Dico no al voto per corrispondenza, ecco perché

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Foto di G.C. da Pixabay

di Franco Fronzoni

In Italia il voto sembra non essere molto gradito a molti, la percentuale dei votanti, che nei primi anni della democrazia era intorno al 90%, è scesa nei primi anni del 2000 all’80 e, poi ancora, al 63% delle ultime votazioni politiche.
Non è certamente una cosa piacevole ed andrebbero ricercate le motivazioni di questo disinteresse da parte del Governo, con i mezzi dei suoi vari Uffici ministeriali competenti, ma anche in collaborazione con i vari Enti ed Istituti statistici e culturali, pubblici e privati. La partecipazione al voto è un diritto dei cittadini, ma – come recita la Costituzione – è anche un dovere; un dovere, però, privo di sanzioni. Ne rimane, comunque, una implicita condanna morale della quale dovrebbero sentirsi colpiti i tanti “trascuratori” di questo dettame costituzionale. Taluni sostengono che, per far decrementare questa deriva, si dovrebbe istituire la novità del voto per corrispondenza. In realtà tale istituto esiste in poche Nazioni nel Mondo, mentre in altre esso può essere praticato ma solamente su richiesta specifica dei singoli; pertanto, può dirsi che il voto resta un DOVERE piuttosto astratto e condizionato. In Italia è stato reso possibile soltanto recentemente per i cittadini italiani residenti all’estero e, anche se soltanto provvisoriamente, quindi gioverebbe soltanto a pochi: E’ emersa, invece, ed avvertita una forte critica per “brogli”.
Per tutto quanto sopra, esprimo la mia assoluta contrarietà, proprio perché tali brogli aumenterebbero fortemente nel caso del voto per corrispondenza ed, inoltre, potrebbe concorrere addirittura alla diminuzione della partecipazione al voto in cabina, laddove, invece, anche la scheda bianca possiede espressione di legittimo giudizio ed una sua dignità. Non è esclusa, ancora, la possibilità di ulteriori complicazioni nelle operazioni di scrutinio, tali da annullare gli eventuali vantaggi (ma esistono davvero?) del voto a distanza.
L’espressione del mio NO CONVINTO trova anche motivazione dal timore che sarebbe troppo facile falsare il voto, acquisendolo con seppur modeste elargizioni di denaro da parte di oscure Organizzazioni, Enti, Partiti e vituperate accozzaglie banditesche di vario tipo.
Offro una banale quantizzazione di quanto potrebbe accadere.
Come detto nel primo periodo, la partecipazione al voto è in continua flessione ed è arrivata nelle ultime elezioni per i rappresentanti per la UE al 50 %. In linea di massima, destra e sinistra si caratterizzano al voto con differenze numeriche minimali, pari al 5-10 per cento; pertanto, basterebbe COMPERARE soltanto il 2,5 % dei voti per spostare la vittoria dall’una all’altra coalizione. Considerato che gli elettori Italiani sono circa 47 milioni, il 2,5 % varrebbe circa 1.300.000 votanti. Basterebbe un capitale di 175 milioni per acquisire con 50 euro, ciascun voto e risulterebbe molto facile ritrovare quanti necessari (1.300.000), fra quella metà di aventi diritto (oltre 20 milioni), che con tanta indifferenza, non va votare.
Quanti Stati, Organizzazioni interne o estere e Clan potrebbero subdolamente procedere i n tal senso?
Io temo che non sarebbero pochi e che, invece, sarebbero in tanti a darsi da fare per procacciare i cessionari del voto per corrispondenza, fondando la categoria dei “prostituti del voto”.
Per quanto sopra ESORTO l’opinione pubblica, i Partiti politici e Parlamento e Senato a considerare quanto scritto e a scongiurare tale innovazione che sarebbe occasione di disonoranti – ma giuste – critiche per noi italiani.
Non dimentichiamo la vergogna di “una scarpa prima del voto e l’altra dopo”, diffusa a suo tempo, vera o falsa che sia stata.
ET NE VOS INDUCAT IN TENTAZIONEM!