E la nave non va. In particolare quella che è al largo per permettere l’esodo dei profughi

in foto un'immagine generica di Ong (Imagoeconomica)

È arcinoto che da tempo navighi, sempre più carica, anche di pericoli di ogni genere, una flotta variopinta e variegata di naviglio di ogni genere che, per alcuni versi, ricorda quella delle galere che, qualche secolo fa, non tanti, trasportavano gli schiavi dall’Africa all’America e anche altrove.

La stagione estiva, è più che noto, è complice, si fa per dire, della ‘ndrangheta per quanto riguarda l’incremento degli sbarchi clandestini, in Italia e non solo. Una riflessione che si afferma, con sarcasmo mai più così fuori luogo, è quella che fa ammettere che il Mediterraneo, ancora oggi ma fino a quando non è dato sapere, purtroppo, in diverse occasioni è indicato ancora come Mare Nostrum. Quello cioè delle popolazioni che affacciano sulle sue sponde, che è prossimo a divenire Mare Nullius, di nessuno più che di tutti, sempreché ciò non sia già successo e il resto del mondo non se ne sia accorto. Perché è più opportuno descriverlo come di nessuno e non di tutti? Perché ormai da un po’ di anni a questa parte troppi scorrazzano, sopra e sotto la sua superficie, senza occuparsi minimamente della sua salute sotto ogni punto di vista, sempre della serie tanto, prima o poi, qualcuno lo farà.

Paradosso dei paradossi è che quanti sono in testa alla lista dei non proprio adamantini frequent shippers di quelle acque, sono proprio le Ong. Rappresentano quelle stesse la quintessenza di chi le idee chiare sulla vicenda le ha solo per ciò che attiene a questioni di interessi personali connessi e mal nascosti, come quelli di chi dichiara di voler fare una cosa e poi sgomita e crea pretesti per fare l’esatto opposto.  Tutto ciò in barba a quanto deciso in precedenza con i vari governi e loro incaricati. Il problema dei problemi é che la matassa che ingloba tale fenomeno, nonostante stia in mano a volenterosi che vorrebbero dipanarla o almeno affermano di essere disposti a farlo, essa continua a tutt’oggi a intricarsi ancor più. Con tutti gli ostacoli che di recente hanno fatto capolino sul palcoscenico del mondo, era questa l’ultima delle vicende di cui si potesse avvertire la mancanza.

Tutto quanto gira intorno al problema di cui sopra non è solo ciò che è visibile agli occhi di quell’umanità che tutte le mattine si alza per recarsi a scuola o al lavoro. Parafrasando il titolo di un film di qualche anno fa che ebbe un discreto consenso sia degli spettatori che della critica, Donne sull’orlo di una crisi di nervi, in questa circostanza a essere in quel procinto è l’umanità intera e chi ne cura le sorti. La settimana appena iniziata apre le danze per tanti di quei balli di corte da fare invidia a quelli messi in atto al Congresso di Vienna, per quanto riguarda gli italiani oggi c’è già Consiglio dei Ministri. Peccato però che il vento che tira un pò dappertutto sulla faccia del pianeta sia ben diverso da quel refolo gradevole che proveniva dal Danubio Blu. A proposito, domani il tempo cambierà drasticamente. Per ora solo quello metereologico. Per il resto… “settembre poi verrà”, cantava Peppino Gagliardi da poco scomparso, ” e piangeranno… “Meglio attualizzare: quel mese è dietro l’angolo e sono tanti quelli che stanno piangendo già da un po’. Come se non bastasse, la commozione continua a crescere.