Introduzione
Il Decreto Requisiti Minimi del 26 giugno 2015 ha costituito un riferimento essenziale per la definizione dei criteri minimi di efficienza energetica per edifici sia nuovi che esistenti, mirato alla riduzione dei consumi energetici e al miglioramento delle prestazioni termiche.
Tale decreto introdusse parametri fondamentali come il coefficiente di trasmittanza termica e il parametro H’t, entrambi fondamentali per la gestione ottimale dei ponti termici e la minimizzazione delle dispersioni di calore.
L’efficace gestione di questi parametri garantisce che ogni componente edilizia contribuisca all’efficienza energetica globale, migliorando al contempo il comfort abitativo e riducendo le perdite termiche dell’edificio in esame.
E’ importante ricordare come la gestione dei ponti termici in casa risulti essere particolarmente complessa, poiché si tratta di punti critici di dispersione energetica che, se non adeguatamente affrontati, possono compromettere l’efficienza dell’intero involucro edilizio.
Considerando le nuove sfide, sul piano dell’efficientamento energetico, al quale siamo chiamati come comunità nell’arco dei prossimi decenni, è allo studio (se non proprio alle fasi finali), un aggiornamento di questo decreto, di cui parleremo in questo approfondimento.
Aggiornamenti con il nuovo Decreto Requisiti Minimi 2024
Il nuovo Decreto Requisiti Minimi 2024, attualmente in fase di approvazione definitiva, ma con una bozza finale inviata in Conferenza Stato-Regioni, aggiorna il quadro normativo precedente, con l’obiettivo di recepire le direttive europee e migliorare l’efficienza energetica degli edifici per contribuire alla transizione verso la neutralità climatica entro il 2050.
La revisione del decreto è stata progettata in maniera mirata, con tre obiettivi principali:
- integrare le FAQ ministeriali;
- attuare il D.lgs. 48/2020;
- allineare i requisiti alla Direttiva Case Green (EPBD IV).
Le modifiche apportate sono pensate per correggere alcune criticità emerse nei processi di verifica, in particolare per quanto riguarda le ristrutturazioni di edifici esistenti. Vediamole brevemente insieme.
Nuovi requisiti di prestazione energetica
Il nuovo decreto introduce una serie di modifiche significative rispetto al testo del 2015.
In primo luogo, i requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici sono resi più stringenti, rispetto al passato, proprio con la finalità di allinearsi agli obiettivi climatici ed energetici dell’Unione Europea.
Questa revisione richiede una riduzione più drastica del fabbisogno energetico, con standard elevati in termini di isolamento termico, gestione dei ponti termici e integrazione di fonti rinnovabili.
Per gli edifici che ne necessitano è opportuno valutare quali sono le tecniche di isolamento termico migliori per migliorare le prestazioni dell’edificio:
- il classico cappotto termico, che va a rivestire l’intero involucro edilizio;
- soluzioni più economiche e sottoposte a minori vincoli burocratici, come l’insufflaggio termico, ideale per riempire aree vuote specifiche, come le intercapedini, con materiali isolanti appositi.
Tra le modifiche principali troviamo anche l’introduzione dell’obbligo di considerare i ponti termici anche per l’edificio di riferimento, aspetto che migliorerà la precisione delle valutazioni energetiche e potenzialmente influenzerà la classe energetica dell’edificio.
Sono stati definiti valori di ponti termici di riferimento per le nuove costruzioni, le demolizioni e ricostruzioni, e le ristrutturazioni di primo livello.
Questo cambiamento avrà un impatto diretto sull’Attestato di Prestazione Energetica (APE) e sulle verifiche previste dalla Legge 10.
Inoltre, il decreto punta a migliorare l’integrazione di fonti rinnovabili, come l’energia solare, e a promuovere l’utilizzo di tecnologie innovative che possano massimizzare l’efficienza energetica complessiva degli edifici, riducendo al contempo le emissioni di CO₂.
