De Maio e la Terra del Vento: soffia la speranza tra le Vele

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Nella Terra del Vento c’era una distesa di papaveri. Una prateria immensa che era tutt’uno con il bosco di Capodimonte. C’erano bambini che si godevano la vita ed immaginavano Nella Terra del Vento c’era una distesa di papaveri. Una prateria immensa che era tutt’uno con il bosco di Capodimonte. C’erano bambini che si godevano la vita ed immaginavano il mare, che era molto lontano. C’era la possibilità di vivere una vita serena, di sognare un futuro possibile. Oggi, nella Terra del Vento, ci sono le Vele, c’è la rabbia, c’è la disperazione, c’è la morte. C’è il male. Dove prima c’era lo Stato con gli angeli, ora c’è l’antistato con i diavoli. Uno dei bambini che scorrazzava nei prati, tra Miano e Scampia, nelle terre del vento, era Pino De Maio, noto cantautore napoletano, che oggi compie il suo esordio da romanziere con “Terra del Vento” (edito da Spazio Cultura Italia), con la prefazione curata dal Procuratore Antimafia Franco Roberti, raccontando una storia che parla di speranza. Di chi, tra mille difficoltà ce l’ha fatta. Parla della vita di Ciro. De Maio, che storia è “Terra del Vento” ? E’ un viaggio che parte da Scampia, dal Rione Don Guanella, 167, che passa per l’Istituto penale per i minorenni di Nisida e arriva a New York. Una storia difficile, di riscatto, di amore, di una famiglia distrutta che cerca di ricomporre i cocci della propria esistenza. Una storia simbolo che si fa portavoce di tante, troppe, vite reali. Una storia di sogni ed immaginazione, di passione e credo. Da tanti anni lavori come educatore all’interno del Carcere di Nisida, cercando di portare la tua arte, la tua musica come segno tangente di riscatto, di speranza. In cosa si può ancora migliorare ? Il carcere di Nisida resta un modello assoluto in Italia. Restano dei problemi che sono esterni alle strutture penali. E’ il prima ed il dopo che mancano. Manca prevenzione, manca la possibilità di seguire i ragazzi quando escono. Mancano le strutture statali all’interno delle città. Sportive e culturali, che sono fondamentali. Dovrebbero essere del tutto gratuite. La musica e lo sport salvano le vite. E’ impensabile che siano sempre a pagamento. Lo Stato deve essere più presente. In tempo di crisi, come si può essere più presenti ? Affidandosi a strutture competenti, anche private, capaci, vere associazioni di volontariato. Il tuo romanzo è un punto d’arrivo, perché esce dopo anni di esperienza a contatto con queste realtà, perché arriva quando hai sentito l’esigenza di dover raccontare un po’ di te, della tua infanzia, del tuo passato. Ma possiamo dire che è anche un punto di partenza ? Assolutamente. Voglio caricarmi la responsabilità di andare in tutte le carceri per minorenni d’Italia a portare il messaggio di Ciro, di Terra del Vento. Immagino un tour con associazioni ed enti, per andare a dire, ragazzo per ragazzo, che un futuro migliore è possibile. Che è possibile scegliere il bene al male. Che c’è un’altra via da seguire oltre la criminalità.