Dalla rubrica ‘Notizie ASviS’, Focus/ Il futuro è in Africa: innovazione, sfide e opportunità

Foto di Manie Van der Hoven da Pixabay

Si riporta di seguito il testo integrale dal sito ASviS di Sofia Petrarca di venerdì 21 giugno 2024.

Negli ultimi due decenni, l’Africa ha attraversato un periodo di trasformazione significativa, segnato da una crescita economica senza precedenti e da un’incredibile innovazione in settori chiave come la tecnologia digitale, l’energia rinnovabile e l’industria estrattiva. Nonostante questa crescita, il continente continua a lottare per sfide profonde, tra cui disuguaglianze economiche, instabilità politica e crisi sanitarie. Il futuro dell’Africa è una questione di grande rilevanza non solo per il continente stesso, ma per il mondo intero. La sua crescita e il suo progresso avranno ripercussioni globali, influenzando mercati, politiche e società.

In Italia e in Occidente, però, la comunicazione sull’Africa tende spesso a presentare il continente in maniera omogenea, ignorando la diversità dei suoi Paesi e delle culture e contribuendo a creare stereotipi che rappresentano l’Africa come un’entità monolitica, associata principalmente a guerre, povertà, migrazione e terrorismo. Queste narrazioni non riflettono la realtà complessa e dinamica dell’Africa, composta da 54 Stati, un miliardo e 200 milioni di abitanti e oltre duemila lingue differenti, e raramente mettono in luce gli aspetti positivi e innovativi che il continente sta vivendo. A questo proposito, i dieci podcast “L’elefante nella stanza” di Rai Radio, in collaborazione con Amref e l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), mirano a scardinare gli stereotipi attraverso storie che raccontano le straordinarie innovazioni che l’Africa ha da offrire. Ne esce un quadro dinamico, creativo e soprattutto giovane.


Secondo l’African economic outlook 2024, infatti, nonostante sfide strutturali significative e molteplici shock, tra cui l’aumento dei prezzi seguito all’invasione russa dell’Ucraina, le questioni climatiche e la persistente instabilità politica che hanno portato a un rallentamento della crescita reale del Pil – scesa al 3,1% nel 2023, dal 4,1% del 2022 – le prospettive economiche sono positive, con una crescita prevista in aumento al 3,7% nel 2024 e al 4,3% nel 2025. Con questi risultati, l’Africa rimarrà la seconda regione in più rapida crescita a livello globale, con 40 Paesi destinati a raggiungere tassi di crescita più elevati rispetto ai livelli del 2023.

Uno dei principali punti di forza, spiega Fabio Bellumore, responsabile ufficio stampa Amref Italia, risiede nell’età media della popolazione: “Parliamo di un continente giovane, dove il 60% della popolazione è sotto i 25 anni. Quasi due terzi (64%) dei giovani (di età compresa tra 18 e 35 anni) hanno almeno un titolo di studio secondario, rispetto al 35% dei cittadini di età pari o superiore a 56 anni”. Nel 2050, il 40% dei giovani sarà africano e la popolazione sarà raddoppiata (2,4 miliardi), con la Nigeria più popolosa degli Usa. Sempre a metà secolo un essere umano su quattro sarà africano. Con la diminuzione della mortalità infantile, l’aumento della vita media e una fecondità meno declinante che altrove, dal 2035 in Africa ci sarà la più vasta forza lavoro del mondo. Inoltre, le nuove generazioni sono nate digitali e, per questo, accanto alle storiche arretratezze, alcuni Paesi africani sono oggi esempio di grande innovazione tecnologica.