Ciò implica una pianificazione più precisa, che tenga conto delle diverse condizioni climatiche e delle specificità degli edifici in modo da massimizzare i benefici delle ristrutturazioni.
Verifica della trasmittanza termica
Un’altra modifica riguarda la verifica della trasmittanza termica.
Per le ristrutturazioni di secondo livello è stato ridefinito il limite di trasmittanza, tenendo conto anche dei ponti termici presenti.
Questo aggiornamento tiene in considerazione la necessità di garantire prestazioni energetiche più elevate per tutte le tipologie di intervento, con particolare riguardo ai dettagli costruttivi che influenzano l’efficienza complessiva dell’involucro edilizio.
Viene introdotto il concetto di trasmittanza termica in sezione corrente, semplificando le verifiche tecniche per i professionisti durante gli interventi di riqualificazione.
Questo consente ai tecnici di considerare, in maniera più precisa e puntuale, le caratteristiche specifiche delle superfici coinvolte, riducendo la complessità delle verifiche e migliorando la precisione dei calcoli.
In tal modo, la trasmittanza media dovrà essere verificata solo sulle superfici oggetto dell’intervento, senza considerare l’effetto dei ponti termici.
Questa semplificazione riduce significativamente il carico di lavoro per i professionisti e rende le procedure di verifica più efficienti, mantenendo comunque un elevato standard di qualità per le prestazioni energetiche complessive dell’edificio.
Inoltre, l’eliminazione dell’obbligo di considerare l’effetto dei ponti termici in queste verifiche specifiche permette di focalizzarsi sugli elementi maggiormente impattanti, ottimizzando sia i tempi di progettazione che i costi degli interventi di riqualificazione.
Questo approccio consente inoltre di ridurre le tempistiche di implementazione, migliorando la rapidità di realizzazione dei progetti di riqualificazione senza sacrificare la qualità dei risultati.
Revisione del parametro H’t
La revisione del parametro H’t, che rappresenta il coefficiente medio globale di scambio termico dell’involucro, mira a rendere più agevole la verifica per edifici con ampie superfici vetrate:
- eliminando tale obbligo nelle ristrutturazioni di secondo livello;
- modulandolo in base alla zona climatica per le ristrutturazioni di primo livello.
La semplificazione introdotta prevede che, per le ristrutturazioni di secondo livello, non sia più necessario effettuare la verifica del parametro H’t in presenza di ampie superfici vetrate, una condizione che in precedenza rendeva la verifica particolarmente complessa.
Per le ristrutturazioni di primo livello, invece, il parametro H’t verrà modulato in modo più preciso in funzione della zona climatica, considerando i differenti requisiti energetici necessari per ciascuna area geografica.
Questo approccio differenziato permetterà di adeguare le verifiche in modo più realistico alle effettive condizioni ambientali, garantendo una maggiore efficacia nel miglioramento dell’efficienza energetica.
Inoltre, tale modulazione contribuirà a una progettazione più mirata degli edifici, adattandosi alle specifiche esigenze delle diverse aree climatiche e permettendo l’adozione di soluzioni tecnologiche più adeguate per ciascun contesto.
Questo garantirà un miglioramento delle prestazioni energetiche senza creare eccessivi vincoli progettuali che potrebbero risultare onerosi o poco pratici in alcune situazioni.
Metodo di Carnot e cogenerazione
Tra le novità metodologiche, il decreto introduce l’uso del metodo di Carnot per il calcolo dei coefficienti di conversione in energia primaria per i sistemi cogenerativi e il teleriscaldamento, consentendo una stima più accurata dell’energia primaria effettivamente utilizzata e migliorando così la classificazione energetica degli edifici.
Questo approccio fornisce una valutazione più precisa del rendimento energetico, soprattutto per gli edifici che utilizzano tecnologie avanzate di cogenerazione.
L’utilizzo del metodo di Carnot consente di determinare in modo dettagliato il combustibile effettivamente impiegato nella produzione di calore e di energia, migliorando la trasparenza e la tracciabilità dei consumi energetici.
