Sogno di una notte di inizio estate, l’incontro tra due campioni del vivere civile

in foto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, con Henry A. Kissinger

Era da mettere in conto che, complice il gran caldo sia atmosferico che quello che, oramai più che avvertito, è presente da più parti del mondo, finisse con il crearsi un varco tra lo spazio e il tempo. Esso ha fatto sì che potessero incontrarsi nel mondo della fantasia due campioni di democrazia, uno in vita, l’altro non più da tempo, eppure entrambi con una visione dei fatti di questo mondo molto convergenti. Due campioni del vivere civile che rispondono ai nomi di Sir Winston Churchill, Primo Ministro della Corona Inglese nella prima metà del secolo scorso, e Professor Henry Kissinger, già a lungo Segretario di Stato del Governo Americano.

È importante ricordare che entrambi i due personaggi furono e sono ancora punti di riferimento per l’attenzione internazionale, per l’impegno che profusero in due grandi tragedie del secolo scorso: per il suo determinante contributo alla risoluzione della Seconda Guerra Mondiale il Premier inglese, per la fine dei combattimenti dell’ Esercito USA in Vietnam, il secondo. Mentre, entrambi europei, il primo apparteneva a una famiglia aristocratica storica d’Oltremanica, il secondo è un ebreo tedesco rifugiato oltreoceano per motivi razziali. Per concludere le presentazioni, Churchill fu soprattutto un economista esperto di problemi di finanza pubblica, Kissinger è un politologo di respiro planetario.

Ciò premesso, il “giovane centenario”, a fine luglio, ha deciso di fare un’improvvisata, in cose di questo genere non lo supera nessuno, al suo illustre corrispondente a Londra, al n° 10 di Downing Street. Una visita di cortesia, anche se in fondo in fondo interessata, sulla scia delle altre che ha compiuto di recente, anche in Cina. Sigaro di ordinanza tra le labbra, Churchill ha ricevuto il Secolare Frequent Flyer come si conviene a un Maestro che accoglie lieto un seguace, seppure a distanza nello spazio e nel tempo, che ha fatto una brillante carriera. Scopo della visita dell’ancora inossidabile “Alfiere della Democrazia”, dovunque e comunque nel mondo ci sia da difenderla, è stato verificare se la propria Weltanschauung, nella sua lingua, il tedesco, la visione politica del mondo, fosse ancora in sintonia con quella di chi gestì il Giorno più lungo, lo sbarco in Normandia.

La sintonia tra i due personaggi ne è uscita ancor più rafforzata, se ciò fosse possibile, cosa che ha fatto piacere a entrambi. Non è un caso che i due giganti della storia sfoderino quasi sempre un sorriso che non vuole essere di circostanza, bensì espressione di compiacimento per l’impegno che ciascuno di loro ha profuso nel proprio operare. C’è un particolare che ha permesso che la fantastica conversazione tra i due monumenti del pensiero libero a tutto tondo, non scadesse in un panegirico vicendevole di memoria dantesca. Esso coinvolgeva altri due giganti, del pensiero cattolico questa volta, San Francesco e San Domenico: il carattere sanguigno del politico d’Oltremanica, in composto ma sempre inflessibile atteggiamento rigoroso nei confronti del più diplomatico attuale presidente di uno studio di consulenza di Washington che porta il suo nome, creato per aiutare nel dialogo i massimi sistemi.

Mentre la conversazione andava assumendo la sua sinfonia, Sir Winston aveva già mandato giù una prima bottiglia di Champagne,  Roederer il suo preferito e tanto faceva si che i due interlocutori fossero ancora più diretti. E sono arrivati così al dunque: come finirà questa grande “ammuina”, perché di ciò si tratta, che sta distruggendo mezzo mondo e, più o meno con la stessa proporzione, l’umanità. Qui la conversazione dei due esperti del settore si è fatta piacevolmente diversificata, pur rimanendo legata a doppio giro di corda con il leitmotiv dell’orientamento sociopolitico di ciascuno di loro.

Lo statista inglese ha ripercorso il cammino delle democrazie europee da dopo la conferenza di Yalta, di cui fu uno dei protagonisti. A cose fatte, si dichiarò soddisfatto ma anche allarmato. Quell’ordine sarebbe durato fin quando fossero rimasti al loro posto quelli che lo avevano voluto. Ma non c’era dubbio che avrebbe cominciato a scricchiolare non appena fosse Iniziato il ricambio generazionale. Crisi di leader, per dirla in breve. Il suo interlocutore ha annuito e ha aggiunto che dalle parti sue si dice ancor oggi: “keine Rose ohne Dornen”, non c’è rosa senza spine e il progresso del mondo occidentale se ne è riempito, non essendo su piazza bravi giardinieri che se ne prendano cura. I due si sono salutati così, dandosi un nuovo appuntamento a breve nello stesso posto. Un attimo e Downing Street si è trovata a essere sommersa  dal tran tran di sempre.

P.S: gli strilloni si affannavano a dare i titoli dei pezzi dei giornali in merito alle “prodezze” della coppia reale dimezzata che vive negli USA, quasi il suggello alle affermazioni di Churchill. Ma che peccato, Sua Maestà la Regina Elisabetta! Con Lei e il Principe Filippo se ne è andata l’Inghilterra che piaceva immaginare a quanti al mondo non mettevano neanche in discussione la validità di quella Monarchia.