Proprio le tecnologie digitali sono uno dei settori chiave che trainano la crescita economica del continente africano. Con l’espansione dell’accesso a internet e l’adozione di tecnologie mobili, l’Africa sta vivendo una rivoluzione che cambia radicalmente il modo in cui le persone comunicano, lavorano e accedono ai servizi. Paesi come il Kenya, con il sistema di mobile banking M-Pesa, un servizio di pagamento mobile che permette transazioni sicure e rapide anche nelle aree più remote, sono all’avanguardia in questo campo. L’innovazione digitale non solo ha migliorato la vita quotidiana delle persone, ma ha anche aperto nuove opportunità economiche. Startup tecnologiche stanno emergendo in tutto il continente, attirando investimenti internazionali e creando posti di lavoro.

L’Africa ha inoltre un potenziale straordinario per lo sviluppo delle energie rinnovabili, grazie alle sue abbondanti risorse naturali. Il continente dispone di un’ampia disponibilità di sole, vento e acqua che possono essere sfruttate per produrre energia pulita. Paesi come il Marocco e la Namibia stanno già investendo significativamente nella produzione di energia solare e nell’idrogeno verde. L’adozione di energie rinnovabili non solo contribuisce a ridurre le emissioni di carbonio, ma offre anche un’opportunità economica significativa: possono migliorare l’accesso all’energia nelle aree rurali, dove l’elettrificazione è ancora una sfida, e creare nuovi posti di lavoro nel settore dell’energia verde.

L’Africa è poi ricca di risorse naturali critiche per la transizione energetica globale, come i metalli necessari per le batterie e le tecnologie verdi. Sfruttare queste risorse offre un’enorme opportunità economica per il continente, ma richiede anche una gestione sostenibile per evitare danni ambientali.


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Nonostante queste tendenze positive, l’Africa deve ancora affrontare sfide per realizzare una trasformazione economica e sociale sostenibile. In particolare, molti Paesi africani soffrono di infrastrutture insufficienti e obsolete, che ostacolano lo sviluppo economico e sociale. La carenza di strade, porti, ferrovie e sistemi energetici affidabili limita il commercio e l’industrializzazione.

L’instabilità politica, i conflitti interni e le guerre civili sono problemi comuni che distruggono le economie locali, creano sfollati e riducono la fiducia degli investitori. Inoltre, i Paesi africani lottano per fornire un’istruzione di qualità e opportunità di formazione adeguate. La scarsa alfabetizzazione e la mancanza di competenze tecniche limitano il potenziale della forza lavoro giovane.

Un altro grande problema è la questione sanitaria: secondo la direttrice regionale dell’Oms per l’Africa, Matshidiso Moeti, circa 672 milioni di africani, che rappresentano il 48% della popolazione del continente, non hanno ancora accesso all’assistenza sanitaria di qualità di cui hanno bisogno. Ciò è dovuto a sistemi sanitari deboli caratterizzati da infrastrutture sanitarie inadeguate e politiche mal progettate, per limitare le barriere finanziarie ai servizi sanitari. La carenza di operatori sanitari qualificati (spesso emigrati), l’accesso inadeguato a farmaci di qualità, prodotti medici e tecnologie innovative sono parte delle cause della crisi sanitaria nel continente. Inoltre, la pandemia da Covid, le emergenze e il peggioramento delle situazioni climatiche hanno un impatto negativo sugli sforzi del continente per accelerare i progressi verso il raggiungimento della copertura sanitaria universale. Ma, nonostante la crisi, anche il settore sanitario sta attraversando una trasformazione positiva in primo luogo grazie alla digitalizzazione e alla telemedicina. Le piattaforme di telemedicina stanno diventando infatti sempre più comuni, permettendo ai pazienti di consultare medici a distanza, soprattutto nelle aree rurali. Questi servizi migliorano l’accesso alle cure e riducono i tempi di attesa. Inoltre, numerose iniziative e programmi, come quelli di Amref, stanno iniziando ad applicare il concetto di “One health“, che riconosce l’interconnessione tra la salute umana, animale e ambientale, e promuove un approccio integrato alla gestione della salute. Amref, ad esempio, ha adottato questo approccio sia in Kenya che in Etiopia, nelle aree aride e semiaride, dove i pastori devono fare i conti con siccità e malattie degli animali, che spesso sono l’unica fonte di approvvigionamento e di reddito.


