Di Martino, intervista al “Boss in incognito”: dopo la trasmissione mi volevano in tv ma resto in azienda

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di Francesco Avati
 
 
Titolare di un grande gruppo del settore alimentare ma per una settimana apprendista all’interno delle sue fabbriche all’insaputa dei suoi stessi dipendenti. E’ la singolare vicenda di Giuseppe Di Martino, amministratore delegato del Pastificio Di Martino Gaetano & F.lli Spa e proprietario di Antonio Amato di Salerno, che è stato qualche giorno fa protagonista in tv di “Boss in incognito”, un programma di Rai 2 che l’ha trasformato in un “infiltrato” molto particolare. 
 
Dott. Di Martino, che esperienza è stata?

Un’esperienza magnifica per tante ragioni. Innanzitutto perché mi ha dato la possibilità di guardare l’azienda con occhi diversi, non con quelli del proprietario a cui si fa sempre trovare tutto in ordine e si dice sempre di sì ma con quelli di un neo assunto a cui non viene nascosto nulla e al quale non si risparmiano tiratine d’orecchie. Poi perché mi ha fatto entrare in contatto e conoscere l’umanità dei miei collaboratori, senza filtri, al di là delle nostre diverse posizioni in azienda.
 
E’ tornato lì, nei suoi stabilimenti, dopo la messa in onda della trasmissione? Cosa le hanno detto i suoi dipendenti?
Sì ci sono tornato e devo dire che tutti sono stati molto felici della maniera in cui si è mostrata l’azienda di fronte ad una platea così importante come quella della tv nazionale. Molti di loro mi conoscono e sanno che quello che è stato visto dai telespettatori è molto simile alla realtà. Non c’era nulla di costruito. Hanno insomma potuto vedere il loro capo come l’hanno sempre visto e compiacersi della propria fabbrica finita alla ribalta nazionale per qualcosa di positivo e non, come accaduto allo stabilimento di Salerno, per questioni relative al fallimento. 
 
A proposito, lei ha avuto modo di conoscere alcune storie di suoi collaboratori, alcuni dei quali hanno dovuto sopportare anche momenti difficilissimi dovuto al fallimento del vecchio pastificio. Cosa l’ha colpita di più di queste persone?
L’approccio al lavoro che è sicuramente diverso rispetto a quello di altri. Quelli che hanno sofferto momenti tanto drammatici per la loro vita, hanno sicuramente una spinta in più. La squadra è oggi molto coesa ed è bello poter chiedere a loro anche uno sforzo in più sapendo che insieme possiamo ottenere grandi risultati come già sta accadendo. 
 
E’ stato difficile ripartire con la Pasta Amato?
Non le nascondo che è stato molto impegnativo prendere in mano un’azienda che da tre anni era fuori dal mercato e che si trascinava così tanto tempo difficoltà dovute al fallimento, alle procedure in tribunale eccetera. I lavoratori hanno attraverso un percorso accidentato fatto anche di disoccupazione, grazie a loro però siamo ripartiti.
 
Che futuro li aspetta? Quali sono le prospettive del gruppo?
L’azienda sta crescendo molto. Siamo molto felici di come stanno andando le cose soprattutto sul mercato italiano. Essendo il nostro gruppo infatti già forte in ambito internazionale, c’eravamo posti l’obiettivo, acquisendo il brand Antonio Amato, di sfruttare la riconoscibilità in Italia di questo marchio per crescere sul piano nazionale.
 
Da “boss in incognito”, tra l’altro, ha messo piede anche in uno degli stabilimenti di più recente sviluppo, quello in cui si è trovato a inscatolare tonno.
Sì quello per noi è un settore nuovo ma strettamente legato alla tradizione salernitana. Direi che quello tra la vasta gamma del mare e il brand Antonio Amato è un matrimonio perfetto.
 
Durante la trasmissione ha visto alcuni suoi dipendenti commettere anche qualche piccola leggerezza. Cosa ha pensato? 
Che una piccola disattenzione può essere umana davanti alle telecamere. Dopo la trasmissione comunque abbiamo fatto una chiacchierata con gli uffici del personale e del controllo qualità per avviare nuovi corsi di formazione alle maestranze. Per noi è fondamentale il rispetto delle norme, non solo per quanto riguarda la qualità del prodotto ma anche e soprattutto per la sicurezza sul luogo di lavoro.
 
Al termine della puntata ha fatto un sostanzioso regalo a tutti quei dipendenti che ha avuto modo di conoscere. C’è stato qualcuno che ha detto “che peccato, perché non avete scelto me”?
Tutti all’inizio avrebbero voluto partecipare alla trasmissione ma non stato io a selezionare i protagonisti. La Rai ha fatto colloqui a tutti i dipendenti scegliendo alla fine quelli con le storie più forti e con maggiore telegenicità. Tra l’altro alcuni collaboratori sono stati esclusi in partenza perché mi conoscono così bene che sarebbe stato impossibile per loro scambiarmi con un neo assunto.
 
Cosa è stato detto ai lavoratori per non far svelare il trucco del “boss in incognito”?
Che nello stabilimento si sarebbe girato un reality in cui si assumeva una persona tra due partecipanti e che sarebbero stati proprio i lavoratori a decretare il vincitore.
 
Bisogna dire che lei è sembrato molto a suo agio davanti alle telecamere, si potrebbe dire “tagliato per il ruolo”. Dica la verità: quelli della Rai le hanno fatto qualche proposta?
Francamente me ne hanno fatto più di una. Purtroppo però oltre a essere amministratore delegato del mio gruppo, sono anche amministratore delegato di Tradizionale Italiana, presidente del Consorzio della pasta, ho già troppi lavori da dover svolgere. Per cui cercherò di concentrarmi ancora di più su quello che faccio. È stata esperienza bellissima che deve essere terminata lì . Mi ha fatto crescere ma faccio altro.