Entrambi napoletani, si contraddistinguono per approcci assai differenti eppur ben calibrati, quasi complementari. Bruno dipinge e ridipinge piedi, gambe e scarpe. Ecco, le scarpe: le imbelletta, le trucca, le trasforma e le coglie sempre in azione, in un movimento frenetico che ben si accorda con la velocità del vivere contemporaneo. Non si risparmia nel raffigurare tacchi altissimi, calze a rete, pizzi, merletti, mettendo in scena un teatrino di sensualità tanto a buon mercato da sfociare nella tenerezza e nell’ironia. Di conseguenza il suo è un dipingere quasi pirandelliano, proprio lì dove tira in ballo piccoli drammi che si ammorbidiscono in misura della bonarietà dell’occhio che li guarda. E il tutto infischiandosene della resa estetica dell’elemento rappresentato per favorirne la funzionalità. Mariano Bruno sembra così far l’occhiolino a Heidegger quando affermava che la verità dell’oggetto sta nella sua “più profonda funzione, al di là della bellezza” .
Rosanna Avenia, invece, sembra aderire ad una sfera altra del dipingere e del sentire. Rosanna procede per emozioni. Rosanna raffigura soggetti di cui ha “colto la vibrazione profonda”. Le sue opere si distaccano dal figurativo in quanto, se pur ben ancorate ad uno stile sicuramente realistico, prendono corpo in uno spazio che pare astrazione, che non ha elementi fisici definiti e riconoscibili. L’utilizzo del colore, dai gialli tenui ai viola vibranti, risvegliano, nell’alternanza tra caldo e freddo, l’emotività dello spettatore che può così meglio predisporsi ad una lettura psicologica della tela. A differenza di Bruno, infatti, sembra quasi che l’Avenia utilizzi la resa estetica per l’analisi di una ricerca profondo sull’ essere umano: la pregevolezza della sua pittura e l’armonia delle sue figure partecipano alla somma di profondità commoventi.
In entrambi i casi a venirne fuori è una visione tutta avviluppata intorno all’uomo e al suo essere, al contempo, animale sociale e creatura emotiva. Con Dalla Testa ai Piedi, esposizione a cura di Augusto Ozzella e Giuliana Sarno, con il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, ci si perde tra i labirinti della rappresentazione per ritrovarsi, di opera in opera, con tutte le carte in mano per decifrare lo straordinario enigma che l’uomo è.