Divenire e fragilità della Natura, collettiva al Prac sulle orme di Beuys

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Ispirata alla poetica di Beuys, alla sua idea di natura come Unità del Tutto, prende vita alla Galleria PRAC – Piero Renna Arte Contemporanea di Napoli, in via Nuova Pizzofalcone n. 2, 

la collettiva “La mia Natura” a cura di Valentina Rippa che presenta i lavori degli artisti Giovanni Ricciardi, Melania Acanfora, Tatiana Chafcouloff e Fabrizio Modesti.
Inaugurazione giovedì 21 gennaio 
 
Il percorso della mostra propone il lavoro di quattro artisti invitati a interpretare con visioni e sfumature contrastanti il divenire, la fluidità, la passione, la fragilità.Quelli di Giovanni Ricciardi sono paesaggi della memoria che raccontano vissuti e ricordi rarefatti, stati d’animo offuscati. La sua ricerca oltrepassa i limiti del visibile dove il non detto, le emozioni più intime, l’inafferrabile, pervadono la realtà delle cose. C’è una volontà ossessiva di scavare nel passato fino ad annullarlo per lasciare spazio a nuovi luoghi immaginari. I lavori esposti fanno parte della serie “Atlante delle nubi” avviata nel 2015 come una mappatura impossibile di nembi temporaleschi e della piccolezza dell’uomo rispetto alla natura.Il forte legame con l’infanzia e i valori essenziali della vita emergono dalla gestualità pittorica di Tatiana Chafcouloff. I due lavori esposti fanno parte di un ciclo iniziato qualche anno fa. Le tavole su cui nascono i dipinti simulano le pareti della sua casa di bambina, i ricordi impressi e le emozioni passate. Nella natura e nel suo silenzio l’artista ritrova la memoria e lo stimolo al rinnovamento. “L’albero è uno degli elementi che mi ha sempre affascinato – spiega l’artista – per la solidità delle sue radici nella madre terra e la sua crescita infinita è come se emanasse forza, energia, libertà e luce intorno a sé”. Il lavoro sui bambù rappresenta una metafora sulla vita attraverso il racconto di queste piante che, poco a poco, “spogliandosi”, lasciano spazio solo all’essenziale.La ricerca di Fabrizio Modesti nasce invece dalla contemplazione di una natura in cui l’artista rivede se stesso: ogni dipinto è, in fondo, un autoritratto e nello stesso tempo il ritratto di ogni altro essere animale, vegetale e minerale. “Cerco spesso gli alberi – dice l’artista – cammino tra di loro, può capitare che li abbracci o mi ci sieda accanto, alzo lo sguardo e ammiro il loro giocare con il cielo che crea un meraviglioso mondo di forme e colori e a volte magiche simmetrie… porto a casa due immagini, quella registrata in digitale e quella registrata nella mia coscienza; poi, una volta in studio, cerco di unire queste due immagini in una unica, e provo a ricreare quell’attimo di illuminazione in cui si tocca la realtà nei suoi due aspetti fondamentali, materiale e spirituale”.La passionalità contraddistingue il lavoro di Melania Acanfora secondo cui “la natura concede di entrare in un mondo proprio, armonico, ancestrale ed è nel rapporto con essa che l’uomo trova il suo passo, il suo ritmo ed il suo respiro e anche la chiave di accesso alla parte più nascosta del sé”. Attraverso la rappresentazione di un’orchidea, elemento ricorrente nella sua ricerca, l’artista dà vita a una espressività complessa e variegata che racchiude l’essenza intricata dell’essere umano, in cui si ritrovano insieme maschile e femminille.
 
 Fabrizio Modesti