De Magistris vada a scuola dal sindaco di Londra

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1.

Voglio informare i miei sette lettori, in calando, che da oggi non parlerò più di Luigi De Magistris, Sindaco di Napoli. Le sue recenti esternazioni, ribadite con ”giustificazioni” ulteriormente inaccettabili, lo rendono “incompatibile” per ogni tipo di attenzione da parte di coloro che intendono ragionare, discutere, confrontarsi sulle vie più idonee ad assicurare ai cittadini progresso ordinato, libertà dal bisogno, uguaglianza, servizi efficienti. E, per Napoli, sulla esigenza di un particolare impegno per liberare la città, migliaia di ragazzi, e le loro famiglie, dalla schiavitù tragica della criminalità organizzata. Di tanto non si ha contezza nel discorso degli insulti e delle volgarità. Tutto questo a prescindere dalle ragioni che ne determinarono la vittoria cinque anni fa e che ora, molto probabilmente, ne determineranno la conferma. Sono tutte ascrivibili alle responsabilità del PD e della così detta sua classe dirigente, Antonio Bassolino compreso, quanto meno sul piano storico e non tanto per il suo coraggioso tentativo di ritorno in campo.

Si tratta di una questione di civiltà, non solo politica, non solo estetica: mi domando quale esempio possono trarre i giovani, i ragazzi, compresi i suoi figli, da un Sindaco che rappresenta anche loro e che usa questi toni e questo linguaggio? Al netto della inefficienza Amministrativa sua e della sua amministrazione: basti guardare a quello che è accaduto in questi anni, fino a quello che è sotto ai nostri occhi, anche in questi giorni, per le nostre strade sporche e dissestate, già nel centro storico. Per non dire delle decine di milioni di euro della Comunità Europea, stanziati da anni,  che non è riuscito a spendere ancora, fra l’altro, proprio per il risanamento del Centro Storico. Nel silenzio e nell’indifferenza dei più. Come acutamente osserva Biagio de Giovanni su Il Mattino di mercoledì 11 di Maggio, il rischio è che “il sottofondo plebeo e lazzaresco si stia impadronendo dei luoghi pubblici……; che se il Sindaco ha usato quel linguaggio, egli immagina di toccare un’anima profonda della Città, che lo trascina verso il plebiscito”. Già, il rischio è proprio questo e mi domando: di fronte a questo “salto” cosa pensano, e dicono, gli Intellettuali, gli Uomini del Sapere, della Scuola, delle Professioni, dell’Impresa, del Lavoro? Tutti, silenziosamente acquattati sul carro del vincitore? Se così sarà, l’unica loro attenuante la potranno trovare nella mancanza di alternative solide, in grado di tracciare ben altri orizzonti e di disegnare ben altri destini per la Città. A meno che, proprio quella violenza volgare non faccia scattare un campanello di allarme e la ricerca, fra i canditati a Sindaco, di un possibile male minore, di cui Matteo Renzi, con il Presidente De Luca, sia il garante dichiarato.

Temo, comunque, che sia troppo tardi per tutti. Intanto mi “consolo con le prime, belle, dichiarazioni del Sindaco di Londra Sadiq Khan, musulmano e socialista, con le quali ha indicato le priorità del suo impegno:” Integrazione, sicurezza, inquinamento, Europa”. Intanto, sarà in sintonia con David Cameron, Premier conservatore, sulla frontiera europeista del prossimo decisivo referendum.

Altro che insulti ed improperi volgari al Presidente del Consiglio.

2.

Il nove di maggio rappresenta una sorta di Festa dell’Europa: è la data della famosa dichiarazione di Robert Schumann, allora Ministro degli Esteri francese, che propose, in primis, alla Germania, vinta ma ricca, un piano di condivisione delle due risorse fondamentali per lo sviluppo economico del tempo, il carbone e l’acciaio. Era il 1950. Da quella intuizione, rivolta alla Germania, ma anche “a tutti i Paesi che vorranno aderirvi,” nasce la CECA, Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, che sarà l’antesignana della Unione Europea. Con la Francia, vi aderirano subito, Germania,  Belgio, Lussemburgo, Olanda ed Italia, Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, europeista convinto. Sugli ideali di Altiero Spinelli e del suo “Manifesto di Ventotene” si concretizza il primo ”nucleo” di quella che sarà l’Unione Europea. Schumann, De Gasperi, Adenauer, Spaak capirono che, a differenza di quanto era accaduto dopo la prima Guerra Mondiale, non era il tempo della umiliazione contro i vinti, la Germania e l’Italia, né tempo di revanscismo e di vendetta da parte di queste ultime contro la Francia ed i Paesi vittoriosi. La Pace, bene supremo per un Continente, che aveva scatenato due guerre mondiali in meno di trenta anni, con milioni di morti e con il sacrificio degli Ebrei nei campi di concentramento e nei forni crematori, andava costruita su altri valori: solidarietà, sviluppo, progresso, uguaglianza, libertà dal bisogno. Quello che accade in questo tempo sembra rovesciare quelle lungimiranti “intuizioni”: si distruggono i ponti, si innalzano muri e barriere, con buona pace di Rober Schumann, che parlava addirittura di “sviluppo del continente africano”.

3.

Gli appassionati appelli di Papa Francesco, di recente insignito, come Giovanni Paolo II, del premio “Carlo Magno”, per la sua testimonianza tenace in favore della “integrazione, della unità e della Pace in Europa”, sembrano cadere nel vuoto o nel terreno avvelenato dei populismi e dei nazionalismi esasperati, che portano, come nel passato, a tragiche conseguenze. Questo Papa si sta mettendo sulle spalle compiti e ruoli non suoi, consapevole che la missione sua e di Santa Madre Chiesa è quella di “aiutare” l’uomo a vincere anche i propri limiti, di cui ad egoismi e violenze, lavorando per il valore inestimabile della Pace, già magistralmente “disegnato” da un altro grande Papa, Giovanni XXIII, nella sua fondamentale Enciclica “Pacem in terris”.