Due facce di una stessa medaglia

Un tempo si diceva che le disavventure non si manifestano tutte solo per nuocere. Alcune di esse, aggiungeva un gruppo di pensatori che frequentava con assiduità la sala del cineforum della locale parrocchia, riescono bene a far concentrare l’attenzione di chi è addetto alla verifica di alcuni problemi, di quelli precisamente che non sono risultati chiari a una ricognizione ordinaria. Così accade che tutto ciò che, a una prima indagine, può sembrare uno scherzo crudele e sgradito della combinazione di disparati elementi che fanno girare, almeno nei tempi tranquilli, regolarmente il mondo, se ne manifesti poco dopo un’altra di genere completamente diverso. Per dare solo un’idea di quanto appena riportato, è sufficiente pensare a un terremoto di intensità considerevole. Talvolta, insieme a morte e distruzione, esso provoca anche la liberazione nell’ambiente dove si è verificato dagli impedimenti naturali che non consentivano di estrarre dal sottosuolo considerevoli quantità di ogni prodotto indispensabile per un regolare funzionamento di quanto si intende proiettare nel futuro. Le cosiddette terre rare possono rappresentare un valido esempio della sequenza appena abbozzata. Si ritorna con l’attenzione sull’affermazione che una situazione di disagio può essere, anche se solo in parte, un catalizzatore valido per traghettare l’umanità in una realtà diversa, certamente sgrossata da tante negatività verso chi lo popola. Per non diluire tale fiume di osservazioni in tanti rigagnoli, conviene soffermarsi su un solo argomento vitale per la terra e, per di più, attuale. È in atto la transizione dall’utilizzo di fonti energetiche fossili a quello delle rinnovabili, ma finora non si è ancora sviluppata come sarebbe necessario che fosse. Allo stato il disagio del mercato dei combustibili di origine fossile sta nel fatto che la quotazione degli stessi segua meno la tendenza di un contesto concorrenziale, dove la quotazione finale è data correttamente dall’ incontro della domanda con l’ offerta delle quantità stoccate da immettere nel circuito commerciale.
Quello dei combustibili fossili è in mano a un oligopolio, di cui uno dei componenti è l’Opec. La forza contrattuale di quel colosso potrebbe fare il bello e il brutto tempo a mani basse. Se non lo fa è solo per motivi riconducibili alla politica del compromesso. Ben diversa sarebbe la scena mondiale se la più parte del fabbisogno energetico provenisse da fonti rinnovabili.Le conclusioni che possono essere tratte sono diverse e tutte non molto ortodosse. Volendo completare il puzzle si arriva a pensare con disappunto che potrebbero essere proprio i conflitti in corso a mettere fretta perchè l’umanità acceleri il passo di quel processo di transizione
È probabile che chi segue più da vicino questa svolta epocale inarchi entrambi i sopraccigli. Ricordando che non ha mai perso validità il detto usato nell’antica Roma “per aspera ad astra”, che potrebbe essere tradotto “attraversando con il minimo danno una fase in generale molto problematica, si può arrivare molto in alto”. Alzi la mano chi non é d’accordo, oppure arretri di un passo