrovano nel cordone ombelicale e nel latte materno, interferendo con lo sviluppo embrionario e fetale, con la possibilità di dare origine a patologie che possono manifestarsi non solo nell’infanzia ma anche nell’età adulta: dal cancro alle patologie metaboliche, dai disturbi cardiovascolari alle sindromi neurodegenerative.
Non è semplice fare una graduatoria e distinguere in vivo, e non in esperimenti di laboratorio, la tossicità di una singola sostanza rispetto ad un’altra, vista la loro azione spesso combinata, con effetti variabili anche in base alle condizioni individuali: l’età, lo stato di salute, la capacità – spesso predisposta geneticamente – di disintossicazione dell’organismo.
Se è vero che la maggior parte delle relazioni tra sostanze tossiche e patologie umane le ritroviamo in ambito professionale: amianto e mesotelioma, amine aromatiche e neoplasie della vescica, benzene e leucemie mieloidi, formaldeide e tumori nasali, cloruro di vinile monomero e cancro del fegato, fumo di sigaretta e rischio cancerogeno polmonare, è anche ormai assodato che, ad ogni aumento di particolato nell’aria è associato, a breve termine, un aumento di eventi avversi cardiaci e respiratori. A ciò si aggiunge (non solo negli uomini ma anche, per molti aspetti, negli animali domestici che vivono a stretto contatto con noi) un incremento degli aborti “spontanei”, di malformazioni fisiche, di danni allo sviluppo cognitivo con netto aumento, nell’uomo in particolare, di disturbi dello spettro autistico, di deficit di attenzione ed iperattività, di dislessia e riduzione del quoziente intellettivo, nonché forme precoci di demenza. Non ultima l’esponenziale ascesa delle patologie metaboliche quali l’obesità ed il diabete, tutte condizioni accomunate dall’esacerbazione dello stress ossidativo e conseguenti infiammazioni croniche degli endoteli vascolari e del tessuto nervoso.
Tutti gli organismi in accrescimento (embrioni, feti, neonati, bambini e giovani animali d’affezione, questi ultimi decisamente più monitorati negli ultimi vent’anni quali spie biologiche) dimostrano di essere più suscettibili agli inquinanti ambientali per molte ragioni, anche fisiologiche: i loro metabolismi accelerati li inducono ad assumere più cibo, più acqua e più aria, compiendo il doppio degli atti respiratori rispetto agli adulti. Anche molte vie metaboliche ed enzimatiche non sono ancora pienamente funzionanti e così la capacità di eliminare sostanze tossiche è nettamente inferiore. Fondamentale, altresì, considerare quanto il cervello in via di sviluppo sia estremamente suscettibile agli inquinanti ambientali, probabilmente perché, sin dalle prime fasi della vita intrauterina, è l’unico apparato in cui è presente tessuto adiposo, organo vero e proprio, in grado di captare tutte le molecole lipofile ed in particolare quelle tossiche.
Il cancro dell’infanzia (con un incremento in Italia del 3,2% dagli anni ‘80 al 2002) dovrebbe far sorgere più di una domanda, considerando che, a parte un’alimentazione non sempre adeguata, i bambini non fumano e non bevono alcool.
Soprattutto nel nostro Paese, i controlli ambientali sono scarsi e spesso non affidabili, i disastri ecologici sono ricorrenti, le bonifiche rimangono inattuate. Anche il concetto dei “limiti di legge”relativamente alle tossine non è affatto cautelativo nei confronti della salute, in quanto basato sul compromesso tra conoscenze scientifiche del momento ed interessi economici. Il concetto di “soglia” non ha alcun senso dal punto di vista biologico perché ogni individuo è un’entità a sé, con un patrimonio genetico ed una risposta epigenetica non sovrapponibili e non massificabili.
Cercheremo nei prossimi articoli di approfondire ognuno degli aspetti sopra accennati e di avanzare qualche riflessione sulle possibili strade da intraprendere per provare ad arginare questo fiume in piena, partendo, forse in primis, dallo spogliarci da questa suicida cultura egocentrica per abbracciarne una più ecosostenibile, più “eco-centrica”.