Disabilità cognitive, studio Mann-Foqus: Più musei più accessibili in città più inclusive

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Presentato a Foqus-Fondazione Quartieri Spagnoli, il Quaderno n. 5 del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, curato dal direttore Paolo Giulierini, dedicato alla prima ricerca-azione condotta in Europa sulle possibili modalità di accoglienza per visitatori con disabilità cognitive, che il Mann ha promosso in collaborazione Argo, Centro di abilitazione per ragazzi e giovani autistici, psicotici e con sindrome di Down della Fondazione Foqus.

La pubblicazione raccoglie i frutti del progetto “SO-stare al museo”, che pone le basi per il Mann, e quindi per qualsiasi altro sito culturale, per strutturare un diverso modo di rapportarsi con persone affette da disturbi dello spettro autistico, patologia che in Europa conta circa 5 milioni di persone e solo in Italia circa 500mila bambini.

Allargando alla platea delle persone con disabilità cognitive, secondo il Censis, nel nostro Paese si contano oltre 4 milioni di casi, pari al 6,7% della popolazione.

Il progetto MANN-FOQUS prende avvio su iniziativa della direzione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che si è posto il problema di come rendere accessibile il museo alle persone che vivono in condizioni di disabilità.

Il Centro ARGO della Fondazione FOQUS ha costituito un gruppo di ricerca di propri operatori affiancato da consulenti della cooperativa sociale PANTA REI di Reggio Emilia, una realtà scelta per la sua esperienza in ricerca e formazione nell’ambito della pedagogia della relazione e per le molteplici attività di progettazione e documentazione di processi di apprendimento e inclusione.

Lo studio, avviato nel 2017, si è sviluppato lungo due direttrici: la partecipazione attiva dei ragazzi di ARGO, che hanno visitato più volte le sale del Museo napoletano, privilegiando l’imponenza e la tridimensionalità delle sculture della Collezione Farnese, dal Toro all’Ercole. Poi, il confronto internazionale tra i musei di 100 musei del mondo (con i dati aggiornati al 2023) e sulla loro accessibilità riguardo ai visitatori con disabilità.

Dai giovani “Argonauti” è venuta una serie di idee e proposte per migliorare l’esperienza delle visite al Mann: dall’accompagnamento musicale, per esaltare la fruizione artistica, all’utilizzo di specchi e cucchiai per ammirare le opere da punti di vista diversi, dalla possibilità di giocare con le loro ombre alla necessità di organizzare dei punti-sosta per enfatizzare la contemplazione dei capolavori e l’esperienza intima di comprensione degli stessi.

Per il Mann, questa sperimentazione rappresenta una base di partenza per riconfigurare le proprie proposte e dispiegare pienamente il proprio potenziale educativo e sociale, diventando più accessibile e inclusivo.

Per il Centro Argo della Fondazione FOowus, impegnato dal 2016 nella abilitazione di bambini, ragazzi e giovani con disabilità cognitive, la ricerca potrà approdare alla produzione di un kit da consegnare ai visitatori (non solo disabili cognitivi) che conterrà piccoli oggetti che consentiranno un diverso modo di godere dell’esperienza museale: uno specchietto, un cucchiaio, una lente, una torcia, delle cornici, delle cuffiette per ascoltare musica e dei filtri colorati.

Il kit sarà prodotto dagli stessi giovani del Centro Argo e consegnato dal prossimo mese di febbraio alle biglietterie del Museo Mann.

Per Foqus il progetto, nel suo complesso, rappresenta una ulteriore occasione per evidenziare la necessità di adeguare la città ai nuovi diritti di cittadinanza, a cominciare dai soggetti più fragili cui non può essere negata un’esperienza di senso e di bellezza come una visita al museo.

I COMMENTI
Paolo Giulierini, direttore del Mann
“I musei sono la casa di tutti e tra i primissimi PON utilizzati dal MANN c’e stato quello per l’accessibilità, un tema che ha ispirato la nostra politica in questi otto anni. Gli istituti di cultura devono essere il primo  presidio educativo sul territorio  con una attenzione particolare verso chi ha più bisogno di essere seguito”.

Renato Quaglia, direttore di Foqus
“Nel nostro Paese i temi della disabilità sono rimasti ai margini di buona parte dell’agire pubblico. Ora, se riconosciamo che il museo è una delle principali istituzioni pubbliche e laiche che una comunità individua come luogo di custodia, di studio e di ricerca dell’identità di quella comunità, allora risulta naturale ritenere che il museo debba essere il luogo dell’accessibilità per eccellenza, ovvero della produzione di aggiornati modelli di cittadinanza”. 

Sarah Mancini, direttrice di Argo
“L’esperienza al Mann ha visto un gruppo eterogeneo di ragazzi – per sesso, età e diagnosi – interagire con l’arte in maniera del tutto nuova, abbattendo pregiudizi e barriere che da sempre escludono dai percorsi della conoscenza le disabilità di ogni tipo. Le metodologie sperimentate (selezione dei luoghi più inclusivi, formazione dei ragazzi e preparazione sui contenuti, circle-time per la restituzione dell’esperienza) e gli strumenti adottati (mascherine per il lavoro sui particolari, ausili tecnologici per l’attivazione dei cinque sensi) hanno professionalmente migliorato l’approccio e la qualità del lavoro in termini di gestione del gruppo”.

Francesca Bianchi, pedagogista e vice Presidente di Panta Rei
“Il Quaderno n. 5 del Mann è ricco di frammenti e suggestioni grafiche e visive verso l’obiettivo di costruire un museo capace di accogliere le differenze tutte. Nel farsi e dipanarsi del progetto di ricerca, ci è parso evidente come gli Argonauti potessero suggerirci nuove modalità di approccio al Museo per renderlo accessibile non solo a loro stessi, ma per essere loro stessi protagonisti di proposte inedite e inusuali di approccio, ribaltando lo stereotipo stesso di accessibilità”.

Luca Trapanese, assessore al Welfare del Comune di Napoli
“Il progetto Sostare al Mann rappresenta un valore aggiunto, molto importante, che ci fa capire quanto la persona disabile sia prima persona e poi disabile, affrontando il tema della disabilità non solo in termini clinici o di welfare, ma in relazione alla cultura. E la cultura, come il lavoro, l’indipendenza, la sessualità, fa parte della vita quotidiana di tutti. Questo progetto è una delle tante tappe che noi dobbiamo affrontare per fare in modo che la persona disabile non sia più vista come un problema, ma come un’opportunità, una ricchezza e, soprattutto, come una persona”.