Inoltre, questo sistema di calcolo supporta una maggiore equità nella classificazione energetica, garantendo che gli edifici dotati di sistemi ad alta efficienza vengano valutati in maniera congruente rispetto al loro reale impatto ambientale.
Benessere ambientale e sicurezza
Inoltre, i requisiti minimi sono stati aggiornati per includere prescrizioni che garantiscano il benessere termo-igrometrico, la sicurezza antincendio e sismica, e la fattibilità tecnica ed economica di sistemi alternativi ad alta efficienza, dove disponibili.
Tali aggiornamenti mirano a migliorare la qualità abitativa degli edifici, assicurando che il comfort degli occupanti sia sempre garantito, non solo in termini di condizioni termo-igrometriche ottimali, ma anche in relazione alla sicurezza strutturale e antincendio.
Particolare attenzione è stata posta sulla sicurezza sismica, con nuove indicazioni per rendere gli edifici più resistenti agli eventi tellurici, integrando nuove tecnologie e materiali per aumentare la resilienza strutturale.
Inoltre, gli edifici non residenziali con impianti di potenza superiore a 290 kW dovranno essere dotati di sistemi di automazione e controllo di classe B entro il 2025, salvo giustificazioni tecniche ed economiche.
Questi sistemi permetteranno una gestione più efficiente del consumo energetico, grazie alla capacità di monitorare e regolare in modo dinamico gli impianti, contribuendo a ridurre sprechi e migliorare le prestazioni energetiche.
L’obbligo di installare tali sistemi anche in caso di ristrutturazioni di secondo livello è una novità che sottolinea l’importanza di garantire l’efficienza energetica anche negli interventi di recupero edilizio.
La presenza di sistemi di automazione di classe B, in conformità con la norma UNI EN 15232, consentirà una gestione avanzata dell’edificio, migliorando l’interazione tra i vari impianti tecnologici e ottimizzando l’uso delle risorse energetiche, con conseguenti benefici sia in termini di sostenibilità ambientale sia di risparmio economico.
Inoltre, tali sistemi di automazione permetteranno di implementare strategie di gestione dell’energia più sofisticate, come la regolazione predittiva basata su dati climatici in tempo reale, consentendo di adattare il funzionamento degli impianti alle condizioni esterne e migliorare ulteriormente l’efficienza.
Integrazione delle tecnologie per la ricarica dei veicoli elettrici
Un’ulteriore innovazione riguarda l’integrazione delle tecnologie per la ricarica dei veicoli elettrici negli edifici con posti auto.
Nei casi di nuova costruzione o ristrutturazione importante, gli edifici residenziali e non residenziali dovranno prevedere l’infrastruttura necessaria per l’installazione delle stazioni di ricarica, promuovendo la mobilità elettrica e riducendo l’impatto ambientale del settore edilizio.
Questo obbligo include non solo la predisposizione di punti di ricarica, ma anche la realizzazione di canalizzazioni e connessioni che permettano un’installazione successiva semplificata.
L’installazione delle stazioni di ricarica non si limita a soddisfare le necessità attuali, ma punta a preparare gli edifici per esigenze future, anticipando la diffusione crescente dei veicoli elettrici.
Gli edifici non residenziali, come uffici e centri commerciali, dovranno essere progettati per includere stazioni di ricarica multiple, in modo da favorire l’utilizzo di veicoli elettrici anche durante le attività lavorative o di shopping.
Questo consentirà di ridurre l’ansia da autonomia, uno dei principali ostacoli all’adozione su larga scala dei veicoli elettrici.
Il decreto incoraggia inoltre l’adozione di sistemi di gestione delle stazioni di ricarica che siano integrati con l’impianto elettrico dell’edificio, al fine di ottimizzare il consumo energetico e limitare i picchi di domanda.
Tali sistemi consentono di gestire in modo intelligente il processo di ricarica, distribuendo la potenza disponibile in modo efficiente e sfruttando al massimo l’energia prodotta da fonti rinnovabili.