Matteo Renzi, possibile prossimo inquilino di Palazzo Chigi dopo il voto della direzione Pd di oggi e le annunciate dimissioni di Enrico Letta, si candidò alle primarie
Matteo Renzi, possibile prossimo inquilino di Palazzo Chigi dopo il voto della direzione Pd di oggi e le annunciate dimissioni di Enrico Letta, si candidò alle primarie del Pd, “per cambiare verso” alla politica, assicurando “fedeltà” al governo guidato da Letta ma aggiungendo una frase che in questi giorni è risuonata piu’ volte: “solo se farà quello che vuole il Pd”. Evidentemente, per il “rottamatore”, così non deve essere stato e la storia èandata diversamente.
Il giovane sindaco – Dopo l’elezione alla guida della Provincia di Firenze, nel 2004, amava ricordare di essere il politico più giovane ad aver ricoperto quella carica. Se avrà l’incarico di formare un nuovo governo potrà appuntarsi al petto una medaglia che vale di più: sarà il più giovane premier della storia della Repubblica. Nato a Firenze nel gennaio 1975 e cresciuto a Rignano sull’Arno, Renzi è abituato alle “sfide”. Persino negli scout, dove tra l’altro conobbe la futura moglie Agnese, fu un punto di riferimento: prima capoclan e poi caporedattore del giornale dell’Agesci. Da quell’esperienza l’attuale sindaco di Firenze, e segretario del Pd, ricorda spesso di aver presente l’insegnamento di Baden Powell, “bisogna lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”. Anche per questo, già negli anni del liceo classico, al Dante di Firenze, iniziò a fare politica diventando uno dei rappresentanti degli studenti nel consiglio d’istituto. Sono gli anni nei quali il padre Tiziano era impegnato nella Dc. Lui l’esperienza della ‘Balena bianca’ non riuscira’ a farla, per questioni anagrafiche, ma si iscrisse presto al Ppi di Mino Martinazzoli, di cui diventò segretario provinciale e poi coordinatore della Margherita. Nel frattempo si laureò in giurisprudenza (1999) con una tesi su Giorgio La Pira e fece le prime esperienze lavorative nell’azienda del padre. Subito dopo sposò Agnese da cui avrà tre figli. Nel 2004 si candidò alla presidenza della Provincia di Firenze anche se non tutti lo guardavano con troppo favore. Eletto iniziò a far capire che quel ruolo gli andava stretto e, quando il centrosinistra cercò di ingabbiarlo, lasciandolo lì per altri 5 anni, Renzi spiazzò tutti annunciando, nell’autunno 2008, la candidatura alle primarie per Palazzo Vecchio: “O cambio Firenze o cambio mestiere e torno a lavorare” lo slogan che fece breccia tra la gente. A sorpresa vinse al primo turno e a giugno 2009 venne eletto sindaco.
Rottamare la politica – Ancora troppo poco, perchè Firenze può essere un bel trampolino di lancio: nel 2010 divenne per tutti il “rottamatore”, parola che fece arrabbiare tutti i vecchi politici, e l’obiettivo futuro era ormai chiaro. Non ci mise molto a diventare una star, facendo passare l’idea che lui era il nuovo: interviste sui quotidiani, sui settimanali, non solo d’opinione, e in tv dove dimostrava di essere sempre più a suo agio. La comunicazione, fatta di slogan e di uscite improvvise, è sempre stata uno dei suoi pallini. Renzi capì che poteva essere il suo momento e, nel 2010, convocò alla Leopolda di Firenze quanti nel Pd sentivano di non avere ancora una casa sicura: “Prossima fermata l’Italia”, annunciò dal palco.
La sfida a Bersani – L’anno dopo, sempre alla Leopolda, il “Big bang” mentre continuava a lanciare messaggi sulla sua intenzione di restare a fare il sindaco, “il mestiere più bello”. Pochi ci credevano ancora quando partì il tour con lo slogan “Viva l’Italia viva”, slogan che poi diventò “Matteo Renzi Adesso”, nel 2012, per la sfida a Pierluigi Bersani nelle primarie del centrosinistra. Da quella sconfitta, l’unica da quando è in politica, Renzi uscì rafforzato. Lo stesso Presidente Giorgio Napolitano pensò pure a lui per sostituire Monti, anche se poi scelse Enrico Letta. E allora Renzi si lanciò nella corsa alla guida del Pd cosa che, assicurava prima, non gli interessava, e questa volta senza rivali. L’8 dicembre scorso una valanga di voti sommerse gli avversari e la segreteria del Pd sembrò subito poter essere l’ultimo trampolino di lancio per arrivare a Palazzo Chigi, forse già nelle prossime ore.