Draghi e petrolio danno fiato ai mercati

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Il punto in sintesi. Il Ftse Mib segna +1,00%, il Ftse Italia All-Share +1,05%, il Ftse Italia Mid Cap +1,57%, il Ftse Italia Star +1,73%. Mercati azionari europei in netto rialzo: DAX +1,5%, CAC 40 +1,8%, FTSE 100 +1,3%, IBEX 35 +1,6%.

Future sugli indici azionari americani in rialzo dello 0,9-1,3 per cento. Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 +0,52%, Nasdaq Composite +0,01%, Dow Jones Industrial +0,74%.
Tokyo rimbalza con decisione con il Nikkei 225 a +5,88%. Positive ma meno brillanti le borse cinesi: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen chiude a +1,04%, a Hong Kong l’Hang Seng a +2,90%. 
Euro poco mosso contro dollaro dopo l’ampia oscillazione di ieri in scia alle dichiarazioni di Mario Draghi, presidente della BCE. EUR/USD al momento oscilla in area 1,0840. 
Inizio seduta in divergenza per i mercati obbligazionari eurozona. Il rendimento del Bund decennale rispetto alla chiusura precedente sale di 3 bp allo 0,47%, quello del BTP cede 1 bp all’1,53%. Lo spread scende di 4 bp a 106.
Dunque, Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea (Bce), ieri ha riportato un po’ di fiducia sui mercati, dichiarando che nuovi interventi potrebbero arrivare nei prossimi mesi. Prospettive nebulose per la crescita economica e l’inflazione potrebbero spingere infatti la Bce a rivedere le sue politiche già in marzo. 
A contribuire al ritrovato ottimismo è stato un deciso recupero dei corsi del petrolio, continuato anche in Asia, dopo che i dati sul le scorte Usa si sono rivelati inferiori alle attese. E dopo una seduta in progresso di circa il 2% per i principali listini europei, anche Wall Street ha chiuso in segno più (anche se i guadagni sono stati decisamente più limitati), mentre in Asia è stato vero e proprio rally, pur in presenza ancora di volatilità. L’Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, ha toccato un progresso del 2% ma, dopo essere crollato ai minimi dal 2011 nella seduta di giovedì, l’ottava si avvia comunque a una chiusura in decisa perdita.


Borse asiatiche
Dopo due sedute di pesanti perdite (-3,71% e -2,43% mercoledì e giovedì), Tokyo ha spiccato il volo. Il Nikkei 225 ha chiuso con un balzo del 5,88% chiudendo più che in positivo un’ottava che l’avevo visto scivolare in bear market. 
Sul fronte macroeconomico, la lettura preliminare dell’indice Pmi stilato da Markit/Nikkei segna in gennaio un moderato declino a 52,4 punti rispetto ai 52,6 punti registrati sia in novembre che in dicembre, in quello che era il livello più alto dal marzo del 2014. Il dato, che comunque rimane per il nono mese consecutivo sopra alla soglia di 50 punti che separa crescita da recessione, si confronta con l’incremento a 52,8 punti atteso dagli economisti. Ma i fattori che hanno spinto al recupero Tokyo arrivano direttamente dal Vecchio Continente. 
A Sydney, l’S&P/ASX 200 ha chiuso con un guadagno dell’1,07% complice il ritorno di fiducia anche nel comparto delle materie prime. Il rame a tre mesi a Londra è sostanzialmente invariato, ma l’ottava si avvia a un progresso del 2,5% i cui primi beneficiari sono stati i colossi del minerario. Bhp Billiton ha guadagnato il 7,46% mentre è stato comunque superiore al 3% anche il progresso di Rio Tinto. Il gruppo petrolifero Santos ha invece spiccato il volo (10,94% l’apprezzamento del titolo) dopo avere comunicato che le sue vendite nel quarto trimestre sono calate del 24% a 582 milioni di dollari, a fronte del declino del prezzo medio del barile del 33% sotto 43 dollari. 
A Seoul, il Kospi ha guadagnato il 2,11% e la seduta è stata più che positiva anche per le piazze cinesi, seppure con un andamento più altalenante. 
Shanghai Composite (che rimane comunque sotto la soglia psicologica di 3.000 punti) e Shanghai Shenzhen Csi 300 hanno guadagnato l’1,25% e l’1,04% rispettivamente. Si attesta all’1,46% invece l’apprezzamento dello Shenzhen Composite. 
Performance decisamente migliori per Hong Kong: avvicinandosi alla chiusura l’Hang Seng guadagna quasi il 3% (mentre l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento per la Corporate China sulla piazza dell’ex colonia britannica, sfiora un progresso del 3,5%).

