Un progetto fallito 11 mesi dopo l’avvio, 110 milioni di debiti e gli immancabili guai giudiziari. Il 15 gennaio l’asta per la cessione del complesso: si parte da una base di 48 milioni di euro Un progetto fallito 11 mesi dopo l’avvio, 110 milioni di debiti e gli immancabili guai giudiziari. Il 15 gennaio l’asta per la cessione del complesso: si parte da una base di 48 milioni di euro I salvatori della patria potrebbero arrivare dalla Cina o da qualche Paese arabo. Oppure, come spesso accade in questi casi, spuntare dai meandri di qualche accordo tra imprenditori locali e politici. Perché, in fondo, un serbatoio di potere e voti non va mai disperso senza lottare. Il Polo della Qualità, tra un mese, avrà una nuova proprietà: il tribunale, infatti, fissa al 15 gennaio 2015 l’asta, con base di 48 milioni di euro, per la cessione del complesso immobiliare – 130mila metri quadri di superficie e edifici – di proprietà della società fallita nel 2010. Le offerte devono essere presentate presso lo studio di Michele Sandulli (Napoli, via Agostino Depretis 51), curatore fallimentare insieme a Pasquale Menditto e Roberta Napolitano. I tre, insieme al giudice delegato Nicola Graziano, provano così ad avviare il rilancio di un progetto naufragato in soli 15 mesi. Il Polo della Qualità viene inaugurato, alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 22 settembre del 2007 e, nelle intenzioni dei proprietari, deve diventare una vetrina del lusso Made in Campania e Made in Italy in tutto il mondo. Accade invece che nei primi mesi del 2009 le casse del sodalizio di gestione sono già vuote: il buco ammonta a 110 milioni di euro e si scopre che molte aziende, in tutto nella struttura ce ne sono 300, ancora non pagano i moduli acquistati. Inizia così un declino che trova il suo epilogo nella sentenza numero 204 del 2010 con cui il Tribunale di Napoli decreta il fallimento del Polo della Qualità. Nel frattempo i debiti raggiungono quota 200 milioni di euro e scende in campo la magistratura. Il motivo? Per costruire il complesso vengono impiegati 150 milioni di euro di denaro pubblico la cui destinazione finale desta sospetti. Inoltre, secondo i pm della Procura della Repubblica di Napoli, Alessandra Converso e Maurizio Giordano, ci sono gli estremi per contestare la bancarotta fraudolenta. A processo, la prima udienza è di qualche giorno fa, finiscono tutti i vertici del Polo: il presidente Guglielmo Aprile, i consiglieri Antonio Landolfi, Alfredo Morelli e Renato Morelli, il consulente contabile Francesco Pellone. Per l’accusa è sospetta l’operazione da 90 milioni di euro che vede coinvolta Fnuyo, società proprietaria dei suoli su cui sorge il complesso, e Polo della Qualità. È una storia di terreni comprati a 17 euro e ceduti a 47, una storia di speculazioni finite male e affari tutti da decifrare. Il processo procede di pari passo con le trattative per la cessione. Curatela e tribunale contano di sfruttare l’eco internazionale che il lusso italiano riscontra presso mercati emergenti come quelli di Cina e Paesi arabi. Sullo sfondo di questa vicenda resta il fallimento dell’ennesimo progetto che mette insieme imprenditori locali e amministratori pubblici salvo poi risolversi in un crac milionario.