Interessante analisi di Stefano Manzocchi sul Sole 24 ore di mercoledì 6 luglio 2016. E’ un focus sull’accelerazione della spesa di fondi Ue dalla quale emerge che tuttavia nel Mezzogiorno i settori dinamici non decollano.
“Nessun dubbio – scrive il giornalista – che i dati preliminari Istat sulla dinamica delle macro aree italiane nel 2015 concedano un po’ di conforto, e un qualche motivo di ottimismo ma… al netto della crescita percentuale molto incoraggiante dell’agricoltura … il traino principale… arriva dalle costruzioni…”.
Pur riconoscendo il valore positivo di un dato che, dopo gli anni della crisi, per la prima volta porta il segno più, resta negativo l’apporto del settore industriale, cui si unisce la contrazione (-0,6 percento) dei servizi professionali e finanziari.
Il segnale che viene dai settori più dinamici e innovativi, quindi, induce a una riflessione sulla progettazione per i Fondi Ue a cui siamo legati come Paese: tuttora frammentata e piena di duplicazioni, specie nel Mezzogiorno.
Lo dicono i numeri: oltre 50 progetti nazionali e regionali per il 2004-2020, più altri ancora per l’agricoltura ed una ventina di progetti di cooperazione tra regioni europee. Tanta carne al fuoco che è difficile da gestire con una macchina amministrativa delle regioni che spesso non riesce a stare al passo.