“Tunisia paese a rischio? E perché allora non la Francia, dove un commando di terroristi islamici ha potuto assaltare e sterminare, nel “Tunisia paese a rischio? E perché allora non la Francia, dove un commando di terroristi islamici ha potuto assaltare e sterminare, nel centro di Parigi, un’intera redazione? O l’Olanda, la Spagna, la Gran Bretagna: tutti Paesi nei quali esiste, come si è visto, un rischio latente di terrorismo? La verità è che, enfatizzando irrazionalmente laportatadel rischio terroristiconei Paesi delMediterraneo (che esiste ma va inquadrato nei singoli contesti storici e politici dell’area) i media finiscono per depotenziare la più grande opportunità d’investimento e di crescita oggi esistente per le imprese italiane, e campane in particolare, che è quella offerta appunto da Paesi come la Tunisia”. Giovanni Felice di Prisco sa di che cosa parla. Non soltanto perché da un decennio guida la Commissione Mediterraneo dell’Ordine dei Dottori commercialisti di Napoli. Ma perché inTunisia ci vive e lavora da anni. E perchè, in forza del suo ruolo (di Prisco è anche delegato in Italia del Cdrem, la Camera per lo sviluppo delle relazioni euro-maghrebine) ha una conoscenza di prima mano del sistema economico e politico della Tunisia, della sua legislazione finanziaria, delle norme di carattere fiscale. Insomma, dottor di Prisco, lei non crede che il recente attentato di Tunisi stia raffreddando i rapporti tra le nostre imprese e il Paese nordafricano? No, assolutamente. Dai dati in nostro possesso, nessuna impresa italiana o campana ha manifestato l’intenzione di sospendere gli investimenti in Tunisia. La Tunisia resta un Paese affidabile nonostante gli attentati? Bisogna stare attenti a non fare di tutta l’erba un fascio. Quando si parla di Paesi come la Tunisia, l’Algeria, il Marocco, si fa riferimento a Stati che non assomigliano certo alle nostre democrazie, ma che pure presentano caratteri di stabilità ormai assimilati dalle rispettive comunità. Per quanto riguarda la Libia, invece, è chiaro che il caos di quel Paese è legato, più che al terrorismo, alla corsa per lo sfruttamento delle risorse petrolifere. Ma non avverte, anche in Paesi come la Tunisia, un senso di crescente insicurezza che potrebbe scoraggiare la crescita degli investimenti stranieri? La situazione va vista in un’ottica di lungo periodo. E la verità è che in pochissimi anni la Tunisia ha fatto passi da gigante sotto il profilo politico, economico e istituzionale. Il suo governo provvisorio ha portato a termine riforme costituzionali. E varato norme assai convenienti per gli investitori stranieri. Che cosa ha la Tunisia in più rispetto ad altri Paesi? La Tunisia ha da sempre caratteristiche ideali per gli investitori italiani: la vicinanza geografica innanzitutto. E poi: norme particolarmente favorevoli in materia di incentivi e bassissimi costi produttivi. La Tunisia rappresenta per i nostri imprenditori un’opportunità di multilocalizzazione e non di delocalizzazione delle nostre aziende. Le quali vi investono non con intenti speculativi, ma con obiettivi di natura strategica, come testimoniano molti nostri imprenditori che vi hanno trovato le migliori condizioni per affrontare investimenti significativi per la propria azienda.