Dov’è finito il messaggio del Giubileo?

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Confesso: ho un limite, che non riesco, perché non voglio, a superare. La causidicità, la folle corsa alle cause, degli uni contro gli altri, di migliaia di persone sulla nostra Isola mi turba. Migliaia di persone, anche parenti, addirittura fratelli: gli uni contro gli altri. E non per la tutela di diritti. Quante espressioni di odio, quante parole irripetibili vengono scambiate, quanti saluti vengono tolti o non ricambiati. In nome di interessi, ma anche di banali questioni  “ di principio”. Quante denunce anonime, quante calunnie, quante maldicenze. È una riflessione che vado facendo da anni. Con dolore, perché spesso il benessere economico crea le premesse per potersi “permettere” una causa in più, un avvocato di grido, un impegno più forte. A mio sommesso parere il Giubileo della Misericordia doveva essere l’occasione, da noi, per affrontare questo tema, che mina alle basi anche la qualità della nostra convivenza. Se Dio è Amore, se la “cifra” fondamentale del Vangelo è l’Amore, questo tema avrebbe dovuto essere fondamentale nella celebrazione di questo Giubileo. “Ama il prossimo tuo come tè stesso, non fare agli altri quello che non vorresti che altri facessero a te, se uno ti percuote la guancia, tu porgi anche l’altra”. Sono le espressioni chiare, forti, di come si intenda il Valore dell’Amore nel Vangelo e nella nostra Religione.

Ho letto articoli, ho ascolto prediche, anche prima del Giubileo, ma di questo tema, devo essere sfortunato, non trovo traccia assidua e costante. Le cronache della stessa, salutare, spero, Missione non annoverano questo tema fra quelli più efficacemente trattati. Non ho la pretesa di suscitare sul “nostro” giornale un dibattito, però credo che la Chiesa, anche quella militante in Ischia, debba avere almeno la “curiosità” di capire quanto il Giubileo della Misericordia, appunto, sia stato “efficace” in questo senso: quanti fratelli abbiano fatto la pace in famiglia, lacerata magari da questioni di eredità, quanti parenti siano tornati ad abbracciarsi, quanti amici siano tornati amici, quanti saluti siano stati restituiti, quante “altre” guance siano state offerte a chi ti aveva colpito. Altrimenti che Misericordia avremmo dato e ricevuto?! Eppure, ma vorrei essere smentito, pare che questo “peccato”, che offende il Messaggio di “Amore” del Cristo e del Vangelo quando viene compiuto, non abbia lo stesso “peso” rispetto ad altri, più popolari e più … “comodi”. Andare a fare la pace con il fratello in collera, porgere l’altra guancia quando vieni percosso, in tutti i sensi, è molto duro e prevede una grande dose di umiltà. E di Amore. So bene quanto sia duro umiliarsi per fare la pace con l’amico o con il fratello, che ti ha offeso o che tu hai offeso, ma, e lo dico per esperienza personale vi assicuro che è estremamente gratificante e liberatorio. Eppure, lo ripeto, il Vangelo è chiaro: “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all’altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” Matteo 5,23. Rifletta Santa Madre Chiesa, anche quella in Ischia. E Dio sa quanto vorrei essere smentito in questa mia analisi dolorosa.

2.

