“Due Napoli” accusano la politica e il Comune

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in foto Ermanno Corsi

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di oggi, martedì 4 gennaio, all’interno della rubrica “Spigolature”. L’intervento del noto giornalista si inserisce nel dibattito suscitato dalle trasmissioni televisive dedicate negli ultimi tempi a Napoli: un dibattito viziato, secondo Corsi, da “posizioni pregiudiziali di schieramento” che non “favoriscono una riflessione, la più oggettiva possibile, su Napoli”, sui “suoi limiti e le sue potenziali prospettive”.

di Ermanno Corsi

Sarà che per molti la chiacchierologia è una strabordante “scienza esatta”, sarà che tanti parlano e straparlano “senza assicurarsi che il cervello sia inserito”, sta di fatto che due trasmissioni televisive della Rai dedicate negli ultimi tempi alla Città e alla sua storia ultra millenaria, o non sono state comprese a pieno (per i messaggi che contengono), oppure hanno fornito solo una ulteriore occasione per valutazioni contrastanti e per polemiche risentite che, partendo da posizioni pregiudiziali di “schieramento”, non arricchiscono il dibattito pubblico. E nemmeno favoriscono una riflessione, la più oggettiva possibile, su Napoli: i suoi limiti e le sue potenziali prospettive. A tratti risultano speculari, ma nella modalità formale molto divergenti, le narrazioni della Città fatte, a distanza di vari mesi, da Corrado Augias e da Alberto Angela.

LE CITTA’ SEGRETE. Con la sua rubrica, partendo dalla Calabria (“dove tutto è perduto fino a quando lo Stato non interverrà in modo massiccio”), Augias viene a Napoli con un’idea precisa: rappresentarla nei due fondamentali profili della “nobilissima, storica monumentalità” e del mortificante stato di abbandono. Un contenitore di alti valori artistico-musicali e di un irrimediabile sfasciume edilizio-ambientale. In sostanza: una “grande bellezza” in una città per molti aspetti “malavitosa e stracciona”. La parte “antropologica” permalosa e suscettibile ha parlato di “stereotipi offensivi”, di denigrazione di una “invidiabile storia culturale” (è il caso di ricordare l’uscito di scena Luigi de Magistris, sindaco con la bandana, quando istituì lo sportello-querele per chi si fosse azzardato “a parlar male di Napoli”: sportello chiuso subito dopo l’apertura…). Il reportage augiasiano mette il dito su due punti che tuttora scottano: l’intreccio fra politica e camorra con questa al fianco della prima (caso Cutolo-Cirillo), e la vicenda Maradona con l’imbarazzante domanda: in quale posto del mondo c’è un calciatore che assurge a simbolo esclusivo di un’intera Città? Offendersi per questo, tira dritto il telegiornalista scrittore, è un “sentimento inutile”.

UNA SOLA DIMENSIONE. Alberto Angela ha fatto una scelta opposta: fuori tutta la straordinaria seduttività di Napoli ignorando completamente quanto di negativo ha accompagnato in crescendo, fino ai giorni nostri, i suoi 2500 anni di storia. Quattro milioni di telespettatori hanno così “visto da vicino” un accumulo stratificato di valori architettonici e culturali. Un patrimonio che, con “Stanotte a Napoli” in onda la sera di Natale, si è potuto ammirare dal lungomare Caracciolo alla Certosa di San Martino, dal tesoro di san Gennaro al Cristo velato e a Santa Chiara nel centro antico, da Castel dell’Ovo ai presepi di San Gregorio Armeno passando per la basilica di san Francesco di Paola e il Palazzo reale (tutto nella “rilucente” calma notturna, senza un minimo cenno alla assordante baraonda diurna).”Ho ritenuto di svelare a tutti una realtà meravigliosa”, spiega Angela, da tre anni cittadino onorario di Napoli. Una realtà, peraltro, che appartiene al passato e non alla convulsa contemporaneità di Napoli. Quanto basta, comunque, per consentire all’antropologo Marino Niola di avere l’impressione che si sia messo in moto “un mainstream favorevole a Napoli dopo quasi venti anni di immagini da romanzi neri”.

UNA DUPLICE ACCUSA. Viene formulata in modi diversi, nei confronti della classe dirigente, sia da Corrado Augias che da Alberto Angela. Destinatari sono quanti hanno consentito che uno straordinario patrimonio venga assediato ogni giorno da un intollerabile e soffocante degrado fino a diventarne prigioniero senza alcuna via d’uscita. Condivisibile e legittimo l’interrogativo che pone Alfonso Ruffo: perché Napoli così bella di notte e ricca di tesori, resta alla fine tanto povera e disperata? La “coscienza sporca” della Città si è tanto indurita che difficilmente qualcuno, dei chiamati in causa, si riconoscerà responsabile (almeno per la piccola-grande parte che lo riguarda…).

SACRO E CALZANTE AMMONIMENTO. ”Non gettate qualcosa di grande pregio e bellezza a chi non sa coglierne il valore”. Così Gesù (vangelo di Matteo) nel discorso della montagna.