Dieci anni per rivoluzionare lo studio degli oceani, Danovaro (Stazione Dohrn) tra i 45 firmatari del manifesto

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in foto Roberto Danovaro

Nel 2017, su iniziativa della Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’ONU è stato istituito l’Ocean Decade, un piano di durata decennale (2021-2030) dedicato alle scienze marine, alla protezione degli oceani e allo sviluppo socio-economico in armonia con gli equilibri ambientali.
L’“Ocean Decade” mira a coinvolgere la comunità scientifica, i decisori politici, gli industriali e la società civile nell’individuazione di risposte efficaci in direzione del contrasto ai cambiamenti climatici, all’inquinamento e all’acidificazione degli Oceani, causa di perdita della biodiversità e di degrado degli habitat acquatici e costieri.
In questo quadro i più autorevoli ricercatori internazionali delle scienze marine hanno individuato in un articolo dal titolo “A decade to study deep-sea life” appena pubblicato su Nature Ecology & Evolution (link) quattro obiettivi fondamentali che dovranno ispirare la ricerca sulla biologia delle profondità marine: 1) equità nello sviluppo delle potenzialità di ricerca tra Paesi ricchi e meno meno avanzati; 2) creazione e condivisione secondo parametri condivisi di un database globale relativo ai bacini oceanici; 3) miglioramento della comprensione del ruolo dell’oceano profondo in rapporto agli ecosistemi e alle popolazioni umane; 4) maggior ricorso alle conoscenze marine a supporto delle politiche di sviluppo sostenibile.
“Il Decennio delle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite rappresenta un’opportunità eccezionale per effettuare un cambiamento positivo nell’uso dell’oceano”, scrivono i ricercatori. Tra essi l’unico italiano è Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, tra i più importanti enti di ricerca al mondo per la biologia marina e l’ecologia.
“Gli Oceani rappresentano un’opportunità unica per il futuro dell’umanità – afferma Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli – ma richiedono uno sviluppo sostenibile basato sui risultati della ricerca scientifica. L’Italia può giocare un ruolo di primo piano nel settore del mare, e contribuire a potenziale l’economica blu eco-sostenibile e il rilancio del Paese nella fase post COVID”.
Gli esperti di scienze marine auspicano che il programma su scala globale ci permetta di comprendere meglio la biologia degli oceani e il loro funzionamento, per generare nuove conoscenze scientifiche, dati e informazioni affinché chi governa possa implementare politiche sostenibili.
Tra le priorità, i ricercatori sottolineano la necessità di rendere più inclusiva la ricerca. Attualmente la disponibilità dei dati sulle profondità e gli ecosistemi marini riflette la differente capacità di accesso a infrastrutture tecnologiche tra Paesi più o meno avanzati. “Le azioni e i programmi dell’Ocean Decade focalizzate sul mare profondo – si legge nell’articolo – dovranno garantire opportunità di ricerca anche a ricercatori di nazioni che abbiano un limitato accesso a infrastrutture su larga scala. Questo approccio potrà favorire nuovi modelli nella ricerca sulle acque profonde, e incoraggiare una nuova generazione di scienziati ed educatori”.
Anche l’Italia, vista la sua carente disponibilità di navi da ricerca e di grandi infrastrutture per la ricerca marina, potrà trarre beneficio da queste collaborazioni internazionali. “Le ricerche svolte dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn – aggiunge Roberto Danovaro – stanno fornendo un importante contributo, sia per ridurre gli impatti a mare delle infrastrutture e delle nuove fonti energetiche sia per la protezione dell’ambiente sia per il restauro degli ecosistemi marini, ma il nostro Paese può e deve fare di più per valorizzare la ricerca marina che sarà centrale nel panorama globale del prossimo decennio”.