Dentro l’arte moderna col Vesuvio nel cuore

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La sua ultima opera è “il veliero Amerigo vespucci” la cui prua, come si è osservato, apre emblematicamente “altre, infinite, rotte”. ora Carlo Montarsolo non c’è più da 10 anni, ma spirito e forza creativa continuano ad agire attraverso i suoi quadri esposti nelle più importanti gallerie di mezzo mondo. non perde di attualità il messaggio ispirato alla natura e alla molteplicità delle forme che la rivelano. Sono pagine pittoriche da vedersi, già dai titoli, come una sequenza ideale: il grande paesaggio, la lava con vulcano viola e ginestre, il fogliame d’ulivo e fiori bianchi, il vento che muove l’erba sulla collina. oggetti antichi in soffitta si propongono con le tonalità più intime e domestiche. La natura, che ha sempre un respiro universale, predomina attraverso il delirio del mare tra gli scogli blù e le ombre delle Ande al tramonto. Lo sguardo dell’artista arriva ai frammenti di meteorite d’oro, all’eclissi di sole e luna, ai satelliti in viaggio. dall’umbra Màrmore alla vesuviana portici una felice continuità di lavoro e feconda ispirazione: dalla cascata “a flusso continuo”, la più alta d’europa, alla lava vesuviana che resta il segno più tangibile dell’umana storia primordiale. L’orizzonte culturale dell’artista si è sempre più allargato diventando espressione planetaria con la congiunzione delle geografie fisiche e morali, dal Mediterraneo all’europa, dai nord ai sud del mondo. indicato da domenico Starnone (nel libro “via gemito” con cui vinse il premio Strega) come uno dei protagonisti della modernità pittorica a livello internazionale, nel decennale della scomparsa napoli si prepara e rendergli onore con un “saggio” retrospettivo che impegnerà critici e storici dell’arte contemporanea. dalla provincia di terni, dove il padre lavorava alla Montecatini, Carlo Montarsolo si trasferisce con la famiglia a portici quando è ancora molto piccolo. Alle falde del vesuvio fa la prima, vera “conoscenza” con la sua vocazione. Si interessa di letteratura, è bravo in disegno. Con il pittore placido studia la lava sulle pendici del vulcano e la variabilità del mare nel porto del granatello. La geografia dei luoghi diventa proficua ispirazione. Matita, inchiostri a punta di penna, tavole a olio sono gli strumenti di cui rapidamente si impadronisce. Subito un primo, incoraggiante riconoscimento: vince i “Ludi juveniles dell’arte” ispirandosi alle laudi dannunziane. La strada che dovrà percorrere è ormai aperta. nella sua famiglia, del resto, la sensibilità artistica è ben presente: lui la pittura, il fratello paolo la musica lirica (diventerà un Basso famoso e richiesto dai teatri più importanti). per molto tempo i due sono considerati addirittura “intercambiabili”: Carlo ha voce da baritono, paolo ha un istinto da disegnatore. non viene trascurata, comunque, la formazione scolastica. A napoli Carlo frequenta l’istituto tecnico “della porta”. All’università asseconda il padre e sceglie economia e Commercio. A epicarmo Corbino – grande economista e figura storica del Banco di napoli – non sfugge il vero talento e gli dice in seduta di laurea: “vedo che hai studiato bene, ma tu sei un artista; devi dipingere”. proprio quello che lui non aveva mai smesso di fare e che aveva intensificato sempre più: la pittura compagna inseparabile sia durante la chiamata alle armi, sia durante il servizio di capitano d’aviazione a Capodichino (lo ricorda il generale Alberto Rea in un libro dedicato all’Accademia di pozzuoli). Carlo ha 26 anni quando si presenta con una personale alla galleria Forti di verona. da allora è un fitto susseguirsi di mostre e di critiche elogiative (giulio Carlo Argan, Marco valsecchi), di premi e riconoscimenti: dalla biennale d’arte contemporanea a venezia alle Quadriennali romane nel palazzo delle esposizioni, alla rassegna del Mezzogiorno nel palazzo reale di napoli. Si impone all’Arte sacra dell’Antoniano di Bologna e viene ricevuto da paolo vi che gli dà un’alta onorificenza. Lo scenario va,così, progressivamente oltre i confini nazionali e dal Mediterraneo, anche per la stima di cui gode presso il Ministero degli esteri, si allarga a Melbourne, Sidney, Stati uniti. Le sue opere arricchiscono da molti anni i musei d’europa e delle Americhe. i riflettori vengono sempre più puntati sulla evoluzione artistica di Montarsolo che non smette di ricercare altri spazi e nuovi filoni lui che viene da una fase impressionista che lo ha caratterizzato per alcuni decenni. in Belgio “fa conoscenza” con le opere di Braque e di picasso. il suo sistema mentale e la sua visione vengono sostanzialmente agitati e scossi. prende forma allora il suo cubismo analitico per composizioni astratto-geometriche: un impasto materico nuovo di figure e colori, una ricchezza cromatica non priva di suggestiva visionarietà. gli istituti di cultura dell’europa e delle due Americhe lo reclamano perché lo considerano l’espressione più convincente e significativa dell’arte contemporanea non solo italiana. nel 1970 si dice di lui: “Carlo Montarselo è stato segnalato per le pagine speciali del Bolaffi perché è l’artista napoletano di maggior rigore e coscienza sia per quanto riguarda la lezione dell’avanguardia storica sia per lo sviluppo della sua pittura limpida costruita in una sapiente tessitura di memorie e presenze, di notazioni sensibili e di astrazioni”. L’italia gliene è riconoscente e il presidente della Repubblica Ciampi gli conferisce la Commenda al merito artistico. Mostre e attestati di merito si succedono. Carlo Montarsolo è inesauribile. ne hanno grande stima scrittori come giuseppe Marotta e Antonio ghirelli, mentre un politico come Andreotti gli apre le pagine di una sua famosa rivista. Con il libro “un artista racconta l’arte”, divulga il divenire della cultura moderna. Molti lo ascoltano nelle sedi istituzionali, tanti altri lo frequentano nello studio di portici, la caratteristica terrazza borbonica che diventa una privilegiata “soffitta d’europa”. Silvana Lautieri testimonia: “Si ammirava la bellezza della costa, ma si viveva in diretta la nascita di un quadro; si ascoltavano le fiabe del mare e del vento odoroso di zagare”. Appassionata compagna di Carlo è stata, fin dagli anni ‘50, Carla Romanelli. Si conobbero quando lei, nata a Scauri, lavorava nelle compagnie aeree: 47anni vissuti insieme tra Roma e portici. ora lei e il loro figlio Federico (lavora a ginevra per eventi internazionali) chiedono che napoli non ignori il decennale di un pittore (studiato nelle università) cui si deve riconoscenza per come ha fatto amare il sud e l’italia nel mondo. nel 1987 la Soprintendenza artistico-storica promosse una mostra antologica a villa pignatelli. L’artista era lì e parlò lui della sua variegata e densa ispirazione. Altre retrospettive si ebbero successivamente (una nel museo nazionale di Cettìgne, nel Montenegro, con l’impegno diretto dell’ambasciata d’italia e dell’unione europea). nel prossimo incontro, che si sta preparando, saranno ancora i suoi quadri a parlare di una personalità che continua a imporsi per valore, ispirazione e irripetibilità.