Ma la più grande sfida per il continente africano sono probabilmente le diseguaglianze interne, risultato di molteplici fattori, tra cui la storia coloniale del continente, la corruzione politica, la competizione sfavorevole nell’economia globale, la mancanza di infrastrutture e la crescita demografica. Le differenze tra i vari Stati africani e all’interno di essi, sia economiche che sociali, sono infatti profonde e pervasive. Disparità di reddito, accesso ai servizi di base (sanità, istruzione, acqua potabile) e opportunità economiche variano notevolmente tra le aree urbane e rurali, nonché tra diverse regioni e gruppi etnici. Secondo il rapporto della Banca mondiale  Inequality in Southern Africa l’Africa è in cima alla classifica dei Paesi più diseguali. Con il 10% della popolazione che possiede circa l’80% della ricchezza, mentre il 60% dei suoi abitanti ne detiene soltanto il 7%. Ad esempio, alcuni Paesi come il Sudafrica hanno una percentuale di povertà inferiore al 20%, mentre altri Paesi come il Niger hanno una percentuale di povertà superiore al 80%. Per affrontare questa sfida, l’Unione africana ha sviluppato un piano strategico per il continente, mirato a promuovere uno sviluppo inclusivo e sostenibile, rafforzare l’unità e l’autodeterminazione africana e posizionare l’Africa come attore chiave nell’arena globale: l’Agenda 2063. Intitolata “L’Africa che vogliamo”, è stata adottata dai leader del continente nel 2013 come progetto di sviluppo a lungo termine per i successivi 50 anni. La visione dell’Agenda è quella di un’Africa integrata, prospera e pacifica, guidata dai suoi cittadini e rappresentante una forza dinamica sulla scena internazionale. Gli obiettivi chiave dell’Agenda 2063 includono:

  • Crescita economica inclusiva e sostenibile: promuovere una crescita economica che benefici tutte le fasce della popolazione, riducendo le disuguaglianze e migliorando il benessere di tutti gli africani.
  • Integrazione continentale: rafforzare la cooperazione economica e politica tra i Paesi africani per creare un mercato comune, promuovere la libera circolazione delle persone e delle merci e consolidare la solidarietà. Nel 2019 è entrata in vigore l’area continentale di libero scambio AfCfta, che ad oggi conta 54 Stati membri.
  • Sviluppo delle infrastrutture: investire nelle infrastrutture essenziali come trasporti, energia, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per supportare lo sviluppo economico e migliorare la qualità della vita.
  • Pace e sicurezza: promuovere la pace e la sicurezza attraverso la risoluzione dei conflitti, il rafforzamento delle istituzioni democratiche e la tutela dei diritti umani.
  • Sviluppo umano e sociale: migliorare l’accesso all’istruzione, alla sanità, e ai servizi sociali, promuovendo l’uguaglianza di genere e l’empowerment dei giovani.

La cooperazione internazionale è cruciale e può giocare un ruolo fondamentale nel supportare l’attuazione dell’Agenda 2063, fornendo risorse finanziarie, trasferimento di conoscenze e tecnologie, e promuovendo partenariati strategici per uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Come spiega il giornalista Jean Leonard Touadì, nell’ottava puntata di “L’elefante nella stanza”, il processo di localizzazione è fondamentale per garantire che le decisioni riguardanti il futuro dei Paesi africani vengano prese all’interno di ciascun Paese, piuttosto che essere imposte dall’esterno come è accaduto finora. Questo approccio è cruciale per il successo di iniziative come il Piano Mattei, che mira a promuovere lo sviluppo sostenibile e la cooperazione in Africa. Solo attraverso un piano di localizzazione ben strutturato possiamo sperare di integrare efficacemente le diverse realtà africane e ottenere risultati duraturi.

di Sofia Petrarca