Dalla salute al lavoro: il benessere secondo gli italiani. Flop Campania: è ultima su tutti i fronti

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Gli italiani sono mediamente soddisfatti della propria condizione. Dovendolo esprimere con un voto da uno a dieci, la sufficienza è garantita, ma è nelle regioni del Nord che si arriva a un 7 pieno. Il divario tra aree del paese è particolarmente marcato per quanto riguarda la sfera economica, come certificato dal report finale dell’indagine “Il benessere equo e sostenibile dal punto di vista delle persone” del laboratorio di ricerca Fqts 2013 presentato oggi a Salerno. Il progetto per misurare il benessere equo e sostenibile è nato nel marzo del 2013 da un’iniziativa del Cnel e dell’Istat, presentato dal presidente Giovannini come l’occasione per il “superamento del Pil”.

134 parametri – L’idea di fondo è che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non debbano essere solo di carattere economico, ma anche sociale e ambientale, corredati da misure di disuguaglianza e sostenibilità. Sono 134 gli indicatori utilizzati per quantificare il Bes, divisi in 12 ambiti: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi. Il report presentato oggi a Salerno è, di fatto, il primo a passare dalla teoria alla pratica, indagando con questo nuovo approccio il benessere percepito degli italiani. L’indagine è stata condotta con 3.346 questionari (attraverso una diffusione via web a cui hanno collaborato anche testate giornalistiche nazionali), 18 focus group in sei regioni e 90 storie di vita.

Il gap Nord-Sud – L’obiettivo dell’indagine è di misurare il “benessere equo e sostenibile”, per valutare il progresso della società non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale, di fatto andando oltre il Pil. “La frattura tra Nord e Sud, eccezion fatta per il Piemonte, è particolarmente evidente e marcata – si legge nel report -, denotando come la percezione che hanno i cittadini del Meridione della propria qualità di vita e quindi del proprio benessere sia nettamente inferiore rispetto a quella dei connazionali del Nord”. Particolarmente indicativa la situazione della Campania, che occupa l’ultima posizione praticamente in tutti gli indicatori. In coda alla classifica si piazzano anche Puglia, Marche, Basilicata e Calabria. Al vertice, invece, per benessere percepito si trovano il Friuli-Venezia-Giulia, il Trentino-Alto-Adige, la Liguria, la Toscana e la Lombardia, non a caso tutte regioni del Centro-Nord.

Come agire sul benessere – La ricerca punta anche a indagare come gli italiani agirebbero sul loro benessere se ne avessero l’opportunità. In prima linea, per tutti, c’e’ la salute: in media gli intervistati, se potessero decidere, destinerebbero a questa voce il 16,5 per cento della somma virtuale a loro disposizione. Seguono le voci Istruzione e formazione (13,5 per cento) e Lavoro e conciliazione tempi di vita (circa il 10,3 per cento). Tutti gli altri domini non superano la soglia del 10 per cento: benessere economico al 9,6 per cento, ricerca e innovazione all’8,6 per cento, ambiente all’8,4 per cento, qualità dei servizi al 7,9 per cento, paesaggio e patrimonio culturale al 7,4 per cento, relazioni sociali al 7,1 per cento, sicurezza al 6,9 per cento. All’ultimo posto la voce “politica e istituzioni” (3,8 per cento), “a testimonianza di quanto in questo frangente storico i cittadini vedano lo Stato come un ostacolo al miglioramento della qualità della propria vita, piuttosto che come un’opportunità” certifica il report. Ma anche nella scelta delle priorità le differenze territoriali non mancano: gli intervistati nel Nord Est scelgono di investire maggiormente, rispetto al Nord Ovest, nella dimensione della salute e della qualità dei servizi, mentre quelli del Nord Ovest ritengono prioritarie le dimensioni del lavoro, conciliazione dei tempi di vita e del paesaggio e patrimonio culturale. Al Sud e nelle Isole il dominio “benessere economico” colloca al terzo posto, non lontano da quello dell’istruzione e formazione (al secondo posto, dietro alla salute). “I cittadini, se interpellati, sono in grado di fornire risposte che consentono di ricostruire il complesso puzzle delle priorità percepite –  è la conclusione del report -, ma anche delle paure, delle sensibilità differenti e dei freni al cambiamento, fornendo le indicazioni non soltanto circa le ‘politiche’ da attuare ma anche suonando qualche campanello d’allarme di emergenza sociale (come nel caso della Campania), su cui pare prioritario ed urgente intervenire per comporre la frattura fra ciò che è prioritario per sanare i disagi attuali e ciò che è prioritario per impedire che questi ed altri disagi si manifestino in futuro”.