Dollaro USA ai minimi di cinque mesi contro il dollaro canadese

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A cura di Antonio Arricale In primo piano, l’ottava scorsa, il cambio USA/CAD. Venerdì scorso, infatti, il dollaro USA è sceso contro il dollaro canadese al livello più basso registrato negli ultimi A cura di Antonio Arricale In primo piano, l’ottava scorsa, il cambio USA/CAD. Venerdì scorso, infatti, il dollaro USA è sceso contro il dollaro canadese al livello più basso registrato negli ultimi 5 mesi e mezzo, in seguito ai dati più forti del previsto sull’inflazione canadese e sulle vendite al dettaglio. Il cambio è sceso dello 0,56% a 1,0757, segnando il minimo dal 7 gennaio. Sulla settimana il cambio ha perso lo 0,93%, con supporto a 1,0725 e resistenza a 1,0825, massimo di venerdì. Il CAD è salito sul dato dello Statistics Canada che ha rilevato il tasso annuo di inflazione in aumento al 2,3% a maggio, contro le previsioni di un 2,1%. È la prima volta dopo oltre due anni che il tasso di inflazione supera il target della banca centrale del 2%, alimentando l’ottimismo sulla ripresa economica. La BoC ha mantenuto il tasso di interesse all’1% questo mese, ribadendo i timori che un livello basso di inflazione ed un calo delle esportazioni pesano sulla crescita. I prezzi al consumo solo saliti dello 0,5% a maggio rispetto al mese precedente, superando le aspettative di un aumento dello 0,2%. Il “loonie” (così viene indicato in gergo il CAD) è stato sostenuto da un report che ha mostrato un aumento dell’1,1% ad aprile, superando le aspettative di un aumento dello 0,4%. Il biglietto verde è rimasto sotto pressione dopo che la Fed non ha fornito indicazioni sull’aumento dei tassi di interesse, nonostante i segni di miglioramento lanciati dall’economia USA. Mercoledì scorso, in conclusione al vertice di politica monetaria la banca centrale ha tagliato di altri 10 miliardi di dollari al mese il suo programma di acquisti di bond a 35 miliardi, dichiarando che c’è “sufficiente forza sottostante” nell’economia statunitense per continuare la riduzione. Nonostante ciò, la Fed ha abbassato i tassi di crescita quest’anno in un range tra il 2,1% ed il 2,3%, dal range precedente tra il 2,8% ed il 3,0%, per via di contrazioni inaspettate nel primo trimestre, come conseguenza di un inverno particolarmente rigido. La Federal Reserve ha riconosciuto il recente aumento dell’inflazione e del calo della disoccupazione, ciò nonostante, la Presidente Janet Yellen ha dichiarato che non è stata decisa ancora una procedura per l’aumento dei tassi. L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito venerdì a 80,41, staccandosi dal minimo di 80,24 toccato giovedì. Sulla settimana, l’indice è sceso dello 0,3%. Nella settimana prossima gli USA rilasceranno i dati sulla fiducia dei consumatori, sugli ordinativi dei beni durevoli e sulle vendite di case in corso. In Canada non è previsto il rilascio di dati economici importanti. Borsa giapponese Segni misti tra i principali listini asiatici Segni misti sui principali mercati asiatici, indecisi se proseguire i rialzi messi a segno nelle ultime sei settimane e prendere respiro. Il sentiment sottostante è comunque ottimista grazie alla positiva lettura del PMI manifatturiero cinese. Dimessa Tokyo dove ha prevalso qualche presa di profitto. La scorsa ottava la regione dell’Asia Pacifico ha guadagnato quasi mezzo punto percentuale, mettendo a segno la più lunga striscia di guadagni settimanali da agosto, in scia alla promessa della Federal Reserve di mantenere un atteggiamento accomodante ancora a lungo. L’indice Nikkei ha terminato gli scambi con un +0,06% a 15.358 punti mentre l’indice Topix ha limato lo 0,17% a 1.266 punti. Tra le altre borse asiatiche Seul ha messo a segno un incremento dello 0,35% mentre Taiwan ha perso lo 0,49%. Miste le altre piazze asiatiche che chiuderanno più tardi le contrattazioni, con Hong Kong, Singapore e Jakarta piatte. Bene Bangkok e Kuala Lumpur. Europa Partenza in rosso per i listini europei Partenza in calo per Piazza Affari e le altre principali Borse europee, poco aiutate dall’andamento incolore dei listini asiatici. Anche nel caso del Vecchio Continente, comunque, il sentiment sottostante è positivo grazie alla confortante lettura del PMI manifatturiero cinese e al rinnovato sostegno all’economia da parte della Federal Reserve. Sul valutario l’Euro si conferma tonico sul dollaro poco sotto quota 1,36 USD, senza dunque aver recepito quanto annunciato dalla Banca Centrale Europea nell’ultima riunione di politica monetaria. Tra gli indici di Eurolandia, Francoforte cede lo 0,68%, Londra lo 0,42%, Parigi lo 0,58%. Scambi in ribasso per anche per la Borsa di Milano, che accusa una flessione dell’1,01% sul FTSE MIB. Da rilevare che l’andamento odierno potrebbe essere amplificato dallo stacco della cedola di Enel, Terna e A2A. Tra le peggiori Blue Chip di Piazza Affari, a picco Banca MPS, che non riesce a fare prezzo risultando sospesa per eccesso di ribasso con un teorico -8,42%. Oggi è iniziata la terza ed ultima settimana dell’aumento di capitale.


I dati macro attesi oggi I principali dati macroeconomici in calendario questa settimana Lunedì 23 giugno Gli USA rilasceranno i dati preliminari sull’attività manifatturiera, nonché i dati del settore privato sulla vendita di case già esistenti. Martedì 24 giugno Gli USA rilasceranno i dati del settore privato sulla fiducia dei consumatori, nonché un report sulla vendita di case nuove. Mercoledì 25 giugno Gli USA rilasceranno i dati sugli ordinativi di beni durevoli, nonché i dati sulla crescita del primo trimestre. Giovedì 26 giugno Gli USA rilasceranno i dati sui redditi personali e sulle spese, nonché i dati legati all’inflazione ed alla spesa dei consumatori. Venerdì 27 giugno Il Canada rilascerà un report sui prezzi delle materie prime. Gli USA chiuderanno la settimana con i dati rivisti dell’Università del Michigan sul sentimento dei consumatori.