La Medaarch ridefinisce l’architettura, coniugando intelligenza artificiale e creatività umana per un futuro più sostenibile.
Ricordate la prima volta che avete disegnato una casa? Ricordate quegli strumenti magici che erano la matita e il righello? La matita in legno rappresentava il nostro primo atto di creazione, la nostra mano il primo strumento. Oggi, accanto a quegli strumenti iconici, abbiamo una macchina che non solo facilita, ma espande il nostro pensiero: l’intelligenza artificiale. Insomma siamo passati dalla matita ai codici. Ma mentre le macchine diventano sempre più sofisticate, è legittimo chiedersi: qual è il futuro dell’architetto? E quale sarà il ruolo dell’intuizione umana in un mondo dominato dall’intelligenza artificiale?
Una risposta ci arriva dalla Medaarch-Accademia Mediterranea d’Architettura- una PMI che esplora i temi della progettazione architettonica nell’era digitale, interrogandosi sui processi di fabbricazione digitale. Fondata nel 2007, Medaarch è diventata un centro di eccellenza non solo per la progettazione architettonica, ma anche per la ricerca e l’innovazione. Il suo cuore è il Centro per l’Artigianato Digitale (CAD) di Cava de’ Tirreni, un incubatore che fonde progettazione, produzione e formazione, con l’obiettivo di rilanciare il Made in Italy attraverso l’uso delle tecnologie digitali. In questo spazio, artigiani, designer e imprenditori collaborano, mettendo in comune intuizioni e creatività, utilizzando strumenti come la stampa 3D e l’intelligenza artificiale per rispondere alle sfide più urgenti della contemporaneità.
Ecco, qui la macchina entra in scena. Non più un semplice strumento di supporto, ma un alleato che ci permette di affrontare la crescente complessità di un mondo che cambia con una velocità vertiginosa. “L’intelligenza artificiale è diventata parte integrante del nostro lavoro quotidiano,” racconta Amleto Picerno Ceraso, co-fondatore di Medaarch. “Non è solo un aiuto tecnico: ma anche un potente strumento di consapevolezza e crescita sociale, capace di creare un impatto positivo e duraturo sul mondo che ci circonda. In questo senso Medaarch continua a lavorare con una visione chiara: contribuire a plasmare città e territori più vivibili, sostenibili e innovativi, attraverso progetti che combinano aspetti materici, sociali e nuove tecnologie.
Ma se la macchina è così potente, dove si colloca la nostra umanità? Non rischiamo di diventare spettatori di un mondo progettato da algoritmi? La paura è che la creatività, quel fuoco sacro che da sempre anima l’uomo, venga soffocato dalla fredda logica delle macchine. La risposta di Amleto è cristallina: “è nella co-creazione”. La macchina non sostituirà mai la visione, l’immaginazione, la sensibilità che solo l’essere umano può portare. È in quel delicato equilibrio, in quella fusione, che risiede il potenziale innovativo più puro. Un leader flessibile, in grado di adattarsi al cambiamento e di stimolare la partecipazione di tutti, è fondamentale per guidare questo processo di co-creazione.
E per parlare di questo, non possiamo non citare un esempio concreto. Recentemente, Medaarch ha utilizzato l’intelligenza artificiale per immaginare l’impatto di un progetto di riqualificazione delle facciate cieche nelle periferie di Napoli. Un progetto che prevede la creazione di strutture leggere e smontabili, destinate a ospitare attività di quartiere con coltivazione idroponica, spazi per la biodiversità, arnie, bug houses, una scuola per writers e aree per le associazioni. L’IA non è stata usata solo per generare scenari possibili, ma per stimolare riflessioni critiche da parte dei cittadini, per creare visioni che spaziano da futuri inquietanti a scenari più rassicuranti. È un uso dell’IA che va oltre la progettazione: coltivare l’immaginario è, a nostro avviso, un atto culturale indispensabile e una forma di resistenza poetica. Abituarci a elaborare spaesamenti poetici nelle immagini della nostra città o del nostro quartiere diventa un esercizio per sfuggire all’appiattimento dell’abitudine e per forzare la realtà verso futuri altrimenti sfuggenti.
L’intelligenza artificiale è un po’ come quella ‘filosofia di sopraffatto’ che tanto amava il professor Bellavista. Ci consente di guardare oltre, di penetrare la complessità del mondo che ci circonda e di trovare soluzioni a problemi che un tempo sembravano insormontabili. È come avere al nostro fianco un compagno di viaggio, un ‘filosofo’ personale, proprio come Luciano, che ci guida con ironia ed esempi, aiutandoci a decifrare un mondo sempre più complesso.
Picerno non si ferma alla tecnica. “L’intelligenza artificiale è uno strumento che ci permette di esplorare nuovi orizzonti creativi. Non sostituisce il pensiero umano, ma lo potenzia. È nella co-creazione che si trova il massimo potenziale innovativo. Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli dei limiti culturali e filosofici dell’IA. Se non progettata con attenzione, può amplificare pregiudizi o distorcere rappresentazioni culturali. È nostra responsabilità rimanere critici e vigili nei confronti degli strumenti che utilizziamo. La vera sfida sta nell’aprire la nostra visione, non chiudersi dietro il gesto creativo. L’uomo deve essere in grado di abbracciare una visione più alta, fatta di condivisione e dialogo. Non possiamo ignorare l’importanza dell’educazione: ogni nuova tecnologia porta con sé un’enorme responsabilità e un invito all’educazione. Come architetti, progettisti, creativi, è nostro dovere educare, sensibilizzare e promuovere una cultura dell’uso responsabile, rispettosa dei limiti e delle potenzialità delle tecnologie.”
Come affermava Renzo Piano, l’architetto è un sognatore alle 9 del mattino, poi un filosofo alle 10, un umanista alle 11 e un costruttore dalle 12 in poi. Questa professione non è solo una questione di tecnica, ma soprattutto di pensiero e creatività. L’intelligenza artificiale è il nuovo pennello con cui dipingiamo il futuro, un futuro dove l’architettura continua ad evolversi, tra immaginazione e tecnica.
Cosa mi porto con me
- Leadership come co-creazione
La leadership, per Picerno, è un processo di co-creazione, dove dialogo e collaborazione sono essenziali. Non è un’autorità individuale, ma una responsabilità condivisa.
- La macchina come alleato
L’intelligenza artificiale non è un rivale, ma uno strumento che potenzia la creatività umana, aiutandoci ad affrontare sfide complesse e a risolvere problemi con maggiore precisione.
- Cuore e macchina: un equilibrio necessario
Il futuro si costruisce nell’equilibrio tra cuore e macchina: la tecnologia può migliorare la vita, ma deve essere guidata da valori umani, etici e creativi.
E tu cosa ti porti con te?