 

Borsa Usa
A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in rialzo sull’onda del recupero delle Borse europee e del prezzo del petrolio. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,74%, l’S&P 500 lo 0,52%. Sostanzialmente invariato il Nasdaq Composite (+0,01%).
La Federal Reserve di Philadelphia ha reso noto che il proprio Indice, che monitora l’andamento dell’attività manifatturiera dell’area di Philadelphia, si è attestato nel mese di gennaio a -3,5 punti da -5,9 punti di dicembre risultando superiore alle attese degli analisti che si aspettavano un valore dell’indice pari a -5,0 punti.
Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 15 gennaio si sono attestate a 293 mila unità, superiori sia alle attese (278 mila) che al dato rilevato la settimana precedente (283 mila unità). Il numero totale di persone che richiede l’indennità di disoccupazione si attesta a 2,2208 milioni, inferiore ai 2,248 milioni attesi. 
Sul fronte societario bene il settore energetico. Il petrolio (Wti) ha guadagnato il 4%. 
Tra i singoli titoli Verizon +3,26%. Il gruppo delle telecomunicazioni ha annunciato il ritorno all’utile per 5,51 miliardi di dollari nel quarto trimestre contro la perdita di 2,14 miliardi dello stesso periodo di un anno prima. Escluse le poste straordinarie l’utile per azione si è attestato a 0,89 dollari, 1 centesimo in più delle attese. Meglio del previsto anche i ricavi, cresciuti del 3% a 34,25 miliardi contro i 34,11 miliardi del consensus. 
Union Pacific -3,55%. La compagnia ferroviaria ha pubblicato una trimestrale deludente. Nel quarto trimestre l’utile è calato del 22% a 1,12 miliardi di dollari (1,31 dollari per azione) mentre i ricavi sono diminuiti del 15% a 5,21 miliardi. Gli analisti avevano previsto un Eps di 1,42 dollari su ricavi per 5,45 miliardi.

 

Europa
Le principali Borse europee hanno aperto l’ultima seduta della settimana in deciso rialzo grazie al recupero del prezzo del petrolio e alle dichiarazioni di ieri di Draghi. Il Dax30 di Francoforte guadagna l’1,7%, il cac40 di Parigi il 2,1%, il Ftse100 di Londra l’1,6% e l’Ibex35 di Madrid l’1,9%.

In Francia, Markit Economics ha reso noto che il dato preliminare dell’Indice PMI Manifatturiero, nel mese di gennaio, è sceso a 50 punti dai 51,4 punti rilevati in dicembre, segnalando una stagnazione della crescita dell’attività manifatturiera, su livelli minimi da cinque mesi. 
L’Indice PMI Composito è cresciuto a 50,5 punti dai 50,1 punti precedenti. Solo il settore dei servizi ha evidenziato una crescita modesta, a 50,6 punti dai 49,8 punti di dicembre. In Germania Markit Economics ha comunicato che il dato preliminare relativo all’Indice PMI dei servizi di gennaio si è attestato a 55,4 punti poco sotto la lettura precedente pari a 56 punti. La lettura indica una solida espansione dell’attività del settore terziario che si affianca a una crescita di poco rallentata del settore manifatturiero PMI, sceso a 52,1 punti in dicembre dai 53,2 punti di dicembre. 
L’indice PMI Composito scende a 52,8 punti dai 54,4 punti precedenti, su minimi da otto mesi.

Qualche minuto fa sono stati annunciati i Pmi della zona euro (53,6 rispetto al precedente 54,2) e il dato sulle vendite al dettaglio a dicembre in Gran Bretagna (2,1% rispetto al precedente 3,4%).

 

Italia
Dopo il tracollo di mercoledì, ieri Piazza Affari ha fortemente recuperato. L’indice Ftse Mib ha segnato in chiusura un balzo del 4,20% a quota 18.723 punti. A guidare la risalita è stato il settore bancario sulla scia delle parole di Draghi che ha preannunciato ulteriori misure di stimolo a marzo e delle indicazioni arrivate da Bruxelles su un vertice per il via libera alla bad bank proposta dall’Italia. L’accordo sulla bad bank potrebbe arrivare questa settimana o al massimo la prossima con il prezzo di cessione dei crediti deteriorati che dovrebbe essere a sconto del 20-30% rispetto al loro valore nominale. 
Il rimbalzo del settore bancario è stato guidato da Mps (+43,13% a 0,73 euro). Il titolo dell’istituto senese, che nelle tre sedute precedenti aveva lasciato sul terreno oltre il 40%, è il principale beneficiario del possibile accordo sulla bad bank alla luce dei suoi 26 mld di euro di crediti in sofferenza. 
In forte rialzo, ad ogni modo, tutti gli altri titoli bancari: +10,3% Banco Popolare, +7,93% Unicredit, +5,69% Ubi Banca e +11,03% Bper.

 

I dati macro attesi oggi
Venerdì 22 gennaio 2016
02:35 GIA In dice PMI manifatturiero (prelim.) gen;
09:00 FRA Indice PMI manifatturiero (prelim.) gen;
09:00 FRA Indice PMI servizi (prelim.) gen;
09:30 GER Indice PMI manifatturiero (prelim.) gen;
09:30 GER Indice PMI servizi (prelim.) gen;
10:00 EUR Indice PMI composito (prelim.) gen; 
10:00 EUR Indice PMI manifatturiero (prelim.) gen;
10:00 EUR Indice PMI servizi (prelim.) gen;
10:30 GB Vendite al dettaglio dic;
15:45 USA Indice Markit PMI manifatturiero (prelim.) gen;
16:00 USA Indice anticipatore (Conference Board) dic;
16:00 USA Vendite abitazioni esistenti dic.