Danilo Iervolino, al pari del divino Demiurgo del Timeo platonico, con l’ultimo libro “Just press start (up). Dall’idea all’impresa”, si presenta come impareggiabile mediatore tra il mondo intellegibile delle Idee e quello sensibile, della materia concreta che si realizza. Iervolino sente di aver scoperto l’alchimia che fa di una buona intuizione un’idea di successo e vuole trasferire ad altri le sue convinzioni e competenze, consapevole che la mimesi è il prezzo pagato dall’imprenditore di successo per il bene comune. “Una start up di successo è genio e determinazione, testa per aria e piedi per terra, visionarietà e vision, intesa come la capacità di vedere oltre, leggere i bisogni del consumatore, conoscere e anticipare il mercato”. L’elemento su cui insiste l’autore è che dietro ogni start up c’è un’idea. Si potrebbe parlare di una sorta di Iperuranio delle Idee da riscoprire nel mondo delle cose, per via intuitiva o attraverso il volo dell’intelletto che s’innalza rispetto alla volgare doxa, decide di liberarsi della confusione dei sensi e del marasma delle passioni per innalzarsi verso il Bene, l’utile sociale, la crescita e il progresso della civiltà. L’importante e che il profitto del capitale superi un’ottica puramente economicistica per tradursi anche in cultura, istruzione, sviluppo umano. Il mito di Danilo Iervolino è il self made man di particolare talento o determinazione per il quale sono possibili le ascese sociali ed economiche, l’imprenditore che contrasta il teorema inconfutabile che per fare soldi bisogna averne. Racconta storie esemplari di successo, ottenuto partendo da nulla più di una buona idea, che fungono da esempio ed acceleratore per altri progetti. Idealismo e realismo da posizioni antitetiche sembrano trovare una sintesi, una tregua in una start up che vola verso l’alto come il cavallo Pegaso. Nella prefazione Francesco Fimmanò ricorda la vicenda umana ed imprenditoriale dell’autore del libro che ebbe inizio dieci anni fa con una start up innovativa che coniugava business education ed Università, appunto Pegaso. L’ordinario di diritto sottolinea che lo sviluppo di una nuova impresa oltre all’accesso al capitale necessita di due figure importanti: i Business Angels, che investono parti del loro patrimonio nelle fasi di avvio del progetto imprenditoriale e il Venture Capitalist che gioca un ruolo fondamentale soprattutto nella seconda fase del ciclo di innovazione. Fondamentale anche poter disporre di un supporto manageriale e di networking, ossia di una chiara rete di collegamento tra i diversi incubatori, le istituzioni, i centri di ricerca e i finanziatori. Ci si trova, dunque, di fronte ad una sorta di manifesto delle start up in cui l’imprenditore rappresenta la variabile che sciocca il sistema economico e mette in moto l’innovazione. Il profitto sussiste fino a quando c’è innovazione, anzi il primo è il premio dell’innovazione. Il Mezzogiorno può, quindi, ritornare ad essere protagonista con delle start up di ultima generazione in grado di colmare il divario ancora forte tra domanda e offerta d’innovazione.