Demolizioni di fabbricati abusivi, provvedimenti giusti. Ma anche convenienti?

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di Franco Fronzoni

Un eminente e concreto Procuratore dichiara sui giornali di oggi, a Napoli, di essere “pronto ad abbattere almeno una sessantina di edifici abusivi in una sola zona”. Provvedimenti giusti quelli del Signor Procuratore, giusti nei confronti della collettività, giusti poiché contro leggi e regolamenti locali, giusti in riguardo a tanti altri soggetti che avrebbero voluto offrire una casa alla loro famiglia ma non lo hanno fatto per non commettere illegalità; giusti, infine, poiché così definitivamente stabilito dai Tribunali che ne hanno accertato la assoluta illegittimità. Quindi, giusto, anzi, giustissimo!

Quanto conveniente, però? Certamente poco se si considera che furono spesi almeno 1.500 euro per metro quadrato (grosso modo 150.000 euro per un solo appartamento, figuriamoci quanto, ad esempio per 60 edifici, di cui sopra). Certamente poco anche perché si dovrebbero spendere almeno 20/30 euro per metro cubo per abbatterli e dissiparne i materiali risultanti. Ma, ancora e certamente di più, poiché una famiglia (delle tante) verrà privata della sua abitazione (correttamente o scorrettamente ottenuta, tuttavia a qualsivoglia titolo posseduta) mentre qualcuno (chissà chi?) dovrà provvedere a fornirgliene un’altra che costerà, oltretutto, almeno quanto quella a demolirsi. Quindi, giusto SI, seppur drammaticamente, ma certamente NO economicamente, nei confronti di chi la abita (anche se fosse egli stesso il committente abusivo) e certamente No per la collettività che deve affrontare tutte le vicende descritte, burocraticamente ed economicamente; il tutto senza parlare dei tempi del corso.

Sarebbe possibile conciliare il giusto con il conveniente? Forse; ma potrebbe essere possibile solo con un mutamento di atteggiamento, con un cambiamento della mentalità e, con una sensibilità per tutti insieme i problemi in essere nella vicenda globale (non più punto per punto, in sé, ciascuno giusto). Naturalmente, il tutto se le condizioni territoriali consentissero un tale cambiamento, senza peggiorare la situazione.

Una maniera potrebbe essere quella del cambiamento della sentenza di abbattimento con una sentenza di ESPROPRIO. Una cosiffatta sentenza punirebbe il reo (privato del bene); consentirebbe il mantenimento in vita dell’immobile almeno momentaneamente e non metterebbe alcuno sul lastrico; eviterebbe il quasi impossibile ritrovamento di una abitazione (si fa per dire una, ma quante ne sarebbero in realtà, ora, domani, qui ed altrove?)

La procedura dovrebbe divenire possibile se eseguita anche con altri provvedimenti a carattere provvisorio, quali: a) la costituzione di una Sezione speciale del Catasto immobiliare nel quale iscrivere il “bene” in questione; b) l’iscrizione, quale proprietario, dell’Ente pubblico che prenderebbe in carico la vicenda (il Comune, per lo più); c) la perfetta identificazione dell’abitatore dell’immobile; d) l’effettuazione di un contratto provvisorio comprendente un canone di locazione da pagare all’Ente.

Rimarrebbe da definire la provvisorietà nel senso di voler verificare la possibilità di mantenere in vita solo quegli immobili il di cui man tenimento (seppur non previsto nelle norme urbanistiche) risultasse tollerabile.