È già da un po’ che dagli istituti di emissione arrivano sui mercati notizie sibilline

In foto Christine Lagarde

È dura per gli operatori economici, in particolare quelli finanziari, star dietro alle decisioni della FED e della BCE. Deve essere successo che sono saltati dei passaggi in sala comandi e si sia creata una sfasatura tra le massime espressioni del sistema finanziario mondiale. Superfluo aggiungere che in tal modo anche le altre banche centrali si sono dovute adeguare ai comportamenti della FED e della BCE. Così facendo, per riportare con completezza l’informazione appena riportata è necessario aggiungere che la riduzione del tasso di inflazione non ha dato, nei tempi ipotizzati, i risultati che erano stati previsti. Al momento i mercati finanziari, in particolare quelli formalmente sganciati dal mondo della produzione e quindi dell’economia reale, sono agitati e turbano con effetto domino l’andamento mondiale delle borse. Di conseguenza è comparso uno degli atteggiamenti propri di queste circostanze: il rinvio degli investimenti. È noto che nella logica dell’imprenditore, il primo appeal a investire dopo la tranquillità sociale del luogo individuato, provenga dal costo e/o dal rendimento del capitale da impiegare. In momenti del genere per il capitalista è vincente la logica di non investire, anzi in determinati casi disinvestire. Nei campi i vecchi massari sostengono  che quando il mercato è “in furia”, cioè è agitato, non si deve comprare, tutt’al più vendere. Andando nel concreto dà non poco da pensare che il Governo della UE e quello degli USA ufficialmente non chiedano conto di quanto sta accadendo tanto a Powell quanto a Lagarde. Beninteso senza voler assolutamente ingerire nel loro operato, quanto per avere il maggior numero di informazioni per evitare di rimanere impantanati. C’è in agguato un nemico più che pericoloso: il tempo. In situazioni come quella descritta,  quello stesso non ammette dilazioni, anzi arreca forti disagi.