La fine della Democrazia dei Partiti, lo scarso peso dei riferimenti ideali, la fine di ogni principio di appartenenza mette gli elettori nella libertà-responsabilità di decidere da soli. Senza il paracadute del Partito o dell’Ideale. Non credo che ci siano molti elettori che voteranno SI’ o NO, perché Renzi o Berlusconi ti “consigliano” di votare in un modo e nell’altro. Così accadrà che ciascuno dei protagonisti in campo si intesteranno dei voti, e la vittoria eventuale, soprattutto se vincerà il NO, senza averli “meritati”. Ad ogni buon conto questo finale di campagna elettorale sta mostrando il vero obbiettivo della disputa, rispetto al quale il quesito referendario è meramente strumentale: rafforzare o mandare a casa Matteo Renzi. “Per fortuna”, per Renzi, è intervenuto The Economist a sostenere le ragioni del NO, “bilanciato”, devo dire, dalla dichiarazione di Sergio Marchionne a favore del SI’. Ecco, se Marchionne avesse comunicato anche l’intenzione di far pagare alle Aziende che amministra, FIAT in testa, le tasse in Italia, anziché in Olanda, allora sì che avrebbe reso un buon servizio a Renzi, al Si’. Ed anche all’Italia. La verità è che Renzi ha sicuramente peccato di ingenuità: questa riforma costituzionale se la poteva risparmiare. Nessuno gliela aveva chiesta. Al netto delle pressanze di Giorgio Napolitano, che aveva posto alla base della accettazione del suo secondo mandato le riforme, appunto. Ma lui aveva bisogno di questo sano bagno di Democrazia, o di sangue, per legittimare il suo ruolo di non eletto e per mettere il suo timbro sull’Italia del nuovo corso, a lui intestato. Per gli “uomini soli al comando” alcune scelte sono inevitabili. Sono nel loro DNA. Le lezioni del passato non servono. Vanno incontro al loro destino, inevitabile. E non smettono di volere, fortemente volere, essere soli. Questo Matteo Renzi sta mostrando una vitalità, una energia, una capacità di presenza, e di ripetersi senza annoiarsi, su tutti i palcoscenici, degna di ogni successo. Se gli arriderà. Ma è solo, vuole essere solo, perché non tollera accanto a sé persone con le quali magari dover solo discutere o confrontarsi. Non “può”, ha bisogno solo di replicanti alla… Maria Elena Boschi. Uno come Sergio Chiamparino, che lo ha sostenuto dalla prima Leopolda, pur avendo dichiarato di votare SI’, anche dalla Gruber ad Otto e Mezzo su LA7, non può avere un ruolo “politico” nel mondo di Renzi, perché è un protagonista vero, con una sua storia ed una sua struttura mentale. Inoltre è forte di popolarità e consenso reale, conquistato sul campo. E poi è un uomo libero e deciso nelle sue convinzioni. Ed allora ecco che Renzi è costretto a battere personalmente l’Italia palmo a palmo. Soprattutto l’Italia Meridionale e la nostra Campania. Qui tutto è molto surreale: tutti i soggetti di questo sgangherato PD corrono quando arriva Renzi, lo applaudono, si mettono in prima fila per essere ripresi, si mettono in posa per farsi fotografare o per fotografarsi in acrobatici selfie, epperò da soli non esistono, né si muovono. I “ras” delle preferenze se ne stanno acquattati, si guardano bene dal fare il “porta a porta”, come pure Renzi ha loro chiesto. Né mi convincono le ultime frenetiche, annunciate, iniziative, comunque tardive: mi sembrano tutte di facciata, “per far vedere”. Poi, conoscendo i soggetti, magari già stanno scrutando l’orizzonte per scegliere la nuova collocazione in caso di vittoria del NO, pronti a portare in dote il loro disimpegno. Detto tutto questo di Renzi e del suo “mondo”, dei suoi errori a cominciare da quello, comunque inevitabile, della personalizzazione, quindi della sua strategia dell’annuncio esasperato, anche quando si tratta di enfatizzare uno zero virgola sul PIL o sulla occupazione, devo confermare che voterò SI’ al referendum. Mi convince, direi soprattutto, la “qualità” della coalizione-contro, quella del NO: tutti arrabbiati o frustrati o non rassegnati. Con la pretesa, alcuni, di sostenere una battaglia di sinistra: non contro Berlusconi-Salvini-Meloni-De Mita-Pomicino-Monti (costui, il vero responsabile di tutto quanto è accaduto, a causa della sua inopinata decisione di fondare un Movimento e di presentarsi alle elezioni quale salvatore della Patria) ma contro Matteo Renzi. Quelli della “battaglia di sinistra” sono D’Alema-Bersani-Speranza-Scotto ed i loro replicanti. Esistono anche in quel campo. Davvero insopportabile. Poi, come diceva Mao, “grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente”: da tutto questo nascerà un tempo di vivacissimi fermenti, alla fine dei quali avremo un “sano” Governo Grillo, che favorirà una cesoia, vera e di lungo periodo, dopo la quale arriverà finalmente un Mondo Nuovo. E così sia. Se questo avrà voluto il Popolo Sovrano.

Franco Iacono